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Month: ottobre 2010
Editoriale – Dalle macerie politiche a un nuovo rinascimento
StandardP.d.L. – UN PARTITO TUTTO DA FARE
StandardI vari movimenti autonomisti di contestazione verso il centro, che stanno nascendo nel P.d.L. (vedi Sicilia e Sardegna), poi, l’uscita di Fini dal PdL pone con urgenza il grande problema della vera costituzione del partito. Si deve parlare di fondazione del partito in quanto, prendendo atto della reale situazione, allo stato attuale, il PdL, più che un vero partito è un agglomerato di varie componenti, senza struttura, unito solo dal collante Berlusconi oltre che da un folto gruppo di cittadini moderati con una gran voglia di antisinistra. Per il resto, nulla.
Rimproverare a Berlusconi questo stato, è ingeneroso. Le responsabilità sono molteplici e non facilmente attribuibili.
Andando alle origini, quando Berlusconi annunciò dal “predellino” l’intenzione di costituire il PdL e subito dopo invitò Fini ad unirsi nella costituzione della nuova entità politica, quello era il momento di mettere in chiaro le cose: Fini nell’accettare di partecipare all’impresa avrebbe dovuto porre come condizione la forma che avrebbe dovuto assumere il nuovo partito. Perché ci rifacciamo a Fini? Semplice. Perché la componente AN era un partito strutturato ed inserito nel territorio, pertanto,in quelle circostanze avrebbe potuto mettere a disposizione tutta l’esperienza, centrale e periferica, per dare vita ad una entità strutturata, tale da consentirne la formazione cioè non porsi solo come alleato ma anche come valore aggiunto nella costituzione del nuovo partito.
Cosa si può rimproverare a Fini? L’aver trascurato l’idea di grande partito per un incarico personale che è certamente di evidente prestigio senza tener conto e lasciando i suoi iscritti in una condizione di inferiorità nella necessità di trovarsi uno spazio vitale per sopravvivere. In quel momento, anziché concorrere per la Presidenza della Camera forte della sua esperienza, in quanto co-fondatore se avesse chiesto di essere lui il coordinatore del partito e lo avesse fatto con piena e sincera convinzione, senza mettere in discussione la leaderschip di Berlusconi, anzi assicurando che un partito vero strutturato avrebbe dato maggior risalto e forza alla figura del leader e quanto è avvenuto e sta avvenendo , molto probabilmente non sarebbe mai accaduto. D’altra parte non si può pretendere di andare avanti con tutta una serie di iniziative personali che altro non fanno che confondere le idee sia dei simpatizzanti che dell’elettorato. Il riferimento va diretto verso quelle iniziative più o meno spontanee, ai vari club, o altre iniziative analoghe. Come si può pretendere che queste possano essere accettate nelle varie regioni? La gente del meridione, ad esempio, ha bisogno del contatto personale, quello che è mancato in questi ultimi anni, in Sardegna, in Sicilia, in Campania, ecc., dove i luogotenenti avrebbero voluto sostituirsi al Capo senza averne ne il carisma e tanto meno le capacità. Ecco il perché di verificarsi condizioni di protesta che non sono, almeno in partenza, nei confronti del leader, al quale tutti riconoscono la posizione che gli compete e nessuno vorrebbe mai metterlo in discussione. Ecco perché ora è venuto il momento di costituire il vero partito.
Come dovrebbe essere questo partito? Innanzi tutto è necessario trovare la forma che la figura del Capo non sia messa in discussione, Il Capo, Berlusconi deve essere al di sopra di tutto e di tutti con pieni poteri. Perché la sua posizione sia indiscussa, sia la Direzione che il Consiglio Nazionale potrebbero essere composti per il 50%+1 dal Presidente ed il resto dalla base attraverso i vari gradi di congressi che va dai Circoli sino al Consiglio Nazionale. Semplificando: dalla base si arriva al vertice e non viceversa.
Il tesseramento non può essere fatto direttamente dalla Direzione Nazionale, bensì deve avvenire attraverso i circoli e, per il primo vero tesseramento si potrebbe fare attraverso la certificazione di un commissario che potrebbe farsi affiancare da almeno tre cittadini da lui conosciuti e, con loro, avrebbe solo il compito di accogliere e verificare le domande di iscrizione che dovrebbero, essere certificate da almeno due cittadini che hanno già espresso la volontà di iscrizione presso il commissario.
Una volta accettato e chiuso il tesseramento, il Circolo, convocato in Assemblea si costituisce e nomina i propri organi.
I Commissari dei Circoli saranno nominati dai commissari-coordinatori provinciali che, a loro volta saranno stati nominati dai commissari-coordinatori regionali i quali, a loro volta, saranno nominati dal Presidente Berlusconi tra i parlamentari e i consiglieri regionali locali.
Con un sistema di questo genere, i sei mesi potrebbe essere costituito il Partito e, forse, non ci sarebbero fughe in avanti così come si sta verificando. Gli iscritti avrebbero tutti pari dignità senza alcuna discriminazione tra ex forzisti ed ex aennini per essere solo del Popolo della Libertà.
Matteo Sanna – “No Grazie”.
Standard
Caro Matteo, mi dispiace ma non posso seguirti. Ti faccio i miei auguri….. Questa è la conclusione della telefonata intercorsa con L’On. Matteo Sanna avvenuta venerdì quindici ottobre. Una telefonata durata ben nove minuti.
Andiamo con ordine: Il 29 settembre ultimo scorso, avevo scritto un pezzo sul mio blog su un’intervista rilasciata dall’On. Matteo Sanna a La Nuova Sardegna. L’ho scritto in forma piuttosto critica più che altro per far capire a Matteo, del quale mi consideravo abbastanza amico, proprio per stimolarlo ad adottare comportamenti diversi per ottenere ciò che si proponeva. Per chi non ha letto l’intervista, il tono era perentorio verso il Presidente della Giunta della Regione Sardegna: ho mi dai un assessorato o ti voto contro.
Cappellacci, nel rimpasto non ha tenuto conto della autocandidatura dell’On. Sanna, e qui il nostro Onorevole si è lasciato andare a nuove dichiarazioni sui giornali sardi che portavano ad un probabile smarcamento dal PdL. Anche in questa circostanza sul blog è apparsa una mia analisi sulla situazione Sanna-Gallura- Regione. Questa evidentemente non è piaciuta all’Onorevole, tanto che ha ritenuto opportuno inviarmi, il venerdì 15 alle 23,32, un sms che riporto appresso:
“Caro Beppe,, ho letto il tuo blog! Non mi meravigliano le tue analisi politiche dettate da rancori personali! Sappi che ti stupiremo! Non ho paura del confronto! Godo di molto consenso popolare! Stai sereno,, goditi la tua pensione! A presto. Matteo”
A stretto giro la mia risposta:
“Caro Matteo, vedi la mia pensione è frutto di lunghi anni di duro lavoro e quindi, goderla è una logica conseguenza. Non capisco a quali rancori io possa avere nei tuoi confronti, a me non è mai servito nulla che tu potessi darmi e che possa darmi, se mi diletto a fare qualche analisi puoi tranquillamente contestare quella magari adducendo che si tratta di elucubrazioni senili (tu spesso sostieni che la vecchiaia è oblio, lo hai sempre detto di Berlusconi). Non ho messo in dubbio i tuoi consensi, dovrai però ammettere che non potranno essere gli stessi che hai raccolto nell’ultima tornata se tu continuerai sulla linea che hai intrapreso. Ad ogni modo, pur con qualche critica rimango un tuo estimatore, per quanto vale. Stammi bene ed auguri. PS. Scusami ma pubblicherò sul blog questo nostro scambio di sms.”
Poi, l’indomani mattina, la telefonata. Dopo aver chiarito che la mia pensione, meritata e pagata interamente in anni di duro lavoro, la godo anche dedicando un po di attenzione a ciò che mi accade attorno e, essendo io un iscritto al PdL, mi attrae molto ciò che accade nello stretto giro di quel mondo senza trascurare la terra in cui vivo e, fra questi vi è anche l’uomo pubblico Matteo Sanna. Poi, dopo aver chiarito sugli eventuali rancori cui aveva fatto cenno nel suo sms, rancori che non ho mai avuto motivo di nutrire ne nei suoi confronti e neppure verso suoi pseudo amici. Ho voluto dire a Matteo che le battaglie politiche si vincono e si perdono, da parte mia le ultime in cui risono trovato coinvolto le ho stravinte centrando in pieno i miei obiettivi pertanto rancori vecchi o nuovi non toccano minimamente la mia persona. Chiarito ciò che negli sms era rimasto poco chiaro, Matteo, sempre insistendo sulla mia serenità, mi magnifica la sua azione di passaggio al FLI assicurandomi la piena facoltà mentale di Fini il quale non fa nulla senza aver prima calcolato i rischi, per questo mi invitava a partecipare all’impresa, di qui la mia risposta: “No Grazie”.
giustus
MATTEO SANNA – Prove tecniche di emigrazione
StandardCome scrivevo nel mio blog il 29 settembre scorso sulla intervista rilasciata a La Nuova Sardegna da Matteo Sanna, quindi in tempi non sospetti, c’era allora una smarcata voglia di assessorato ma, ancora di più, Matteo stava facendo delle ‘prove tecniche di emigrazione’ dal Gruppo del PdL. Allora, scrivevo che per ottenere ciò cui aspirava, sarebbe stato opportuno un sostegno ampio che coinvolgesse non solo del PdL ma anche degli altri partiti galluresi. Questo avrebbe avuto un significato politico nei confronti della chiara centralità del capoluogo della regione nei confronti e a danno, principalmente della Gallura.
Quanto è poi successo ha confermato quanto io avessi ragione. Non avevo però calcolato che per una battaglia personale, nessuno era disposto a dare l’appoggio del suo partito. Ecco dove Matteo ha commesso l’errore.
Matteo Sanna, consapevole del suo isolamento avrebbe dovuto fare la battaglia senza scoprire le sue aspirazioni, avrebbe dovuto evitare che il Circolo di Arzachena, controllato da suoi amici fidati, facesse dichiarazioni di distacco dal PdL, seguito dal Circolo de La Maddalena, altri fidati del nostro amico. Le ultime dichiarazioni lo hanno messo totalmente allo scoperto provocando la reazione degli ‘amici’ che lo hanno ‘mollato’ senza nessuna esitazione.
Peccato, Matteo è un ragazzo che prometteva bene. Ora sarà difficile un suo recupero. Quando mai avrà ancora un successo elettorale come quello che aveva ottenuto nell’ultima tornata? Mantenere lo stesso elettorato che lo aveva visto al primo posto degli eletti in Gallura, sarà un’impresa difficilissima, anzi, oserei definire, impossibile e lo sarà ancor di più se Cappellacci riuscirà a tenere la Giunta sino alla prossima scadenza elettorale, cosa questa molto probabile.
La mia analisi potrebbe presentare qualche crepa se Matteo avesse già da tempo deciso di lasciare il PdL per aderire al gruppo di Fini. Allora tutto avrebbe un senso, quello di avere un pretesto per uscire sbattendo la porta, mettendo in testa la corona del martire. Ma, se così fosse, quali sarebbero i vantaggi? Credere che passando nelle file del FLI si possa recuperare quello che era Alleanza Nazionale è pia illusione. Il FLI non avrà mai i risultati ottenuti dal 1994 in poi da Fini: i moderati che avevano aderito ad AN sulla linea di Fiuggi non torneranno più indietro e certamente quei voti non potranno mai essere rimpiazzati da adesioni raccattate dall’ala sinistra della destra. I moderati che avevano aderito ad AN, forse, pur non condividendo tutto il Berlusconi, pur avendo molte perplessità sui più stretti consiglieri, non condivideranno mai l’ultimo Fini, quello dei Granata e dei Bocchino, dei Tulliani, quello che da due anni, con le sue uscite verso valori estranei alla destra alla quale avevano creduto, a quella destra moderata alla quale Fini dimostra di non credere più o di averci creduto solo per convenienza.
Ecco perché continuo a credere che Matteo Sanna abbia giocato male le sue carte: prima, quando si è buttato senza riserve, a capofitto verso la fondazione del PdL, ora quando cerca di uscirne solo perché non è stato accontentato (almeno così sembra).
Credo che il futuro, se dovesse continuare su quella linea, sarà duro. Comunque, il tempo è galantuomo e il futuro, che non è poi così lontano, non è nelle nostre mani. Mi auguro e gli auguro che la mia analisi sia sbagliata.
giustus
Editoriale – Elezioni sì o no? ogni giorno cambia il vento: ora è bonaccia
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