Per Carlo Fruttero, se Berlusconi se ne andasse Mario Monti potrebbe fargli dormire sonni tranquilli

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Stamane, leggendo la solita rassegna stampa, su La Stampa, mi è saltato all’occhio lo stelloncino quotidiano di Massimo Gramellini, “La Patria insonne”. Il pezzo riporta una telefonata, non si capisce bene se vera o ipotetica tra il giornalista e Fruttero, scrittore e tant’altro, ottantacinquenne.

Per maggiore chiarezza e catturarne il senso, è indispensabile riportare integralmente il testo: “Ciao Carlo, come stai? ‘Non ho chiuso occhio tutta la notte’. Digestione difficile? ‘Angoscia da talk show’. Pensavo non li guardassi. ‘Li comincio tutti. Poi, quando gli ospiti iniziano a scannarsi o a parlare di donnine, cambio canale’. Da qui l’angoscia? ‘No, la noia. Non arrivano mai al nocciolo. Invece l’altra sera , all’Infedele di Lerner non si scannavano e non parlavano di donnine’. E di cosa, allora?  ‘Del nocciolo. Perciò mi sono agitato’. Non sapevi che siamo nei guai? ‘Non fino a questo punto. Sentendo parlare tutte quelle persone serie, ho finalmente colto il succo della crisi: i soldi’. Embè? ‘Sono finiti’. Non farti prendere dal panico. ‘Ma neanche per il naso. Stanno arrivando tempi duri. Spenta la tele, mi è montata le stessa angoscia che avvertivo nel 1946 alla fine della guerra’. A spasso fra le macerie. ‘Con la differenza che allora c’era lo slancio della ricostruzione. E io avevo vent’anni’.Dentro li hai ancora, quindi da te vorrei immagini di speranza. Ne ho vista una nello studio di Lerner. Quel Mario Monti. Un signore serio, pacato equilibrato. Ne avremmo bisogno, dopo quelle donnine e questo chiasso. Mi da l’idea che sappia dove mettere le mani’. E tu? ‘Io? Bisogna che non muoia. Non posso prendere congedo proprio adesso. Sarebbe una fuga’. Se per andartene aspetti un altro boom economico, hai l’immortalità garantita. ‘Invece ce ne tireremo fuori. Non dimenticarti chi siamo’. Chi siamo, Carlo? ‘L’Italia, no?’.

Morale: Berlusconi dovrebbe lasciare.

A questo punto, credo proprio che siano in tanti a pensare che forse è giunto il momento di cambiare. Ma poi chi viene dopo?’. Fruttero ci dice che Mario Monti ha grandi virtù che tutti siamo disposti a riconoscergli, fatto salvo quelle divinatorie, alle quali neppure Fruttero fa cenno. Tutti però sappiamo e ne siamo coscienti che per trovare quei soldi che non ci sono, bisogna chiedere grandi sacrifici a tutti, nessuno escluso, i cittadini e questo si può tentare di farlo solo un chiaro discorso da uomini che godano di grande appoggio politico. Questo non bisogna mai dimenticarlo perché di esempi ne abbiamo moltissimi: Prodi ce li fece fare, ci mise le mani in tasca, ce le rivoltò, sgrullò ben, bene, poi gli fecero fare la fine che ha fatto perché, oltre l’euro, lasciò le cose come stavano. Lui aveva l’appoggio politico; guadiamo cosa sta succedendo in Grecia. Un governo di coalizione sta chiedendo i sacrifici necessari per la sopravvivenza dello Stato. La piazza gli toglie la fiducia e devono agire con il manganello. Può l’uomo serio, pacato, equilibrato, Mario Monti che arriva quasi da un mondo siderale, trovare quei soldi di cui parla Fruttero? Ma se non Mario Monti, chi ci può togliere da guai, Bersani? Con quali idee se non quella fissa di far fuori Berlusconi? Casini? Attraverso quali appoggi politici, visto che non riesce a raggiungere elettoralmente la soglia del dieci per cento? Di Pietro? E qui non commento.

Insomma, gira che ti rigira, la solfa è sempre quella. Siamo nei guai. Come se ne può uscire? Mi sembra semplice. L’emergenza impone prima di tutto una sola cosa: rimboccarci le maniche. I politici la smettano per il momento di preoccuparsi delle donnine di Berlusconi, mettano a disposizione il loro ingegno, se ce l’hanno, e la forza politica. Ogni partito abbia il coraggio di spiegare ai propri iscritti, agli elettori, ai cittadini, dove è necessario andare se si vuole dire parole di speranza per i propri figli, per dare una possibilità di futuro. Le litanie pro o contro non risolvono i problemi, non li hanno mai risolti.

La Nuova Sardegna -Aerei, nel piani dell’Aga Khan non c’è spazio di manovra per le trattative sindacati

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Cagliari, 25.09.2011

Venerdì c’è stato un passaggio nel discorso alla nazione, adottiva, che l’Aga Khan ha sottolineato, con decisione, più di altri. È stato quando, nel leggere il penultimo foglio, sfilatosi gli occhialini e guardato dritto davanti a sé, ha detto duro, con tono della voce aspro e inusuale per lui: «Sul nostro business plan non ci sono margini negoziali». Dunque, il mandato del socio di maggioranza all’ad è e sarà uno solo, rigido e irremovibile: non devi trattare con i sindacati. È una mazzata, per chi presto sarà convocato dall’azienda, per affrontare una valanga di argomenti spinosi: dal piano industriale alla cig, dagli stipendi da tagliare fino a tutto il resto che Meridiana vuole fare in questi mesi di passione.  Che poi è una sola cosa: abbattere i costi, a cominciare da quelli del personale di cielo, terra, call center e manutenzioni. E vuole farlo in fretta, come ha rimarcato, qualche riga dopo, l’Aga Khan: «Per noi muoverci subito è essenziale, perché in pochi anni – sono state le sue parole profetiche – vogliamo riavere una realtà, Meridiana, economicamente sostenibile, che dal fulcro della Sardegna possa svilupparsi in Italia e poi, col business charter, verso importanti destinazioni mediterranee e internazionali. E questo l’impegno che da oggi in poi deve coinvolgere tutti noi: azionisti, Regione (il nuovo socio), istituzioni finanziarie, management, parti sociali e il personale. Tutti, ripeto, nessuno escluso». &n bsp;

Più chiaro di così, c’è soltanto questo: «Una società che genera perdite in forma strutturale, non rientra più nei nostri interessi, meno che mai in quelli della Sardegna e di Akfed». Akfed è il fondo-cassaforte del principe ismailita ed è quello che oggi controlla Meridiana e sarà così anche dopo la fusione con Air Italy, ad ottobre. Ebbene, «Akfed è un’istituzione le cui regole, procedure e obbiettivi sono estremamente precisi e consolidati, perché non ha mai sostenuto e non intende sostenere nel tempo aziende non redditizie», ha detto perentorio l’Aga Khan nella parte centrale di un saluto fattosi a quel punto minaccioso. Cioè: il Fondo non metterà più un euro per ripianare le perdite come ha fatto invece negli ultimi anni. Perché se Meridiana vorrà rimanere sul mercato («E questo noi lo vogliamo», ha detto l’azionista) dovrà saper camminare e contare soltanto sul suo fatturato. I salvataggi sono finiti. «Per questo – è stata un’altra parte del discorso – il nostro business plan è incentrato da subito sull’aumento della produttività del network e del suo livello di servizio. E saranno questi interventi a consentire, in tempi rapidi, il miglioramento della redditività dell’azienda fino a giustificarne il radicamento in Sardegna. Ed è nella prospettiva di un traguardo, non lontano, che con la Regione, nostro nuovo socio, abbiamo convenuto e quindi condiviso l’assoluta necessità di favorire nell’immediatezza il completamento della ristrutturazione dell’azienda Meridiana Fly».  Per poi far cosa? «Dopo il necessario giro di boa – ha detto ancora l’Aga Khan – noi ritorneremo a essere un partner attendibile e nelle condizioni allora di poter negoziare la nostra partecipazione in un’alleanza. Perché finalmente ci muoveremo da una posizione di forza, costruita su un presidio strategico in Sardegna, valido indipendentemente dall’alleato che sceglieremo». Partner che invece, negli ultimi anni, ha rivelato venerdì il principe, Meridiana non ha trovato: «Abbiamo avviato, in un recente passato, contatti con diversi vettori, nazionali e internazionali, ma nessuno di loro, vista la situazione dell’azienda, si è voluto impegnare a mantenere un presidio industriale di lungo periodo in Sardegna». Invece dalla boa in poi e da quando «gli azionisti, compresa la Regione, potranno a quel punto ritornare a investire nella crescita», saranno «subito gli altri a bussare alla nostra porta».  Per evitare che questa seconda e decisiva profezia non finisca all’inferno, l’Aga Khan ha ripetuto in chiusura: «I tempi del business plan dovranno dunque essere rapidi e da nessuna parte saranno ammessi ritardi». Neanche dai dipendenti, è stato il messaggio finale, quello più drastico, detto da un principe in quell’attimo solo spigoloso. I sindacati sono avvertiti.

 

Ma che succede a SantaTeresa Gallura?

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L’unione Sarda del 16 settembre u.s., nella pagina della Gallura, pubblica alcune dichiarazioni del Consigliere di minoranza Prof. Lina Crobu, richiamando la crisi economica, dove anche i comuni devono fare tagli sui costi superflui, “  a santa Teresa, invece, siamo in controtendenza. Il primo cittadino istituisce l’Ufficio del Sindaco, con un ‘ segretario particolare’ alle sue esclusive dipendenze”. Prosegue la Prof. Crobu. “La persona scelta sarà un dipendente sottratto alle normali funzioni e sostituito tramite una nuova assunzione”.

Tutto nasce da una delibera di Giunta che prevede . appunto, la istituzione di un ufficio alle su dipendenze dirette del Sindaco e della Giunta.

La delibera dice:

ACQUISITI i pareri favorevoli di cui all’art. 49, 1° c., del D.Lgs. 267/2000;

Con voti unanimi espressi nelle forme di legge

DELIBERA

1- di istituire l’Ufficio alle dirette dipendenze del Sindaco e della Giunta da ricoprire ricorrendo ad un

collaboratore interno come sotto descritto:

n° 1 dipendente di Cat. C. Q.F. Istruttore;

2- di dato atto che l’ Ufficio alle dirette dipendenze del Sindaco e della Giunta è struttura autonoma,

non compresa tra le aree di attività dell’ Ente ed è posto alle dipendenze funzionali del Sindaco;

3- di stabilire che l’ incarico potrà avere una durata non superiore al mandato elettivo del Sindaco

e, per la sua natura fiduciaria, potrà essere revocato in qualsiasi momento senza obbligo di

motivazione alcuna;

4- di stabilire inoltre che il nominativo della persona da incaricare, la retribuzione da corrispondere

e le competenze da assegnare sarà individuata dal Sindaco, senza esperimento di alcuna

procedura concorsuale e l’incarico avrà una durata non superiore al mandato del Sindaco in

carica;

5- di stabilire, infine, che il trattamento economico accessorio previsto dai contratti collettivi è

sostituito da un unico emolumento comprensivo dei compensi per il lavoro straordinario, per la

produttività collettiva e per la qualità della prestazione individuale, che viene stabilito nell’ importo

annuo di €. 6.500,00”.

Questo atto aveva provocato una interrogazione da parte della Crobu:

Oggetto: delibera G.C. “Costituzione Ufficio posto alle dipendenze del Sindaco e della Giunta”.

In merito alla delibera in oggetto si chiede di sapere:

1) se sia stato individuato il nominativo della persona

2) di specificare sulla base di quali esigenze si ritiene di costituire tale ufficio

3) quali mansioni dovrebbe svolgere e in quale ambito la persona preposta.     firmato  Pasqualina Crobu

 

Legittima l’interrogazione della Crobu, superflue ed esagerate le dichiarazioni.

Che il Sindaco abbia diritto a nominare un suo collaboratore credo sia cosa insindacabile: che questo collaboratore sia necessario, così visto dall’esterno, pure. All’attuale Giunta gli si può muovere un solo rimprovero, quello di non curare minimamente la comunicazione. E mi dispiace dissentire dalla Sig.ra Crobu, che ho sempre ammirato anche quando non potevo condividere il suo pensiero, perché la mancanza di comunicazione spesso porta all’impressione di mancanza di trasparenza e, purtroppo, è quanto si può trarre dalle sue dichiarazioni, dando all’esterno una sensazione di amministrazione allegra che, almeno da quanto è dato vedere non appare. D’altra parte se non si vuole incorrere nell’insoddisfazione dei cittadini, tenuto conto che il Sindaco non ha il potere dell’ubiquità, qualcuno ci deve pur essere a dare conto delle esigenze quotidiane della segreteria.

Bene ha fatto pertanto l’Assessore al Personale e Bilancio a rispondere, in modo pacato  ma fermo alle dichiarazioni della Crobu che, tra l’altro, si evince che già aveva avuto risposta alla sua interrogazione.

Peccato, una cosa che sarebbe dovuto essere risolta nell’ambito della sede statutaria, è uscita all’esterno dove certo non da una immagine positiva non della Giunta, ma dell’intero paese.

Santa Teresa Gallura – L’assessore Mannoni risponde al Consigliere Crobu

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COMUNE DI SANTA TERESA GALLURA

                                                               Provincia di Olbia Tempio

                                                         Assessorato al personale e bilancio

 

 

                                                                                                                        Agli organi di stampa

 

Intendo rispondere, in qualità di Assessore al Personale,  alle dichiarazioni del  Consigliere Crobu  rilasciate all’Unione Sarda del 16 c.m. e riferite all’istituzione, nel Comune di Santa Teresa Gallura, dell’Ufficio posto alle dipendenze del Sindaco e della Giunta.

Il Consigliere Crobu in data 09 agosto 2011 presentava al Sindaco apposita interrogazione con la quale chiedeva spiegazioni sull’istituzione di tale ufficio.

 

Nella seduta del Consiglio Comunale del 13 c.m. veniva discussa l’interrogazione e veniva spiegato nel dettaglio il funzionamento ed il compenso dell’Ufficio che si andava ad istituire.

Il consigliere Crobu, prendeva atto delle spiegazioni senza fare  commenti che lasciassero pensare  ad una particolare contrarietà al provvedimento in discussione.

 

Ma il Consigliere Crobu, quello che pensava e  taciuto al Consiglio mancandogli   il coraggio  di esprimere il proprio pensiero, con grave disprezzo del Consiglio Comunale stesso e con poco senso di lealtà ed in perfetta malafede, lo ha dichiarato alla stampa.

 

Per dichiarare che cosa?  Che  l’Ufficio di nuova istituzione è superfluo.

Il Consigliere Crobu:

– ritiene   superfluo creare posti di lavoro a giovani diplomati di Santa Teresa (il dipendente destinano all’Ufficio in argomento dovrà essere sostituito);

 – ritiene superfluo ricevere tutti i cittadini che hanno necessità di parlare con il Sindaco, il quale non può essere sempre presente in Comune;

 – ritiene superfluo migliorare la comunicazione tra il Comune ed i cittadini mediante il sito internet (oggi non sempre aggiornato);

 – ritiene superfluo tenere i contatti con la stampa per informare tempestivamente i cittadini di tutte le varie attività che si svolgono in Comune;

 

Il Consigliere Crobu dichiara, inoltre, che sino ad oggi nessun Sindaco si è avvalso di tale collaborazione facendo intendere che siccome non è stato mai fatto bisognava continuare così. Complimenti, una mentalità veramente votata alle innovazioni. Peccato che nei comuni di La Maddalena, Arzachena, Palau, Tempio Pausania (per rimanere in Gallura) questo Ufficio esiste da anni.

 

Ma la menzogna più grossa, il Consigliere Crobu, la dice quando afferma che “al normale  stipendio si aggiungeranno 6.500,00 euro annui”. Niente di più falso: il dipendente in questione non prenderà un euro in più di quello che già percepisce. I 6.500,00 euro non sono altro che il salario accessorio, già in godimento, calcolato in maniera forfetaria, come dispone il contratto di lavoro.

 

Infine, voglio dare un consiglio al Consigliere Crobu: se questo è il rispetto che ha verso il Consiglio Comunale, la prossima interrogazione la faccia direttamente al giornale e si faccia rispondere dal giornalista di turno.

 

L’Assessore al Personale

Ignazio Mannoni

 

Voci Dalla Strada: L’ONU PARLA DI UNA MONETA UNICA MONDIALE da Achille Mauro Porcheddu su fb

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Caro Mauro, mi chiedi cosa penso su un argomento così complesso come quello di immaginare una moneta unica planetaria. Sicuramente stai sopravvalutando le mie capacità. Potrei sottrarmi e risponderti che io vedo la cosa spiegabile con una sola parola: “utopia”.

Se mi limitassi a questo, benché lo pensi, lascerei insoddisfatto prima di tutti me stesso, pertanto cercherò di tentare di mettere ordine ai miei pensieri per rendere comprensibile un ragionamento complesso e sicuramente al di sopra della mia portata.

Negli anni settanta si formò un movimento in Europa nel tentativo di  portare avanti un vecchio progetto di lingua unica per la Comunità Europea: l’esperanto. Credimi, allora se ne parlò tanto, fu una chimera per chi tale lingua voleva. Poi ci furono tantissimi tentativi per fare una moneta unica a livello europeo: allora gli Stati membri erano pochi e i tentativi fallirono miseramente (vedi ECU). Tieni conto che allora si parlava tra Stati che già avevano delle basi politiche  ed era attivo il Parlamento Europeo. Per arrivare alla moneta unica in Europa ci sono voluti trenta anni e questo è potuto avvenire dopo una enorme rivoluzione planetaria quella di aver staccato la moneta dalle riserve auree che ogni stato doveva avere a garanzia del suo circolante.

Oggi stiamo attraversando una gravissima crisi che, come puoi ben vedere, ci sta dilaniando tra partecipanti al club dell’euro. Ci sono le nazioni più forti che impongono, o vorrebbero, la loro volontà a chi è più debole e lo possono fare, e lo stanno facendo, mettendo in difficoltà anche chi poi tanto debole non è, e lo fanno attraverso fonti speculative poco corrette. Perché accade tutto questo? La risposta che riesco a darmi è perché non può nascere una comunione economica se non vi è prima una unione politica. Ma per ottenere una unione politica si dovrebbe poter superare le barriere delle tradizioni, della cultura, i divari ideologici che ci separano all’interno delle singole comunità, qualche volta anche nelle nostre famiglie.

E’ un discorso complesso e non vorrei assolutamente essere tacciato per razzista, ma devi darmi atto che tra noi e i finlandesi c’è un grosso divario nel modo di pensare. E’ cosa di questi giorni: un italiano viene arrestato in Svezia per aver dato un ‘buffetto’ tutto educativo al proprio figliolo di sei anni, poi, in quegli stati ti ritrovi un tizio che una mattina si sveglia e si mette a sparare su dei ragazzi inermi. Mi dirai che cose atroci avvengono ovunque, si, ma siamo sicuri che anche queste non facciano parte di un sistema educativo familiare più permettivista del nostro?

Ho divagato da quello che era il tema della moneta unica mondiale per dire che non mi sembra ne una cosa facile da realizzare, ne che se ne possano trarre dei veri benefici.

La moneta unica globale, secondo il mio pensiero dovrebbe avere come scopo quello di favorire lo sviluppo di tutti, a partire dai più deboli. Ma tu pensi davvero che chi sta bene voglia dividere il suo benessere e rinunciare ad esso, almeno in parte, in favore di chi non sa neppure cosa sia benessere?

Sono riuscito a spiegare perché ritengo il progetto un’utopia?

A presto

Berlusconi – perchè un passo indietro?

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Ormai da giorni gli attacchi a Berlusconi da parte delle opposizioni, sono diventati concentrici: ognuno, dal primo che si sveglia la mattina, si sente in dovere di lanciare la sua freccetta al bersaglio con l’effige del premier.

Buttiglione, l’uomo accattato alla politica nei primordi della seconda repubblica, dopo aver sfasciato un partito che non lo aveva mai voluto, è arrivato ad inventarsi la filosafia del salvacondotto, sbilanciandosi sino a dire “Stiamo lavorando (usa il plurale ma non si capisce se a lavorare sono più di uno oppure se è arrivato al plurale maiestatis) in quella direzione  e c’è un modello americano da prendere come esempio: Gerald Ford diede a Richard Nixon il perdono presidenziale e bloccò i processi che erano iniziati con lo scandalo Watergate. Lui strappò Nixon dal carcere, noi potremmo fare altrettanto per Berlusconi. Già potremmo lavorare a un salvacondotto giudiziario che aiuti il premier a superare dubbi e paure”.

Al coro si associa anche la signora Maria Rosaria Bindi nota Rosy che non prende in considerazione la filosofia Buttiglione e passa al “Basta, Berlusconi se ne vada ‘lasci Palazzo Chigi per il suo e il nostro bene, abbia un sussulto di dignità. L’Italia, in questa gravissima crisi economica, rischia molto. Perché la nostra, grazie a Berlusconi, è una crisi di credibilità’”. Certo è difficile rivedere in quella attuale, ardita e battagliera,  la Rosi Bindi che batteva i corridoi del ministro delle Partecipazioni Statali per avere un posto nel Consiglio di Amministrazione dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) per poter sbarcare il lunario. Erano tempi duri per la Rosi, fu allora che, se la memoria non mi inganna, gli inventarono una candidatura per il Parlamento Europeo nel collegio Veneto: allora si mise sotto l’ala di Beniamino Andreatta, che, grazie alla sua mole poteva proteggerla coprendola con la sua ombra. In quei tempi era una donna spaurita ed anche abbastanza tenera, non disponeva della tracotanza di oggi.

Questi ultimi attacchi comunque sono venuti in controcanto ad una intervista  di Beppe Pisanu, il penultimo giovane (anticipa Casini di una ventina di anni) della covata della Democrazia Cristiana che non avendo dimenticato le larghe coalizioni della sua epoca vorrebbe riproporle magari spacciandole per novità. Infatti, nell’intervista consiglia Berlusconi a ritirarsi a vita privata. Certamente non fa cenno alla parte anagrafica, se così non fosse come farebbe a proporre anche se in modo sottinteso, se stesso?

Il Sen Pisanu  era convinto che con la sua uscita potesse portarsi dietro metà PdL ed invece ha solo fatto il gioco delle opposizioni perché dal PdL nessuno si sposta al suo seguito. Ve li immaginate Martino, Pera, Crosetto, ecc, seguire le orme di Pisano? La dimensione è talmente lontana da non poter essere presa in alcuna considerazione. Sembrava che potesse contare sui parlamentari sardi, ma anche questi si sono tenuti ben distanti dal loro conterraneo. Gli unici che timidamente si sono affacciati alle posizioni di Pisanu sono stati quelli che contano: Pensate, Pietrino Soddu personaggio ormai dimenticato da tanti lustri che viene difficile ricordare quanti, Mario Segni che tutti ricorderanno essere stato lui, con la sua pusillanimità a creare il fenomeno Berlusconi, Antonio Satta, miracolato di una mezza legislatura fuori dalla sua terra e fondatore di partiti tanto microscopici quanto inutili. Solo GianPiero Scanu può disporre dei titoli per dire la sua, ma proprio per quel motivo non sarà mai un pisaniano così come non lo è mai stato quando militava nelle fila democristiane. Quindi dove vuole andare il nostro?

Obbiettivamente c’è da dire che ogni tanto…(!) il nostro Presidente qualche battuta se la potrebbe risparmiare, ma è altrettanto vero, e nessuno può disconoscerlo, che non è civile che un cittadino sia continuamente con il fiato sul collo del ‘Grande Fratello’. Sarebbe ora di smetterla con queste intercettazioni telefoniche e, a maggior ragione, sarebbe ora che ci sia rispetto per le Istituzioni. Non è civile sapere che il Presidente del Consiglio dei Ministri sia messo sotto costante sorveglianza. Questo metodo è veramente una barbarie.

Credo comunque che a tutti abbia dato una risposta chiara e semplice il Presidente Napolitano che certamente non nasce berlusconiano, Egli ha chiaramente specificato che per poter cambiare governo non si può finchè il Parlamento gli da la fiducia. Signori, questa è la democrazia.

giustus

da levante e da ponente

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Questo ultimo fine settimana vacanziero ha dato fuoco alle ultime “polveri” estive per tuffarci brutalmente nei problemi che attanagliano il nostro Paese. Andiamo per ordine.

Angelino Alfano, neo-segretario del PdL, candida Berlusconi premier per il 2013 senza ricorrere alle ‘primarie’. Qualcuno fa notare che a quello incarico vorrebbe concorrere Roberto Formigoni. Personalmente sono più propenso a sostenere che il leader CL punti più al posto di Alfano. L’esperienza del Governatore della Lombardia non può che indirizzarlo in quella direzione. Sarebbe suicida voler fare il premier senza avere la certezza della totale copertura del partito. Solo in quelle condizioni potrebbe rischiare.

Comunque, a gelare Alfano ci ha pensato Calderoni: “Resto stupefatto da certe dichiarazioni – ha detto l’esponente della Lega-. Mi sembra che abbiamo altri problemi da qui al 2013. Pensiamo alla crisi, alla ripresa, allo sviluppo. Se lo facciamo, da qui al 2013, allora potremo arrivare al 2013. Altrimenti così neanche ci arriviamo, al 2013”.

 

A Cernobbio dove si tiene l’ormai consueto convegno sullo stato dell’economia, tutti o quasi si sentono in dovere di dare addosso al Paese che li ospita.

Partendo da una personale considerazione, Martin Feldstein, economista arrivato sul Lago di Como da Harvard, ha sostenuto lo spauracchio del collasso dell’euro, sino a considerarlo come un “esperimento fallito”, sostenuto in questa tesi  dal tedesco Hans-Werner Sinn, numero uno dell’Istituto di ricerca economica della Germania Ifo che, rispondendo ad una domanda si è spinto a paventare che se qualche Paese  potesse uscire dell’eurozona, ha risposto che “tutto è possibile”.

Intanto il convegno ha proseguito su quel tono. Secondo quanto riporta linkiesta.it: “i volti sono tesi, gli sguardi stanchi, le parole misurate all’inverosimile. Il livello di esasperazione dei mercati finanziari è tale che ogni parola viene soppesata, qualunque essa sia. L’aspetto che più preoccupa, tuttavia, è un altro. La sensazione che i panelist hanno avuto è quella di un pieno scollamento della (presunta) classe dirigente italiana nei confronti di quella che è una crisi ancora non percepita come tale in Italia. Lo stesso Rubini (Nourel Rubini economista New York University) per ben più di una volta ha spiegato che l’Italia sta vivendo una crisi «di credibilità politica, prima che economica». Questo si traduce con un immobilismo nelle politiche economiche capace di far schizzare, in una giornata come quella di oggi, il Credit default swap (Cds) sull’Italia, a oltre 400 punti base sulla piattaforma di Markit. Non è un caso che l’economista più chiacchierato a livello globale abbia apertamente parlato di un cambio al vertice politico italiano. «Un nuovo Governo potrebbe ridare fiducia nei confronti di un Paese che sembra fermo sotto ogni punto di vista», ha detto nella conferenza stampa a margine del suo intervento al Forum.”

Credo che senza possibilità di malinteso gli ha risposto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, chiarendo che in democrazia un Governo non può essere sostituito finche dispone della maggioranza in Parlamento.

Andando sulle cose più terrene, una iniziativa dell’On. Pili sulla continuità territoriale. Secondo quanto riportato dall’ANSA, “la tariffa unica per residenti e non residenti per la continuità territoriale aerea da e per la Sardegna è ‘un diritto inalienabile e irrinunciabile per l’Isola in quanto entità territoriale’. Lo sostiene  il deputato del PdL, Mauro Pili, rilanciando la raccolta di firme per la petizione popolare europea sulla tariffa unica. La proposta prevede un costo di 43 euro a tratta tra gli scali sardi e Roma e 54 euro per Milano imponendo, con l’onere di servizio pubblico, anche il dimezzamento del costo do oltre 18 euro di tasse”.