Stamane, leggendo la solita rassegna stampa, su La Stampa, mi è saltato all’occhio lo stelloncino quotidiano di Massimo Gramellini, “La Patria insonne”. Il pezzo riporta una telefonata, non si capisce bene se vera o ipotetica tra il giornalista e Fruttero, scrittore e tant’altro, ottantacinquenne.
Per maggiore chiarezza e catturarne il senso, è indispensabile riportare integralmente il testo: “Ciao Carlo, come stai? ‘Non ho chiuso occhio tutta la notte’. Digestione difficile? ‘Angoscia da talk show’. Pensavo non li guardassi. ‘Li comincio tutti. Poi, quando gli ospiti iniziano a scannarsi o a parlare di donnine, cambio canale’. Da qui l’angoscia? ‘No, la noia. Non arrivano mai al nocciolo. Invece l’altra sera , all’Infedele di Lerner non si scannavano e non parlavano di donnine’. E di cosa, allora? ‘Del nocciolo. Perciò mi sono agitato’. Non sapevi che siamo nei guai? ‘Non fino a questo punto. Sentendo parlare tutte quelle persone serie, ho finalmente colto il succo della crisi: i soldi’. Embè? ‘Sono finiti’. Non farti prendere dal panico. ‘Ma neanche per il naso. Stanno arrivando tempi duri. Spenta la tele, mi è montata le stessa angoscia che avvertivo nel 1946 alla fine della guerra’. A spasso fra le macerie. ‘Con la differenza che allora c’era lo slancio della ricostruzione. E io avevo vent’anni’.Dentro li hai ancora, quindi da te vorrei immagini di speranza. Ne ho vista una nello studio di Lerner. Quel Mario Monti. Un signore serio, pacato equilibrato. Ne avremmo bisogno, dopo quelle donnine e questo chiasso. Mi da l’idea che sappia dove mettere le mani’. E tu? ‘Io? Bisogna che non muoia. Non posso prendere congedo proprio adesso. Sarebbe una fuga’. Se per andartene aspetti un altro boom economico, hai l’immortalità garantita. ‘Invece ce ne tireremo fuori. Non dimenticarti chi siamo’. Chi siamo, Carlo? ‘L’Italia, no?’.
Morale: Berlusconi dovrebbe lasciare.
A questo punto, credo proprio che siano in tanti a pensare che forse è giunto il momento di cambiare. Ma poi chi viene dopo?’. Fruttero ci dice che Mario Monti ha grandi virtù che tutti siamo disposti a riconoscergli, fatto salvo quelle divinatorie, alle quali neppure Fruttero fa cenno. Tutti però sappiamo e ne siamo coscienti che per trovare quei soldi che non ci sono, bisogna chiedere grandi sacrifici a tutti, nessuno escluso, i cittadini e questo si può tentare di farlo solo un chiaro discorso da uomini che godano di grande appoggio politico. Questo non bisogna mai dimenticarlo perché di esempi ne abbiamo moltissimi: Prodi ce li fece fare, ci mise le mani in tasca, ce le rivoltò, sgrullò ben, bene, poi gli fecero fare la fine che ha fatto perché, oltre l’euro, lasciò le cose come stavano. Lui aveva l’appoggio politico; guadiamo cosa sta succedendo in Grecia. Un governo di coalizione sta chiedendo i sacrifici necessari per la sopravvivenza dello Stato. La piazza gli toglie la fiducia e devono agire con il manganello. Può l’uomo serio, pacato, equilibrato, Mario Monti che arriva quasi da un mondo siderale, trovare quei soldi di cui parla Fruttero? Ma se non Mario Monti, chi ci può togliere da guai, Bersani? Con quali idee se non quella fissa di far fuori Berlusconi? Casini? Attraverso quali appoggi politici, visto che non riesce a raggiungere elettoralmente la soglia del dieci per cento? Di Pietro? E qui non commento.
Insomma, gira che ti rigira, la solfa è sempre quella. Siamo nei guai. Come se ne può uscire? Mi sembra semplice. L’emergenza impone prima di tutto una sola cosa: rimboccarci le maniche. I politici la smettano per il momento di preoccuparsi delle donnine di Berlusconi, mettano a disposizione il loro ingegno, se ce l’hanno, e la forza politica. Ogni partito abbia il coraggio di spiegare ai propri iscritti, agli elettori, ai cittadini, dove è necessario andare se si vuole dire parole di speranza per i propri figli, per dare una possibilità di futuro. Le litanie pro o contro non risolvono i problemi, non li hanno mai risolti.