Stavo rileggendo il programma di governo tratto dal discorso di presentazione alle camere del Presidente del Consiglio Sen Monti e notavo che al terzo posto nella successione delle cose da fare ha posto: Privatizzazioni. Potrebbe esserci un’accelerazione sulle municipalizzate con una progressiva uscita del pubblico dai servizi locali.
Forse, una volta per tutte verrà risolto il problema delle privatizzazioni. Affrontando questo argomento, non voglio entrare, seppur in modo minimo, nel grave e complesso problema delle grandi municipalizzate che fanno capo a grandi città come Milano, Roma, Torino, Napoli, ecc., che hanno creato dei mostri addirittura quotati in borsa. Sono questi dei pachiderma talmente complessi che solo pensare alla loro nascita crea disagio. Per il potere che esercitano, basti pensare che si è riusciti (non avventuriamoci a sapere il come ed il perché) a privatizzare il sistema delle Partecipazione Statali, mettendo fine ad Enti che, a ben guardare, avevano contribuito, in alcuni settori strategici in modo determinante, alla rinascita economica del Paese, cedendo, a volte dotandole di ricchi contributi, aziende sane come Finsider, SME, ecc.. Dopo, come fosse per compensazione, si è dato la stura alla costituzione di imprese regionali e comunali che, come anticipato, non solo nei grandi centri, ma anche piccolissimi comuni hanno sentito la necessità di dotarsi almeno di una propria S.U.R.L..
Queste società, sorte nei nelle micro municipalità, servivano solo per favorire un nepotismo becero, esercitato per se e per conto, da un Consiglio di Amministrazione nominato da un arbitro unico (il Sindaco) che dispone a secondo degli aiuti elettorali ottenuti da questo o da quel capobastone. Ma, le nostre società non si limitano solo a questo, ci sono casi in cui diventano pure dannose, chi ha la sventura di conoscerne qualcuna, sa bene di cosa si parla, spesso entrano in concorrenza con piccole imprese private sino a farle chiudere. La cosa più grave e che, in caso, bloccano qualsiasi iniziativa imprenditoriale, in particolare quella giovanile.
In quei Comuni, l’alternativa che viene riservata ai giovani è quella di essere assunti dalla municipalizzata tuttologa, oppure, se si vuole lavorare, non avendo spazio per intraprendere una qualsiasi attività imprenditoriale, non rimane altro che emigrare, quando nel suo paese avrebbe potuto impegnarsi, portando a se stesso e forse anche ad altri, lavoro e benessere. Tutto ciò avviene perché queste società che spaziano su tutto lo scibile delle attività che vanno dalla gestione di zone industriali o artigianali, sino alla gestione dei parcheggi, passando magari dall’acquisizione e gestione di immobili, se non quando si arriva allo obrobrio di far dare direttamente concessioni e licenze che sarebbero dovute essere dirette dal Comune.
Se veramente si riuscirà a superare le resistenze che saranno impegnate dalla lobby dei Comuni, e si procederà allo smantellamento di queste società, meglio sarebbe se si iniziasse dalle più piccole, si avrebbe così un primo, vero, sensibile impulso verso uno sviluppo concreto che più di qualsiasi altro intervento aprirà la strada a tutti quei giovani o a parte di loro, costretti a lasciare la loro terra in cerca di un eldorado che avevano già a portata di mano e che gli è stato tolto da una politica poco credibile, egoista e poco lungimirante.
Per fortuna è arrivato Monti per riaprire le speranze.
giustus