Matteo Renzi ha trasformato l’Italicum in una prova di forza. Se vince ritiene di avviarsi verso il Partito della Nazione e una repubblica presidenziale di fatto , sbaragliando le opposizioni e i dissidenti del Pd, quindi spaccando il partito ed epurandolo di qualche ex-comunista.Se perde (ma è convinto di no) è certo di andare alle elezioni anticipate, presentandosi come una vittima della pessima politica, di chi non vuol cambiare il Paese e intende bloccare le riforme che già stanno dando i primi risultati.
E’, in sostanza, una doppia sfida quella di Renzi: nei confronti dell’opposizione interna, per la verità divisa e incerta, salvo una piccola pattuglia di irriducibili, e di un’opposizione parlamentare che ha disertato i lavori della Commissione Affari Costituzionali della Camera e fa la voce grossa, ma che al suo interno ha anche una ventina di deputati, se non di più, disposti ad aiutare i renziani nei voti segreti.
Il premier è, così, convinto di non correre rischi reali perché, perda o vinca sull’Italicum , rimarrà, comunque, in sella anche nel caso in cui, cambiata la legge elettorale, ad esempio diminuendo il numero dei capilista e portando il ballottaggio tra le coalizioni e non le liste, dovesse mantenere la parola e rassegnare le dimissioni. Sì, perché anche se Mattarella non gli concedesse le elezioni anticipate, come ritengo probabile, potrebbe rimandarlo alle Camere, anche perché con l’Expò appena inaugurata sarebbe la scelta più logica, e otterrebbe sicuramente la fiducia.
Si dirà: il premier potrebbe dare dimissioni irrevocabili per giungere al voto anticipato. E se il Capo dello Stato scegliesse la strada “storica” del governo d’emergenza affidando l’incarico al presidente del Senato o al giudice costituzionale Giuliano Amato, il quale , uscendo da un tradizionale riserbo dei componenti la suprema Corte, ha rilasciato una dichiarazione critica nei confronti di Renzi, che addirittura vuol mettere la fiducia sull’Italicum, e assai vicina alle considerazioni di Pier Luigi Bersani. Eccola nel testo integrale: “ Per molto tempo si è detto che i governi erano troppo deboli rispetto al Parlamento. Ma con il frequente ricorso a maxi-emendamenti e questioni di fiducia i governi hanno preso forza: E, ora, in realtà, il Parlamento italiano è in condizioni di debolezza rispetto all’Esecutivo: Speriamo che la riforma costituzionale avvii un corretto rapporto tra governo e Parlamento.”
Mi pare, questo di Amato, un chiaro invito al premier a non operare strappi, a tener presente le preoccupazioni di Bersani e dell’ex-presidente dei deputati Speranza, dimessosi proprio per protesta. Il primo s’è detto preoccupato dell’”idea di democrazia del presidente del Consiglio, aggiungendo: “con l’Italicum approvato con la fiducia vi è un profondo deficit di legittimità politica delle regole del gioco ancor più grave rispetto al Parlamento”. Per il secondo “la scelta della fiducia sull’Italicum è irricevibile, sarebbe un errore politico madornale, una vera e propria violenza nei confronti del Parlamento, Renzi ci ripensi.”
Vi risparmio le dichiarazioni di altri esponenti della sinistra dem, tutte sulla falsariga di quelle riportate, anche se, poi al dunque, secondo i renziani sui 120 deputati, usciti al momento dell’approvazione della legge elettorale nell’ultima assemblea del gruppo dem della Camera , alla fine solo una ventina voterebbero contro o si assenterebbero sulla fiducia. Come dire :tanto rumor per nulla.
Può anche essere, ma l’uscita di Amato ha anche il sapore di un avvertimento, un “stia attento” rivolto a Renzi che deve fare i conti su un’altra incognita: i suoi sponsor d’Oltreoceano, comprese lobby potenti, hanno ancora fiducia in lui? E l’ha ancora quel componente della Corte Suprema Usa , ossia Scalia, che agli inizi appoggiava Renzi, poi non aveva approvato la sua conversione socialista e sembrava, poi, riconciliatosi con il nostro premier grazie alla scelta di Mattarella per il Quirinale ( dichiarazione di Scalia : siamo lieti di aver contribuito all’elezione di un siciliano a Presidente della Repubblica Italiana”) ?
Sono, questi, interrogativi di non poco conto e da domani vedremo quale peso hanno sul presente e il futuro prossimo della politica italiana .