In questi giorni le pressioni sul Presidente del Senato sono diventate asfissianti e, è strano che quelle forti spinte, così insistenti, arrivino proprio dal Segretario del suo Partito. Ma,Pietro Grasso, presidente del Senato , ex-magistrato capo dell’antimafia, che non accetta diktat governativi né pressioni renziane . Eletto a Palazzo Madama con il Pd bersaniano ha sempre operato, nel ruolo di seconda carica dello Stato, come un superpartes.
La Boschi , ministro delle riforme, diceva, all’unisono con la presidente della Commissione affari costituzionali Anna Finocchiaro, anch’essa del Pd, che l’art.2 della riforma del Senato, sostenevano come sostengono non era più emendabile e, quindi, non potevano essere ammesse dal presidente dell’assemblea dei senatori le proposte di modifica avanzate anche dalla minoranza dem. E lui, Grasso, faceva filtrare che la pensava diversamente e, comunque, auspicava un’intesa politica ad iniziare dalla maggioranza.
Lo stesso segretario-premier dichiarava che sarebbe stato un atto inusitato, se il Presidente del Senato avesse ammesso gli emendamenti all’art. 2 e se lo avesse fatto sarebbe stato costretto a convocare tutti i parlamentari del Pd per le contromosse del caso. Ed ancora lui, Grasso, a commentare che rispettava la Costituzione e i regolamenti.”
Il presidente dei senatori dem Zanda, nella riunione dei capi gruppi, chiedeva che il voto finale sulla riforma avvenisse l’8 ottobre in modo da velocizzare i tempi visto che il 15 si inizia a discutere la Legge di Stabilità. I rappresentanti delle opposizioni , proponevano proprio il 15 ottobre. Scintille tra i componenti la riunione, polemiche, accuse reciproche ed alla fine il presidente, con una paziente mediazione, arrivava alla decisione per il 13 ottobre, fatto, questo, che irritava fortemente Renzi ed ha fatto dire alla Boschi un quasi minaccioso :”il presidente Grasso non ha in mano il cerino, ma solo la Costituzione ed i regolamenti: Lo aspettiamo”, aggiungendo, dopo l’accordo, per la verità un pasticcio, con la minoranza dem che tanto la maggioranza c’è e c’è sempre stata .
Immediata e dura la Replica del Presidente Grasso: “Non sono un boia della Costituzione” ha detto dinnanzi alle critiche renziane , aggiungendo, ancra, in riferimento alle minacce del premier e del ministro : “ nemmeno la mafia mi ha fermato.”
Lo scontro, quindi, è sempre più pesante e coinvolge le istituzioni, mettendo in forte imbarazzo anche il Presidente della Repubblica. Il fatto è che Renzi teme che capiti qualche intralcio sì che il varo della riforma del Senato venga rinviato a dopo l’esame della legge di stabilità, dunque molto dopo ai tempi da lui fissati . Non solo : sa bene che c’è chi, al Senato, prepara la trappola del voto segreto su alcuni emendamenti alla riforma costituzionale con probabili franchi-tiratori nella maggioranza di governo, ad iniziare da una parte di alfaniani. Ha un bel dire la Boschi che i voti favorevoli ci sono , ma se i sussurri e grida hanno un qualche fondamento nemmeno i verdiniani potrebbero salvare Renzi, quei verdiniani sui quali i grillini stanno provocando un’inchiesta della magistratura: Di Battista, infatti, ha presentato un esposto alla Procura di Roma su Verdini e la compra-vendita di senatori, fatto denunciato alla Camera anche da Brunetta capogruppo di Forza Italia.
Anche tra la minoranza dem, infine, c’è maretta. Perché se Bersani difende l’intesa raggiunta con i renziani, non sono pochi gli insoddisfatti ad iniziare dalla senatrice Puppato che ha definito l’intesa “ideali smerciati per un piatto di trippa”. E questo, mentre un big degli alfaniani come Quagliarello dice chiaramente : “o si modifica la legge elettorale stabilendo che al ballottaggio ci vanno le coalizioni o noi non potremo rimanere nella maggioranza di governo.” E sulle modifiche elettorali, guarda caso, insiste anche Pierluigi Bersani. Forse anche per lui si sta passando, come scrive Sallusti-,dal Porcellum al Banditellum.