Month: novembre 2015
C’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico oggi nella politica
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Nella sua poesia “L’aquilone” Pascoli scriveva: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico…”. Parafrasando il poeta direi: c’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico oggi nella politica. Un antico negativo, quello che, lentamente, affossò la Prima Repubblica , che comunque era migliore dell’attuale, almeno negli uomini, e peggiorò nella devastante “guerra dei”vent’anni . Sì, perché si continua con i sistemi di allora, altro che discontinuità con il passato! E addirittura si fa peggio considerato quel che avviene dentro i partiti: non ce n’è uno che si salvi, le scissioni sono all’ordine del giorno e non risparmiano persino la Lega che ne ha avuta una con Tosi e C. e i grillini con i non pochi addii.
Del centro-destra è meglio non parlarne perché siamo alla sagra della scissione, mentre quello che sta accadendo nel Pd è sotto gli occhi di tutti e la nascita della “sinistra italiana” non è cosa da poco perché avrà conseguenze devastanti anche a livello di base, ossia sugli ex-comunisti sempre più delusi da un renzismo che considerano figlio del berlusconismo. E se il segretario-premier va in Tv, dalla Gruber, a dire che lui ha attuato quel programma che Silvio Berlusconi aveva sottoscritto da Vespa senza riuscire ad attuarlo, beh!, c’è da meravigliarsi da una fuga dal Pd verso la sinistra? Nel quale rimangono i Bersani, i D’Alema, gli Speranza e i Cuperlo ancora convinti di spostare il partito appunto a sinistra . Ma se questo non avvenisse? Come farebbero a rimanere in quella che, con tutta probabilità, non sarà più la vecchia Ditta? Ora, rendiamoci conto, se quegli uomini andassero via dal PD, ciò che resta non somiglierebbe tanto alla vecchia sinistra democristiana di De Mita e Martinazzoli?
Ma, in effetti, credo che proprio questo sia l’obiettivo di Renzi, oggi in difficoltà con i suoi sponsor d’Oltreoceano, che lo costringono ad un continuo pellegrinaggio alla ricerca di nuovi consensi. Dunque, il quadro politico italiano sta profondamente cambiando, ma per il momento gli ingredienti , nonostante roboanti dichiarazioni, sono quelli antichi e dei più negativi.
Il fatto è che molto è apparenza, non realtà. Il povero cittadino, il famoso “uomo della strada” non sa più cosa pensare. In qualche caso ha il sospetto che alcune scissioni siano concordate per giungere al Partito della Nazione; in altri è frastornato e sempre più tentato dall’astensione. Aggiungete, poi, che viene imbonito con dati tutti in positivo, con la ripresa che avanza trionfante al punto che anche il Capo dello Stato la esalta, parlando in Vietnam. Nel contempo, lo stesso “uomo della strada”, cittadino sempre più emarginato in termini di reale partecipazione , siamo a tre governi non votati dagli elettori, si trova alle prese con i problemi quotidiani , con la difficoltà di arrivare a fine mese, in molti casi alla terza settimana, con la criminalità micro e grande che imperversa, con tre milioni di famiglie in crisi per i pagamenti di utenze, mutui e affitti, condimio e riscaldamento, con le mille stalle chiuse quest’anno e gli allevatori sul piede di guerra, con la forze di polizia che protestano per i troppi tagli, con gli scioperi annunciati dagli statali a causa del rinnovo del contratto bloccato da anni, con i magistrati critici nei confronti del governo, con i pensionati impauriti dagli sproloqui di Boeri, con la Corte dei Conti e la Banca d’Italia che hanno riserva sulla manovra finanziaria e ritengono ( come Bruxelles) un errore togliere l’Imu, con i sindacati che ritrovano l’unità contro la manovra economica, con la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, a livelli altissimi e mi fermo qui perché l’elenco sarebbe ancora più lungo, ma gli esempi sono, quanto mai, significativi.
In sostanza siamo davvero in ripresa e, dunque, l’Italia è uscita dalla crisi o i dati diffusi illustrano soprattutto una parte dell’Italia, magari dei ricchi ancora più ricchi e dei poveri ancora più poveri ?
Certo, sarebbe assurdo dare la responsabilità di tutto quel che non funziona ad un governo in carica da soli 20 mesi e con una maggioranza d’emergenza, nata da una scissione nell’allora Pdl e con una fronda permanente con la sinistra dem. Tuttavia con il trionfalismo , con il superottimismo, con una interpretazione parziale dei dati, con il renzismo rampante di certi personaggi che negano persino l’evidenza non si risolvono i problemi e si rischia di accrescere il disagio sociale, l’assenteismo dal voto ed il populismo.
Se non si torna al realismo, al dovere della verità, accompagnato dall’etica e dalla buona educazione in politica, dalla lotta ad una corruzione che s’annida anche ai livelli più bassi ed è, per questo,ancor più difficile da combattere, nemmeno l’”uomo solo al comando”, che al segretario-premier piace tanto interpretare, farà tanta strada. Forse è il caso per Matteo Renzi, se gli riesce, di seguire l’insegnamento di Papa Francesco: umiltà, stare dalla parte dei più deboli, ma esercitare appieno il potere per riformare, davvero e non come è stato fatto, un sistema che non funziona più e per seguire quel percorso sintetizzato in “ casa, lavoro, terra, libertà”.
DUE TESTE, DUE MENTI PARALLELE
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Si, hanno avuto espressioni diverse ed è proprio su quella diversità originale che possono essere messi sullo stesso piano. Parlo dell’editorialista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini e del presidente dell’INPS, Tito Boeri. Due curriculum di tutto rispetto, due campi completamente diversi quelli in cui operano: il primo, giornalista editorialista, il secondo, docente di economia del lavoro alla Bocconi ed ora, Presidente dell’INPS.
Tutto farebbe pensare che, tra di loro non vi sia nulla che li accomuna, a parte la chioma folta, l’una di color bianco candido, l’altra, color bianco grigio, poi, nei giorni scorsi, in località completamente diverse, lanciano dei proclami che pur non convergendo, hanno una base comune: quella di mettere in discussione, senza averne titolo, “la roba” altrui.
Vediamo in analisi le due posizioni: Severgnini, dalle colonne del New York Times, evidentemente la platea italiana gli era insufficiente, ha lanciato la grande idea:la soluzione italiana per il fenomeno dei migranti. Secondo il Beppe nazionale, non vi sarebbe il motivo di preoccuparsi più di tanto, Alfano ne prenda atto,ai poveri migranti, sarebbe sufficiente, appena sbarcati sulle nostre coste, consegnargli un atto notarile con relativa mappa catastale dove gli viene indicato un sito sul territorio italiano nel quale possono espletare le loro capacità contadine. Ovviamente, l’assegnazione verrebbe fatta su terreni incolti ed ovviamente di proprietà altrui. Severgnini, tanto per non far mancare nulla, avrebbe anche individuato la regione italiana più confacevole a tale suo piano. Bene, indovinate? Si la Sardegna isola che lui definisce “la più bella del Mediterraneo”.
Il baldo editorialista sostiene che questa regione d’Italia, vi siano grandi spazi per “sistemare” quei “tantissimi sventurati” che scappano da guerre e miseria per rifugiarsi nel nostro Paese,quindo affidargli terre incolte non può che essere la soluzione ideale. Ma non basta, la Sardegna, sempre secondo la teoria Severgnini, sarebbe la regione che potrebbe trarne maggior vantaggio, in quanto, cito un suo dato, l’83% della popolazione vivrebbe in piccoli insediamenti sotto i cinquemila abitanti che, tra l’altro, si stanno svuotando, quindi non ci sarebbe neppure il problema degli alloggi.
Occhio però: Severgnini per validare e dare naggior peso alla sua geniale idea si richiama alla storia, e neppure a quella recente, va addirittura a cercare un esempio pratico a quattro secoli prima di Cristo. Allora, spiega ai lettori statunitensi, i Romani, applicavano un loro metodo, le terre conquistate venivano assegnate ai veterani che coltivavano e in ogni caso diventavano avamposto del costituendo Impero. Da ciò ne scaturiva il vantaggio per Roma che, nel caso specifico, esportava civiltà, e lo faceva, innanzi tutto, portando infrastrutture come strade, acquedotti e tutto ciò che poteva necessitare alle popolazione barbare che non conoscevano i servizi già noti a Roma.
Vorrei tanto sapere se queste sue belle nozioni storiche sono frutto di una recente rilettura della storia del suo maestro Indro Montanelli, ciò che non mi torna è se Lui pensa che i migranti stiano attraversando il Mediterraneo per creare un avamposto nel nostro Paese e se, allo stesso tempo, ci vogliono portare la loro civiltà ed i servizi a noi sconosciuti. Chiedo scusa per la mia curiosita’ ma, non vorrei mi fosse sfuggito qualcosa.
Nessun malanimo verso questo popolo migrante che si sposta verso di noi in un momento dove le loro difficolta’ trovano le nostre che in diversi casi, non sono da meno delle loro. C’è però una cosa che non mi quadra: premesso che ognuno dispone della libertà di esprimere il proprio pensiero ma, da lì a immischiarsi su cose che non conosce come la nostra Sardegna, allora mi sia consentito di dissentire anche con un certo vigore e pregare gli ospiti di mantenere il loro ruolo specialmente quando certe espressioni vengono fatte fuori dal territorio nazionale. La Sardegna, terra di cui siamo orgogliosi, vorremmo gestirla noi senza intrusioni. Già ci pesano quelle che ci vengono da uno stato centrale, qualche volta patrigno, per non dover leggere di altri che pensano di poter dire la loro su problemi e località, cultura e tradizioni che sono al di fuori della loro portata.
Passiamo poi alla seconda ‘testa’, al prof. dell’INPS. Ebbene questo illustre cattedratico, economista per mestiere, abituato ai sistemi macroeconomici, ha pensato che, una volta messo lì per calcolo politico, avrebbe potuto essere colui che senza alcun imput, dovesse e potesse ergersi a Salvatore della patria e la cosa peggiore che gli poteva venire in mente non era altro che mettere mano alle pensioni. Che ci siano ldelle pensioni indecenti, lo sappiamo tutti e, dopo l’esperienza bocconiana concessaci dall’esimio prof. Sen. a vita on. Mario Monti, in molti eravamo convinti di aver già dato è che esperienze del genere mai più avremmo dovuto conoscerne. Ora abbiamo questo astro nascente che, si è accorto della vergogna delle pensioni minime che il nostro Paese eroga ad un notevole numero di italiani e, sullo stile Fornero, il nostro pensa bene che, senza eliminare alcuna povertà con un colpo di bacchetta magica, ne provocherebbe tante altre. Per chiarire meglio il concetto, il prof. Boeri vorrebbe mettere mano alle pensioni che raggiungono duemila euro mensili circa. Questo sta a dimostrare che il prof. è distante dalla realtà di tutti i giorni: se si diminuissero le pensione che lui ha indicato, per poter dare a quelle minime i cinquecento euro e, dare alle famiglie dove vi è almeno un cinquanta cinquenne, quella famiglia rimarrebbe in povertà e metterebbe sulla soglia della stessa povertà quelle famiglie alle quali verrebbe ridotto l’assegno. Da qui la reazione del governo. Giusto quel che è stato detto all’illuminato prof.: il compito che gli è stato affidato è quello di amministrare l’Istituto al meglio, le proposte, le decisioni, i provvedimenti sono riservati al governo ed al Parlamento. A buon intenditore, sarebbe come dire: se non ti senti o non sei all’altezza del tuo compito, lascia, anzi, se hai un po di dignità, poichè i tuoi interventi rischiano di mettere in difficoltà il governo e la stessa maggioranza, traine le conclusioni, fai un passo indietro e passa la mano a chi sa amministrare, conscio dei limiti del suo mandato.
Il parallelo delle due menti sta nella facilità che entrambi hanno dimostrato nel voler decidere sulla pelle altrui. Severgnini, a parte la sua libera interpretazione sulle Centurie romane, poteva tranquillamente, tanto per dare un segnale tangibile, ospitare qualche migrante nella sua casa in Sardegna e, così, per saggiarne le capacità, affidargli il suo giardino e, poichè i suoi compensi al Corriere con l’aggiunta di qualche consulenza, gli danno certamente la possibilità di mantenere almeno una povera famiglia migrante, lo faccia in casa sua, perché è sempre facile proporre e disporre dalla tasca altrui.
Stesso identico discorso vale anche per il chiarissimo esimio ed illustre prof. bocconiano. L’Italia di quella stirpe ne ha avuto abbastanza, andare oltre rischierebbe l’indigestione. Prima di pensare alle pensioni di chi ha ampiamente provveduto a pagarsela, provi a vedere se, nelle pieghe dell’Istituto che presiede, vi sono possibilità di risparmio e, inizi a rivedere il suo compenso che, senza ombra di smentita supera abbondantemente la quota di quelle pensioni alle quali vorrebbe mettere mano. Se valutasse la cosa possibile e potesse dare una sforbiciatina, sarebbe sicuramente un buon esempio e verrebbe apprezzato molto di più delle proposte improprie che ha voluto fare.
E’ iniziato l’assalto al segretario-premier
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Ad una faccia sorniona e sorridente, irridente nei confronti dei gufi, Matteo Renzi alterna, da qualche giorno, uno sguardo serio e preoccupato. Questo, almeno, è quanto ci mostrano i teleschermi nelle costanti apparizioni del Premier. Che stiano arrivando tempi duri per Matteo? Lui e non solo lui, si danno un gra da fare per buttatre li dati su dati per dimostrare che l’Italia non solo è fuori dal tunnel della regressione, ma sarebbe, addirittura, fra i primi della classe. Ma, come andremo a vedere, non tutti sono d’accordo. Motivi di preoccupazione, Renzi, ne ha molti perché che, che se ne dica, è iniziato l’assedio nei suoi confronti.
I segnali sono evidenti, come le critiche al patto di stabilità da parte dalla Corte dei Conti , della Banca d’Italia, della sinistra dem, mettete in conto anche quelle dell’”Osservatore Romano” e del segretario generale della Cei, fedelissimo di Papa Francesco; aggiungete l’esplodere di scandali che coinvolgono molti politici compresi quelli Pd con inchieste da tempo in corso, alcune da qualche anno e solo ora concluse o annunciate . Questa, insieme alle agitazioni proclamate dai sindacati, ai pensionati sul piede di guerra, ai medici che denunciano situazioni insostenibili, agli statali senza rinnovo del contratto da anni e così via, è solo la parte più evidente della situazione. C’è, però, una parte diciamo “segreta”, una vera e propria congiura che, secondo i sussurri e grida , non sarebbe opera dei Bersani, dei D’Alema, dei Cuperlo e degli Speranza, loro operano alla luce del sole, ma addirittura di chi è considerato renziano doc . Addirittura si tratterebbe del ministro alle infrastrutture Graziano Del Rio.
Qualche accenno di frizione con il premier c’era stato quando il ministro era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ma tutto era rientrato e la nomina a un dicastero importante pareva dimostrarlo.
Ora, invece, sarebbe proprio lui ,l’ex-sindaco di Reggio Emilia, cattolicissimo, otto figli,un passato da dc, ad organizzare la congiura, dicono gli spifferi politici d’accordo con il Vaticano e la Cei non in sintonia con il segretario premier su molti punti ad iniziare dalla difesa della famiglia e ,quindi, non solo dallo scarso sostegno ad essa nella legge di stabilità, ma addirittura per il simil-matrimonio per le coppie gay nel ddl sulle unioni civili. Del Rio è sempre stato molto impegnato sul piano sociale ed oggi ha trovato in Papa Francesco una guida eccezionale e, dunque, lo segue anche nell’agire politico .
Un cattolicissimo come Del Rio non potrebbe averne tenuto conto? Io credo proprio di sì, magari non per fare congiure, ma certo per prendere l’iniziativa per un chiarimento di fondo nel Pd, come ormai chiedono in molti. Non è un caso che Bersani, dinnanzi alle dimissioni dal partito di altri tre deputati, abbia detto che lui rimane nella Ditta, ma facendo intendere che se ne andrebbe se si trasformasse in una cosa diversa da una forza politica di sinistra. Fatto che, a mio avviso, è già avvenuto nonostante tutte le precisazioni renziane anche perché il loro leader, lì in tv dalla Guber, ha detto chiaro e tondo che lui ha realizzato quelle riforme che Berlusconi aveva annunciato a “Porta a Porta” e non aveva realizzato.
Comunque sia , l’assalto al segretario-premier è in corso e vi contribuiscono anche suoi ex-sponsor d’oltreoceano. I motivi sono molteplici compreso l’ultimo del viaggio in America Latina, dove è andato a rompere le uova nel paniere degli statunitensi che, nell’accordo stipulato , sotto l’egida proprio di Papa Francesco,tra Mosca e Washington anche sulla spartizione del mondo , avevano avuto via libera proprpio in quel continente.
E’ probabile, quindi, che tutto congiuri per una crisi di governo, ma senza quell’election day che Renzi vorrebbe a maggio con le “politiche” insieme al massiccio turno amministrativo. Forse riteneva che , bruciato il presidente del Senato Grasso, ormai tramontata l’ipotesi Giuliano Amato, non vi fossero soluzioni alternative per un governo di salute pubblica che vada al di là del Giubileo. Previsione errata perché l’alternativa esiste come trapela da qualificati ambienti: è quella dell’attuale ministro dell’economia Padoan, che garantirebbe ampiamente i mercati e con tutte le caratteristiche per guidare un governo tecnico-politico come fecero i Dini e Ciampi.
Questa transizione consentirebbe , ai poteri forti italiani e stranieri , di preparare la strada al premier di un futuro non lontano identificato nel prefetto di Roma Franco Gabrielli, lunga esperienza, anche ad alto livello, nelle strutture dello Stato , esperienza politica da giovanissimo nelle file della Dc a Viareggio con il pronostico di una brillante carriera alla quale rinunciò per entrare in polizia. In sostanza un uomo di centro stimato da destra e da sinistra, ben visto dai cittadini e capace di realizzare una maggioranza tipo quel partito della nazione al quale puntava Matteo Renzi.
E’, questa, fantapolitica ? I fatti futuri lo diranno, ma io credo sia potenziale realtà a meno di imprevisti al momento non prevedibili.