Che sia un altro che crede di essere un mago della politica? Giovanni Toti come Sandro Bondi? Pare proprio di sì a leggere certe vecchie sue dichiarazioni filo-Salvini premier del centro-destra e, soprattutto, l’intervista pasquale, a tutta pagina, sul “Corriere della Sera” per dire che se Bertolaso rinuncia, Forza Italia sceglierà la Meloni come candidato sindaco di Roma. Per carità! Niente Marchini, è un’ipotesi che non esiste, “oggi è un elemento di divisione”. Poco importa che Berlusconi avesse inizialmente indicato proprio Marchini, stoppato, guarda caso, proprio dalla Meloni su suggerimento del suo senatore Rampelli, sono suoi i voti di Fratelli d’Italia a Roma. Ed è nemico giurato, ai tempi del MSI ed ancor oggi, dell’on. Augello che, uscito dagli alfaniani, ha creato un suo gruppo per appoggiare a Roma proprio il candidato che piaceva al Cavaliere. E poco importa, anche, che Bertolaso abbia detto, con estrema chiarezza, che se si accorgerà, dai sondaggi, di non poter andare al ballottaggio rinuncerà alla candidature e appoggerà Marchini che stima e che era stato indicato da vari big forzisti romani. No, lui, ex-consigliere politico di Berlusconi e governatore della Liguria, grazie alle divisioni nella sinistra ed alla Lega, interviene a favore di chi intende rottamare il leader di Forza Italia.
Il fatto è che l’ex-giovane socialista toscano Toti è da tempo su queste posizioni e non a caso si pronunziò per la leadership di Salvini nel centrodestra, ritenendo di poter fare un ticket con lui: suo vice a Palazzo Chigi. Venne subito richiamato all’ordine dagli altri big forzisti e fu costretto a starsene zitto, sempre meno inserito in quello che era il “cerchio magico” berlusconiano. Comunque, sperava sempre in Salvini e la rottura tra il Cavaliere ed il leghista iniziata a Roma, proseguita a Torino e Napoli con il rilancio di una Forza Italia centrista, partito dalla Sicilia con gran triduo anche di una consistente parte degli alfaniani, l’ha fortemente preoccupato. Immaginatevi voi come ha preso storto a leggere l’intervista di Bertolaso sul Corriere che non escludeva, anzi quasi favoriva, un’intesa con Marchini. Da qui la sua contro-intervista di fatto a favore proprio di colei che ha pugnalato Berlusconi, prima annunciando in pompa magna di non potersi candidare a sindaco di Roma perchè stava attendendo un figlio, poi accettando, come del resto lo stesso Salvini, l’ex-capo della protezione civile e, infine, dopo il voltafaccia del leghista, smentendo tutto quello che aveva detto, candidandosi probabilmente convinta del marcia indietro dei forzisti o, in alternativa, per fare con la Lega quell’estrema destra italiana che imiti quella tedesca. Errore politico clamoroso sia perché quello spazio e in una parte notevolmente coperto dai grillini, sia perché gli altri big leghisti la pensano diversamente. Non a caso Maroni e Bossi hanno criticato Salvini per la rottura con FI a Roma, mentre è stato notato il silenzio assordante del governatore veneto ed ex-ministro Zaia che il Cavaliere aveva accettato (almeno a parole …) come candidato premier del centrodestra perché moderato e con i ripetuti successi veneti.
In questa situazione chi s’è dimostrato ancor più un incapace, politicamente, è stato proprio Toti perché, convinto che ormai il Cavaliere sia finito, dunque rottamato, è sceso in campo al fianco di un Salvini che da tutta la vicenda esce fortemente indebolito nel suo partito, mentre, non a caso, Forza Italia cresce nei sondaggi ed è ormai alla pari della Lega. Siamo, di fatto, al bis di Bondi che da ex-sindaco comunista del suo paese toscano “scopre” Berlusconi, collabora con lui, gli dedica persino ammirate poesie e ne viene, ovviamente, gratificato anche con un posto di ministro, anche con la sua compagna eletta in Parlamento, anche entrando nel Gotha forzista. Poi, quando cade in disgrazia e la stella berlusconiana non brilla più come prima, ecco che Bondi e compagna passano al nemico e votano la fiducia a Renzi.
Toti non li imita ancora fino a questo punto perché lui, anche se non fa più parte di quello che viene definito “cerchio magico” berlusconiano, è pur sempre governatore della Liguria. Ma è certo che stia dando un contributo a chi intende rottamare il Cavaliere, ignorando che, invece, certi poteri forti d’Oltreoceano l’hanno rimesso in pista come allenatore con il compito di ricreare un grande centro.
Certi personaggi è bene tenerli sempre a distanza perchè i loro limiti rischiano di portar male. Berlusconi questo lo sa bene così come conosce il valore effettivo di questi personaggi che è uguale a zero o poco più. Alfano insegna.