Districarsi nella politica interna con gli avvenimenti di questi giorni non è cosa semplice. Troppi gli argomenti: Renzi, con le sue solite uscite; le olimpiadi, se ne parlerà ancora per un po di tempo; l’emigrazione, non se ne può più; Roma Capitale, le buche, la delinquenza, il malaffare, la Raggi; l’Europa, eravamo indispensabili, basta un nonulla e siamo “fuori” dai giochi. Si potrebbe parlare della nostra beneamata Sardegna, ma, di cosa? Forse, per rimanere sul leggero, potremmo dire delle uscite estemporanee di un Briatore, piene di cultura e di apprezzamenti per noi sardi che lo abbiamo accolto con tutti gli onori a fare il discotecaro, ma lui è uomo di Malindi e, forse, li dovremmo lasciarlo; perché non parlare del supermanager venuto dalle Alpi? No, meglio di no, noi sardi, per il Sig. Illuminato Pigliaru, non siamo all’altezza; C’è in discussione la presidenza dell’ANCI- Sarda, forse non è il caso entrare in quello scontro tra giganti, i concorrenti sono due uno rappresenta un comune di poco più di mille abitanti, l’altro, forse, poco meno di mille anime.
Meglio parlare d’altro, meglio andare all’estero.
Parliamo di Obama, certamente, di colui che fra non molto lascierà libera la Casa Bianca, di lui, di Barak Obama e del suo discorso alle Nazioni Unite.
C’è da chiedersi: ma lui dove stava? Lui che nel suo ultimo discorso all’ONU da Presidente degli Stati Uniti accusa Putin, indirettamente anche Xi Janping e altri leader di altri Paesi, affermando che “troppi governi tuttora reprimono il dissenso con la violenza e “hanno fatto ricorso alla persecuzione dell’opposizione politica o alla demonizzazione di altre correnti religiose” Ce n’è , quindi, perfino per qualche capo di Paesi dell’Ue, nemmeno l’Occidente, in sostanza, è immune dal tarlo del “populismo becero, del “nazionalismo aggressivo”, della paura del diverso, del rinchiudersi nei propri confini, negando accoglienza a chi fugge dalla guerra, dalla povertà e dalla fame.” Da qui la constatazione che il mondo è nel caos con le “nostre società piene di incertezza, disagi e ostilità” “con le “ineguaglianze tra le nazioni e al loro interno” e lo “scontro tra culture” determinate da una globalizzazione che nella sostanza, comunque , ma che richiede un “cambiamento di rotta” . Ed in tale scontro giù strali contro la Russia di Putin. Leggete questa significativa frase: “In un mondo che si è lasciato alle spalle l’era degli imperi assistiamo ai tentativi della Russia di recuperare la gloria perduta attraverso la forza”.
Mi fermo qui a citare i mali del mondo richiamati da Obama, addossando la responsabilità sugli altri, ma lui, mi chiedo di nuovo, dov’era quando la più grande potenza mondiale, che guidava, commetteva gravi errori in Medio Oriente e in Asia, errori che stiamo pagando tutti? Un importante filosofo e politico americano, come Michael Walzer, non certamente legato ai repubblicani ed in passato grande estimatore di Obama. Ha elencato, con estrema chiarezza tali errori, conseguenza del multilateralismo tentato, ma fallito dal presidente Usa che “non aveva un piano B”. Ha, ad esempio, affermato Walzer: “sulla Siria il presidente americano ha sbagliato fin dall’inizio….Se ha pensato che potesse andare come per Mubarak in Egitto, ha sbagliato di grosso….Un presidente non dice: “Assad deve andarsene” se non è certo che verrà cacciato o se non ha intenzione di intervenire direttamente per cacciarlo”: Ed ancora: “Libia e Ucraina altri errori: A Tripoli stessa storia: non cacci Gheddafi se non sei pronto a rimpiazzarlo e a evitare che un Paese già diviso piombi nel caos…… La Crimea era probabilmente comunque persa, ma andava tutelata l’integrità territoriale di Kiev. Ma qui, oltre gli errori di Obama, ci sono state le resistenze della Sig.a Merkel, alleata recalcitrante.”
Mi pare che Walzer abbia dimostrato che il discorso di Obama all’Onu, che tanto è piaciuto a Matteo Renzi, se nella conclusione è giusto, ossia nel dover “cambiar rotta” , non assolve il presidente americano che “ha continuato a tirarsi indietro spingendo gli altri ad un maggior impegno. Così si è creato il vuoto sfruttato dall’Isis e Putin ha potuto fare la voce grossa.” Tutto vero, anche se per il Califfato si dovrebbe porre anche un altro interrogativo: perché Obama non ha accettato una grande coalizione anti-Isis che, sul terreno, avrebbe in poco tempo spazzato via Califfo e suoi accoliti, invece di bombardamenti che fanno tante vittime innocenti e provocano reazione negative? Forse le incertezze, le cautele di Obama sono collegate ad altri errori commessi ad iniziare dalle”primavere arabe”, degli armamenti americani finiti in mano ad un Califfato foraggiato per lungo tempo da Paesi arabi alleati degli Stati Uniti.
Di certo che il presidente americano ha commesso, con il suo ultimo discorso alle Nazioni Unite, un conclusivo errore: quello,cioè, di aiutare la Clinton nella corsa alla Casa Bianca, attaccando a tutto campo Donald Trump. Sì, perché il candidato repubblicano ora è in testa a tutti i sondaggi: E lo è anche a quello che non è, certo stato uno storico discorso di Barak Obama. Probabilmente anche il nostro segretario-premier . che ha puntato tutto sul presidente uscente e sulla candidata democratica , dovrebbe rivedere la sua strategia, ma, secondo voi, ce l’ha un “piano B” ?