Riusciremo a capire la lezione che ci viene dalla vicina Francia? i nostri cugini d’oltralpe, con il loro voto ci hanno detto che non è più tempo di sinistra, alla socialista o di destra estrema. Questa lezione ci viene dai due candidati che hanno vinto il ballottaggio. Si vince con la moderazione, quella che una volta si chiamava centrismo degasperiano che guardava a sinistra, non quella politica,ma alla socialità.
La vittoria di Macron, con il suo neonato movimento “En Marche” è, certo, una prima tappa ed ora occorre attendere il secondo turno del 7 maggio per un giudizio definitivo, ma tutto lascia prevedere che il distacco di oltre 20 punti, nei sondaggi, tra il favorito e la Le Pen, seconda arrivata sia incolmabile, anche se il nuovo inquilino dell’Eliseo probabilmente prevarrà per non molto. Sì, perché una parte dei gollisti e molti della gauche estrema, almeno questo appare dai giornali e dai vari Talk show sia francesi che nostrani, convergeranno sulla leader del Front National che potrà sfruttare il fatto che il suo rivale è stato ministro dell’Economia nel governo socialista sonoramente sconfessato dal voto. Né gioverà a Macron l’inaspettato, per un Presidente uscente, invito a votarlo di un Holland che non s’è ricandidato perché troppo impopolare. Aggiungete le vignette che viaggiano sul Web certamente negative per il candidato centrista ed avrete un quadro sia pure approssimativo della reale situazione francese.
Non sono pochi, ad esempio, gli osservatori che prevedono, sì, una vittoria di Macron, ma con lieve margine, quindi chiaramente indebolito e tale da dover, poi, fare i conti, con le legislative di giugno, nelle quali i gollisti potrebbero prendersi la rivincita con la possibilità di bloccare, in Parlamento, il nuovo presidente, costringendolo a fare patti con loro.
Non credo, quindi, che i sovranisti di casa nostra possano gioire, come hanno fatto Salvini, la Meloni e, soprattutto, il forzista-leghista Toti secondo il quale il centrodestra unito, a suo avviso diviso in Francia, è vincente. Pronostico non credibile perché una preventiva alleanza tra la Le Pen e i gollisti avrebbe sicuramente fatto perdere voti ad entrambi , come in Italia appare non facile conciliare le posizioni salviniane, oltretutto non condivise dal trio Bossi, Maroni e Zaia, quelle anti-Ue di Fratelli d’Italia con la presenza di Forza Italia nel Partito Popolare Europeo, presenza che le ha consentito di eleggere il suo Tajani presidente del Parlamento Europeo, sconfiggendo il candidato socialista e non avendo il voto della Lega. C’è, inoltre, da considerare che l’ inchiesta giudiziaria sui due familiari che hanno incassato danari pubblici hanno fatto perdere voti al leader golllista che non è andato, al ballottaggio, favorendo la Le Pen che, questa vicenda giudiziaria, sarebbe stata quasi certamente esclusa, visto che Fillon ha sfiorato il 20%, ossia solo l’1,5% in meno della rivale.
In sostanza, Fillon ha perso, ma il suo partito non è scomparso come quello socialista sceso a poco più del 6%, probabilmente anche per quello che alcuni hanno definito “tradimento di Holland” che sarebbe stato il vero stratega della scesa in campo di Macron, fatto che l’inatteso endorsement presidenziale pare confermare. Elemento che la candidata del Front National sfrutterà ampiamente in una campagna elettorale per il secondo turno di maggio che si annuncia durissima e non priva di colpi di scena. E, non aiuterà Macron neppure la situazione familiare, va bene che i francesi sorvolano su certe situazioni, ma v’è da dire che non tutti sono disposti ad accettare una mamma/moglie ed una ricchezza fatta in pochissimo tempo.
Comunque, è’ probabile che prevalga il fondatore di “En Marche”, ma occorrerà attendere il 7 giugno, ossia le elezioni legislative, per vedere se sarà un Presidente con reali poteri o prigioniero di un Parlamento dove sarà pressocchè impossibile ottenere la maggioranza. Di certo, gli europeisti respirano sperando che l’8 giugno la May vinca le elezioni in Gran Bretagna per rendere meno pesante la Brexit, ed il 24 settembre sia ancora una volta la Merkel a prevalere. Poi sarà la volta dell’Italia nella primavera del prossimo anno o, addirittura, in ottobre come vorrebbe Matteo Renzi, certo della riconferma, domenica prossima, al vertice del Pd.
Credo che nei tre Paesi , promotori dell’Unione Europea con Schumann, Adenauer e De Gasperi, gli anti-europei dovranno mettersi l’animo in pace perché in Francia, Germania ed Italia avremo , con tutta probabilità, governi frutto di “grandi coalizioni”, impegnate a cambiare in positivo e rilanciare l’Unione Europea, non a distruggerla.