SALVINI SEMPRE PIU’ NERO MENTRE BERLUSCONI RILANCIA UN CENTRODESTRA A GUIDA MODERATA

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Giornate buie per Matteo Salvini, sarei propenso a che la Pontida di domenica scorsa sia stata per lui, più che altro una Waterloo. I segni premonitori erano tutti in alta evidenza: il Tribunale di Genova gli aveva messo sotto sequestro i conti bancari del partito, Berlusconi, più o meno velatamente, da un po di tempo continuava a mettere in dubbio la sua candidatura, quella di Salvini, al premierato, la vecchia Lega Nord, con la messa da parte di Bossi, non è più quel blocco granitico che era stato, Maroni e Zaia, le due colonne portanti, non parlano e, d’altra parte, Matteo sa bene che senza Forza Italia e, diciamolo pure, senza Berlusconi, non si va da nessuna parte. L’unica che sembra averlo capito, rimane la Meloni che in questo frangente rimane nel suo angoletto in attesa degli eventi.

Mentre Matteo esponeva ai suoi le sue precise intenzioni di proporsi Premier, questa volta Silvio, anzichè parlare alla pancia di di Forza Italia in differita, è andato a Fiuggi alla convencion organizzata dal fido Tajani è ha detto, sostenuto da tutto lo stato maggiore e dall’Assemblea, senza lasciare dubbi, che il centro-destra si farà ma a guida moderata, il leader sarà ancora lui se la Corte di Giustizia europea lo riabiliterà come candidato  o lo sceglierà lui se i giudici di Bruxelles non decideranno in tempo utile, ma non sarà certo Matteo Salvini. Quindi, Pontida o no, cartelli inneggianti incoraggiamento, in cuor suo sapeva bene Salvini che se Berlusconi non avesse espresso il suo benestare, Palazzo Chigi per lui sarebbe rimasta una chimera , come del resto aveva confidato ad alcuni politici forzisti suoi amici, sostenendo che sul resto l’accordo con Berlusconi c’è già e che reclamare la leadership altro non era se non lo specchietto per le allodole leghiste .

Proprio così, un Cavaliere in grande spolvero e persino ringiovanito, ha rilanciato il centrodestra a guida moderata guidato, possibilmente da lui, sottolineato da un tripudio di applausi di forzisti. Dovranno, quindi , mettersi il cuore in pace i sovranisti di casa nostra, compresi la Meloni e, soprattutto, quel Toti presidente della Liguria che era andato sino a Pontida per applaudire Salvini, forse nella non troppo segreta speranza che, in realtà, è chimera, d’essere lui, alla fine, il candidato premier.

Innanzitutto si dovranno vedere i numeri post-elettorali ad iniziare da quelli , prossimi, delle regionali siciliane. Una vittoria  del centrodestra nell’Isola  darebbe, indubbiamente, grande slancio alla coalizione a livello nazionale , ma se nella legge elettorale rimane quel 40% ad un singolo partito per ottenere il premio di maggioranza ( e tutto fa pensare che rimanga com’è) allora  il quadro politico futuro può essere del tutto diverso. In sostanza, piaccia o no, è ancora una volta  il Cavaliere che distribuisce le carte, probabilmente non sarà lui a Palazzo Chigi, ma tornerebbe d’attualità l’accordo con Renzi soprattutto se Forza Italia, che sta risalendo nei sondaggi, fosse indispensabile per la maggioranza governativa anche al Senato. Si aprirebbe così la strada a quel partito della nazione che costituiva la vera base del Patto del Nazareno.

Direte: sarebbe allora il segretario del Pd a tornare a Palazzo Chigi. No, ritengo sia difficilissimo, perché il suo tempo per quell’incarico pare scaduto, avendo perso soprattutto il sostegno d’Oltreoceano, e, con l’alibi dello stato di necessità, sarebbe necessario un premier  gradito ai poteri forti , ossia alla grande finanza, tipo Draghi, che nel 2019 dovrà lasciare la presidenza della Banca Centrale Europea   o , a distanza dal gradimento estero, un personaggio come il ministro Calenda. Non escluderei  che , alla fine, possa mettere tutti d’accordo Gentiloni, soprattutto se non esagera  nell’esaltare una ripresa che è ancora molto timida  e nel riferirne il merito al precedente governo renziano. Non v’ha dubbio, infatti, che la moderazione, il civismo, l’aplomb internazionale  dell’attuale premier abbiano aumentato la fiducia degli italiani nei suoi confronti e persino in qualificati ambienti vaticani c’è chi ne tesse gli elogi.

Certo, i grillini potrebbero anche essere il primo partito, ma ben lontano dal 40% . Le divisioni interne sono pesanti, gli insuccessi delle giunte comunali  di Roma ed ora anche di Torino, di Livorno ed in tanti altri piccoli comuni, sono sempre più evidenti  come è evidente l’inconsistenza del probabile candidato premier  Di Maio. Che. al di là del facile eloquio , dell’eleganza nel vestire  e della giovane età, circostanza quest’ultima che può essere un boomerang dove  gli ultra 65enni  sono oltre venti milioni, non ha altro da offrire . Non mi meraviglierei, del resto, di una qualche scissione nel Movimento che vede violare, quando serve a qualcuno, regole prima stabilite, mentre Grillo pare voler andare in seconda fila.

Ho l’impressione, quindi, che la vera partita sia  nel centrodestra. Se davvero prevarrà la linea moderata, direi centrista, indicata dal Cavaliere sarebbero probabili il recupero di molti assenteisti dal voto e, quindi, la vittoria. In caso contrario verrebbe attuato il vecchio (e forse ancora vigente) patto del Nazareno con la variante di un premier da identificare.