Raccogliendo le parole di una carissima amica, e rileggendo il reportage della Nuova Sardegna, pagina della Gallura del 25 scorso non posso non tornare sull’argomento WWF – Casa di Andrea Quiliquini.
In effetti già mi era saltato all’occhio il titolo dell’articolo: “La storica casetta del WWF torna all’antico splendore”. Chi è del mestiere sa bene che i titoli non vengono mai fatti da chi scrive il pezzo e spesso capita che il titolo non abbia nulla a che vedere con il testo. In questo caso il testo è ben rappresentato dal titolo, chi legge l’articolo e non è stato presente alla riunione ne tra una impressione totalmente errata: sembrerebbe che i cittadini di Santa Teresa siano intervenuti subito per esprimere, magari con una certa veemenza, la loro contrarietà ad un progetto che non conoscevano e che a seguito delle spiegazioni fornite dai rappresentanti della Associazione ambientalista per antonomasia siano state aperte ed accettate visto che si sarebbero dimostrate disponibili al dialogo. Ebbene, mi duole dire che suo malgrado, la corrispondente deve aver fatto “un salto” dove si teneva la riunione, visto la compostezza dei partecipanti, sia andata via e poi con una telefonata abbia parlato con la persona sbagliata che gli ha raccontato le cose a modo suo.
Per maggiore chiarezza v’è da dire che la riunione, perché tale era e nulla di diverso, è stata organizzata, a dire le cose come stanno, con i piedi. Il perche? C’è stata la convocazione di un Consiglio comunale, dove, per dabbenaggine, di Consiglio non vi era nulla, tant’è che si erano dimenticati persino di fare l’appello, ma, queste sono sottigliezze, poiché questo Consiglio era aperto al pubblico, ci si aspettava che ci fosse l’intervento di qualche rappresentante delle Istituzioni e che la stessa Amministrazione, spiegando, dicesse la posizione che intendeva prendere su un argomento che ormai era noto a tutti in paese che sarebbe stato inviso qualsiasi provvedimento che si discostasse da un puro restauro dell’immobile. Così non è avvenuto: due parole del Sindaco come dire siete qui, mi avete chiesto di promuovere un incontro, eccovi servito, parlate.
Tutto questo ha messo di fronte due parti di cui una in posizione di vantaggio sull’altra in quanto occupante la parte ufficiale del consiglio comunale, l’altra, pubblico, non certo in posizione preminente.
La signora Bianchi, sobria nelle parole, supponente nell’aspetto, passa la responsabilità dell’esposizione della posizione dell’Associazione al suo direttore generale che, con tono deciso, fa intendere che loro hanno una proprietà, hanno previsto e progettato il loro programma, tutto per il bene del paese e nell’interpretazione della volontà del donante, con il preciso intento di valorizzare la nuova A.M.P. e dare anche una didattica di questa conquista -mi sia consentito di nutrire qualche riserva su questo- a turisti bramosi di conoscere questo meraviglioso Stretto, come se Santa Teresa non potrebbe trovare nel suo ambito persone capaci a fare da guida a turisti e studenti senza necessità di ricorrere a slide o filmati preconfezionati come scatolette di sardine. Forse quel signore aveva sottovalutato quel pubblico che aveva si sotto la sua posizione ma non era certo li per sentire una lezione non richiesta bensì per contrastare quel cemento che era stato gettato non a caso sul cortile , dopo aver sradicato piante autoctone in via di estinzione, aveva preso posto.
La reazione è stata immediata e chiara, i loro programmi non combaciavano esattamente con le finalità che avrebbe voluto il donatore, testimoniato da diversi volontari collaboratori del Prof. Quiliquini, agronomo e cultore della flora della sua terra, ma meglio di tutti dalle parole della moglie e del figlio del compianto studioso.
Tutto il dissenso sia al metodo che alla sostanza è stato esposto da poche persone in rappresentanza dell’intera Comunità, cosa questa sfuggita a chi aveva chiesto la convocazione del Consiglio comunale -per questo ci sarebbe da fare un discorso a parte. Chissà-, loro forse ritenevano che si trattasse delle pochissime persone presenti in una ristrettissima parte destinata al pubblico nella sala Consiliare. Non è così. Forse mai la comunità teresina era insorta, compatta contro questo scempio, qui non si trattava solo del compianto e amato da tutti Prof. Andrea Quiliquini, qui si era andati oltre, si voleva infrangere quel poco di storia del giovane paese e, ancor più grave, la vera storia della Gallura rappresentata da costumi e tradizioni, nonché, valori e costumi della loro terra. Ecco cosa non aveva capito la signora Bianchi che avrebbe invece dovuto valutare prima di ogni cosa visto che, anche lei, seppur saltuariamente è entrata a far parte di questa Comunità.
Questa la cronaca della giornata, condita da qualche considerazione. Quello che mi era sfuggito e che ne sono stato reso edotto qualche giorno dopo, è il siparietto finale avvenuto al margine della riunione ma, comunque, di fronte al pubblico.
Nella chiusura del suo discorso, Il figlio di Andrea, Renato Quiliquini, aveva fatto presente che era li a rappresentare lo spirito e la volontà del padre, specificatamente, sul quel terreno, unico cortile giardino nell’agglomerato urbano di Santa Teresa, e lo era anche in rappresentanza dei circa novecento cittadini che avevano firmato una petizione, nei due giorni precedenti la riunione del pseudo Consiglio comunale aperto al pubblico.
Sembrerebbe, uso il condizionale in quanto non presente, che la presidente del WWF abbia avuto l’infelice idea di mettere in dubbio la validità di tutte quelle firme sostenendo che, i firmatari avessero firmato senza conoscere il motivo e lo spirito della petizione.
Parlo per me stesso e posso testimoniare che chi raccoglieva le firme era conscio di cosa chiedeva e prima di far firmare a chi non conosceva il problema, gli veniva illustrata la motivazione. Io, che ho firmato, mi sento profondamente offeso da questa affermazione -se risultasse veritiera- della presidente, ed ancor di più mi offende la non reazione di coloro che erano vicini a lei e non hanno avuto la reazione dovuta. Offendere i circa novecento cittadini che liberamente hanno sottoscritto una petizione , significa offendere l’intero paese e questo, in particolar modo è grave se quelle persone vicine alla signora presidente del WWF, non l’abbiano, seppur con la dovuta educazione dovuta ad una signora, redarguita e invitata a limitare i suoi giudizi verso una comunità che si è sollevata per chiedere che la volontà di uno dei cittadini più illustri, non solo di Santa Teresa, ma orgoglio della Gallura tutta, venga rispettata da quell’Associazione che aveva voluto fondare a Santa Teresa e che considerava essere forse, unica, allora, atta a tutelate l’ambiente, i valori e le specie della flora locale.