Auguri Nuovo Anno 2020

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Carissimi,
il 2019 ci sta lasciando con mille contraddizioni: una bambina ci ha tolto dal torpore e dall’indifferenza, suonando una carica al mondo intero, richiamando tutti al rispetto della natura; l’instabilità , nei vari Stati, in America Latina, nel lontano Oriente, Hong Kong, nella vicina Francia, la protesta dei gilet gialli, nel nostro Paese un Salvini, bersaglio quando era al governo, bersaglio all’opposizione, e, in chiusura d’anno, le sardine.
Un anno in movimento: cosa ci riserva il futuro non è di facile previsione, quando non vi è crescita, rimane solo la speranza, lo stellone che mai ci ha abbandonato lo farà ancora?
Un augurio dobbiamo farci tutti insieme, che si trovi la forza di metterci a remare la barca Italia nella stessa direzione in attesa che ci raggiunga un vento favorevole che gonfi le vele verso un approdo sicuro.
BUON 2020 A TUTTI DA

giustusblog.it

AUGURI IN TONO MINORE PER L’ANNO CHE VERRA’. COSA SPERARE CON UN PREMIER TRAPEZISTA COSTRETTO A FARE I CONTI CON IL “GENNAIO DI FUOCO”?

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E’ tempo di chiusura dei bilanci ma, più che di numeri dovremmo parlare di uomini che quei numeri determinano. Mi si consenta di ricordare il nostro presidente al quale non riesco a dare una giusta definizione: vorrei definirlo “nano” ma non trovo le ballerine: c’era un tizio di altri tempi che aveva trovato una serie categorie e le indicava come saltimbanchi, ciondolieri e quaquaraquà. Anche queste mi sembrano troppo nobili, esclusa l’ultima per appropriarle al personaggio che un po gli si attaglia, io ho sempre pensato, sin dal primo momento che è assurto alla gloria, che si trattasse di un, per non usare l’esatto temine, lecchino. Credo che tale epiteto sia quello che più gli si addice e, tutti voi sapete che essere lecchino, vuol dire lacchè e tante altre cose che è meglio non approfondire.
Da cosa nasce questa mia convinzione che è andata sempre più avvalorandosi? Dalle sue stesse parole: aveva detto, da premier giallo-verde, con Salvini e Di Maio vice: “Il 2019 sarà un anno bellissimo. L’Italia ha un programma di ripresa incredibile”. Quale sia stata la ripresa lo hanno visto, purtroppo, gli italiani con una crescita zero. Certo, lui, l’oscuro, il trasparente professore diventato presidente del Consiglio l’anno che sta per finire è stato, comunque, bellissimo perchè è venuto il Conte-bis giallo-rosso, il leader del Pd Zingaretti lo stima al punto da vederlo candidato premier del futuro centro sinistra ed un gruppetto di grillini, capitanati dal dimissionario ministro Fioravanti, immediatamente sostituito con due ministri due, vorrebbe fare un partito “contiano” subito momentaneamente stoppati da Conte per evitare guai dagli alleati. “No un mio partito – ha tuonato nelle tre ore di conferenza stampa di fine anno – “rivolgo un pubblico appello ai parlamentari: rimanete nelle rispettive forze politiche, non alimentate passaggi che non contribuiscono alla stabilizzazione. Se c’è dissenso lavorate all’interno”. Ed ancora: le polemiche, i distinguo non ci fanno bene. La politica non ha bisogno di conflitti” ovviamente tra alleati come ormai è diventata un’abitudine, ai quali a aggiunto un minacioso monito. Ha, infatti, detto ” se si va a casa, conseguenze per tutti”, naturalmente negative in termini di voto:
No, dunque,ad un molto ipotetico Conte ter, via con la sua nebulosa agenda per arrivare alla fine della legislatura ( ne è convinto perchè, di fatto nessuno degli attuali alleati , a suo giudizio, vuole le elezioni anticipate,ma anche su questo sbaglia ),, a gennaio ” occasione per fermarci a riflettere e confrontarci per cercare di rilanciare l’azione di governo”, con quel cercare che svela come la situazione all’interno del governo giallo-rosso sia sempre più tesa: sì perchè il premier “trapezista” come l’ha felicemente definito Verderami sul “Corriere della Sera” , sa bene che per iniziare la maratona sino al 2023, dopo i centometri di sprint ( sono sue definizioni..) deve fare i conti con il”gennaio di fuoco” dove dovrà fare altro che riflessioni, ma vere e proprie battaglie interne ai giallo-rossi con anche mediazioni che allo stato sembrano impossibili. Ad iniziare dal taglio della prescrizione che entrerà in vigore il 1° gennaio, legge sostenuta con piglio ultimativo dal suo estensore ,il ministro della Giustizia Bonafede, ovviamente sostenuto a piè fermo dal suo capo politico Di Maio. Il problema è che ne Italia Viva, nè il Pd, sono d’accordo. I renziani sono addirittura decisi a votare a favore alla proposta del forzista Costa che cancella il provvedimento dei grillini (subito da Salvini). con la Boschi che ha definito “sciagurata riforma” quella che “cancella la prescrizione, ma non si abbreviano i tempi dei processi e si lasciano i cittadini nel limbo. Da avvocato sono sconvolto, da cittadina amareggiata. Se Conte ha una soluzione accettabile e credibile, saremo lieti di condividerla altrimenti voteremo la proposta Costa”. Più chiara di così!
Dal canto loro i dem proprio oggi hanno ribadito: “Conte ci ascolti o si decide in aula”, cioè presentando una proposta che rinvia di 42 mesi l’applicazione della legge voluta da Bonafede per avere il tempo necessario a varare il “processo breve”:
A mettere ulteriormente i puntini sull’i è stato il ministro Boccia: “chiedo a Bonafede di fare un passo di lato. La sua legge così non va.”
Dalla prescrizione ecco, poi, l’altro scoglio: nel decreto mille proroghe, così come ha mediato il premier, c’è la questione Autostrade con un drastico cambiamento delle norme per i concessionari ed un altrettanto drastico abbassamento dei risarcimenti in caso di azzeramento della concessione. E’ la tesi sostenuta da Di Maio ed i pentastellati per far fuori Autostrade per l’Italia dopo il crollo del Ponte Marconi. Il Pd non è contrario del tutto a togliere la concessione, ma a cambiare i risarcimenti sì a differenza dei renziani pronti a presentare un emendamento, sostenendo che non si possono cambiare le regole in corsa anche perchè così facendo spaventeremmo gli investitori e, quindi, non saremmo più credibili a livello internazionale.
Il 12 gennaio scadrà, inoltre, il termine per presentare le firme con le quali si chiede il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari ed il 20 dello stesso mese è in programma la votazione nella giunta per le immunità del Senato sul “caso della Gregoretti”, ossia sulla richiesta del Tribunale dei ministri di incriminare l’ex-ministro Salvini per sequestro di persone perchè fece scendere gli immigrati salvati da una motovedetta militare dopo tre giorni di attesa. Anche qui i renziani sono decisivi, ce ne sono due che erano in quota Pd ed ancora stanno valutando le carte, ma non sono in pochi coloro che prevedono un voto che assolva il leader leghista, che assicura di avere le carte nelle quali dimostra che Conte e Di Maio erano a conoscenza del blocco al punto che lo stesso premier, rispondendo ieri ad una domanda ha detto che sta esaminando appunti ed e mail e poi darà una risposta, segno che non è proprio sicuro di essere stato all’oscuro come fonti di Palazzo Ghigi avevano detto.
A corollario del “gennaio di fuoco” ci sono, poi, due dichiarazioni renziane: la prima è della ministra Bellanova: ora basta totem: via il reddito di cittadinanza e revisione di quota 100″, tabù per grillini. La seconda è della Boschi: “la crescita è scomparsa dalla manovra, con il nostro “piano Shock” la rilanciamo perchè prevede lo sblocco di 120 miliardi di euro (compresi reddito di cittadinanza e quota 100-ndr). Facciamo lavorare le persone anzichè concedere sussidi. Mettiamo in sicurezza il territorio, le scuole, i ponti. Meno polemiche e più cantieri se vogliamo far crescere il Paese”. Poi la stoccata finale: “fatta la manovra, salvando i conti pubblici e scongiurato l’aumento dell’Iva, i cittadini si chiederanno: cosa resta a fare questo governo?” Ovviamente senza aprire i cantieri e dare aiuti alle famiglie, altro tema caro ai renziani.
Mi pare di fuoco acceso ce ne sia molto, comprese le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, dove governano i dem. E se, per caso, perdono? Sì, ho proprio l’impressione che l’ottimismo del premier sia solo di facciata e le sue prime truppe parlamentari emergeranno presto nonostante il suo veto provvisorio.
In queste condizioni mi viene difficile parlare di auguri se non quello che prima si toglie di torno questo squallido personaggio e maglio sarà per tutti. Solo così potremo augurare a tutti di sperare che l’anno che verrà sia un anno migliore.

DOPO LE SUE STRANE PROPOSTE, FIORAVANTI DIMETTENDOSI DA MINISTRO RECUPERA LA SUA FACCIA

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In questo scorcio di feste natalizie non si fa che esprimere varie supposizioni, il gesto di Fioravanti di sicuro le aumenta, al punto che, sembrerebbe che Zingaretti riponga le sue speranze in un Conte-ter con il premier targato soprattutto PD. Forse il leader dem dimentica che i sogni svaniscono all’alba.
Torniamo sulla terra. Chi non ha criticato il Ministro della Pubblica Istruzione Fioravanti? Mi riferisco alle sue stravaganti dichiarazioni non da uomo delle istituzioni , ma da estremista di sinistra , una specie di ultrà di Serge Latouche della “Decrescita serena” che tutto è meno che serena. Invece, ora mi congratulo per il suo gesto, perchè il governo non ha dato nella manovra alla Scuola, all’università, alla formazione e alla ricerca almeno i tre miliardi di euro necessari per affrontare la grave emergenza in un settore fondamentale di una società, uno Stato, una comunità. L’aveva detto e ripetuto, ma non creduto. E lui, fors’anche per la diretta esperienza di non avere avuto una cattedra universitaria in Italia, ottenendola a Pretoria in Sud Africa, segno che i titoli li avrebbe avuti, pensando alle molte, troppe, intelligenze costrette ad andare all’estero, si è dimesso a Natale.
C’è chi lo critica perchè le Camere sono chiuse ed ha colto tutti di sorpresa, mai nessun ministro nella storia politica della nostra Repubblica s’è mai dimesso nel periodo natalizio. Si dimentica, però, che proprio scegliendo il Natale ha dato maggior risalto al suo gesto che è , sì, clamoroso, ma conferma la gravissima insensibilità di chi ci governa nei confronti di un settore fondamentale di uno Stato, perchè determinante per il futuro di una società dove la cultura è diventata un settore trainante anche per l’economia.
Fioravanti era un grillino sui generis, ossia imprestato ai penta stellati, ora rimarrà parlamentare (ma quanto durerà la legislatura?) per continuare la sua battaglia, ed un quotidiano ha annunciato che farà un suo gruppo autonomo a sostegno del governo per poi costituire un nuovo partito.
Speriamo non rovini il suo bel gesto fondando un nuovo e piccolo movimento politico. Ne abbiamo già troppi, nati, talvolta, per interessi personali e quotati, sin ora, all’1, massimo 2%.
Una cosa, comunque, è certa : Fioravanti ha dato un altro brutto colpo ai giallo-rossi e, in particolare, ai grillini dove, secondo una notizia di stampa, Di Maio avrebbe creato una schiera di suoi dirigenti per spiare i parlamentari grillini, soprattutto quelli del Senato che potrebbero dire addio al Movimento attratti dalla sirena salviniana od anche reanziana.
Di certo per il governo sarà un gennaio di fuoco e tutti i sondaggi -per quel che valgono- dicono che la maggioranza degli italiani ritiene che il Conte-bis abbia vita breve: Stai a vedere che si va ad elezioni anticipate in primavera. Stai a vedere che questa ci si azzecca? Tutto sta che Renzi abbia fatto bene i suoi calcoli per spegnere il sonno fantasioso di Zingaretti.

LE SARDINE, PESCE AZZURRO O FIGLI DI PAPA’?

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E’ da un po di giorni che mi pongo una domanda, un interrogativo che mi da un certo tormento, che non trova spiegazione, cerco di trovare qualche altro che si sia posto il problema e non trovo nulla, mi scoccia tremendamente essere così singolare, in una così banale problematica, credo di averlo sognato, uno di quei sogni che non hai visto ma sai che è successo, ebbene, devo dirlo: mi viene difficile capire questi movimenti pseudo spontanei che si barattano al grande pubblico come salvatori della patria con valori sino ad ora sconosciuti. Ne ho visti tanti, da Di Pietro a Grillo, tanto per citarne alcuni e non tornare indietro sino al sessantotto se no dovrei citare anche l’uomo qualunque.
L’ultimo, in ordine di tempo è questo strano raggruppamento di giovani e meno giovani che pittorescamente si sono attribuito il nome di “sardine”, quel pesce che molti conoscono e che rappresenta il baluardo del pesce azzurro tanto predicato per il benessere che se ne ricava come cibo, per quanto all’appartenenza alla parte bassa della classifica nelle specie nei prodotti ittici. Ma, questa disgressione poco c’entra con il discorso di questa nuova aggregazione che si propone di salvare il Paese da quella calata di barbari che tanto piace ad una maggioranza degli elettori, almeno secondo i continui risultati delle società di rilevamenti demoscopici che rilevano le intenzioni di voto.
Il mio scetticismo sulla spontaneità di queste apparizioni così naturali, nasce da un ragionamento, inizialmente, ragionieristico che non dovrebbe essere solo mio, ma, prima di me, doverosamente, delle istituzioni che sono preposte alla vigilanza, la magistratura.
Se dopo qualche lustro si è, giustamente, occupata di indagare sulla fondazione che finanzia una manifestazione ricorrente che fa capo ad un leader politico, Renzi, a maggior ragione avrebbero il dovere di indagare su questi strani movimenti che nascono, dicono loro, spontanei nel giro di una notte di insonnia.
Chi ha un briciolo di dimestichezza con la politica sa bene come sia impossibile fare le nozze con i fichi secchi, altrettanto impossibile è fare politica senza finanziamenti, quindi, non si capisce perché questo non è stato fatto.
Ebbene, il dubbio nessuno riesce a toglierlo dalla mia mente: questi riescono a mettere insieme dalla sera alla mattina una moltitudine, spostano masse da piazze distanti tra loro, e, in una stato dove si ricorre al reddito di cittadinanza, ci si sposta con la facilità, tutto gratis, ognuno di tasca propria.
Dicono di non avere una ideologia omologata, per partecipare alla festa è sufficiente urlare contro Salvini e anche con qualche sussurro ci si inserisce anche Giorgia, no, non la nota cantante, la Giorgia Meloni, e, chi ci si butta dentro al vortice, andando proprio al centro dello sciame delimitato a palla? Saviano, quello che viaggia con tanto di scorta pagata dai cittadini mentre lui da ciò che gli procura eventuali guai, i suoi romanzi, ne trae lauti guadagni tanto da potersi permettere di pagarsi almeno la sua giusta ed indispensabile difesa.
Ragazzi che si riuniscono nelle piazze a cantare Bella ciao, come inno della resistenza, quella della sinistra (come se liberazione fosse una prerogativa solo di sola parte ), come antidoto a Salvini. Ma cosa c’entra quell’uomo con Bella ciao?
Il mio cruccio non riesce a trovare soluzioni che possa liberare la mia mente: da dove gli arrivano i finanziamenti a questi bravi ragazzi che si sono messi a disposizione di noi tutti? Neppure il due per mille può sanare il mi dubbio, non c’era nessun pesce quando abbiamo presentato la denuncia dei redditi; che siano tutti dei figli di papà? Bho
Qualcuno ha scritto di loro: “Ragazzi normali, sconosciuti nelle sezioni i partito e senza un passato da militanti che dall’idea di una notte insonne hanno conquistato le prime pagine dei giornali”.
Che strano Paese è il nostro! Speriamo che non si sveglino i cefali oppure gli sgombri:

CONTE DOVREBBE CAPIRE CHE IL SUO MOMENTO E’ PASSATO

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Una certa parte politica grida al successo di Conte nei suoi interventi alla Camera e al Senato sul problema Mes. Forse c’è qualcosa che mi è sfuggito, non sono riuscito a capire dove Conte abbia potuto quantificare questo successo personale, forse è che, quando lui parla a me appare una certa sua posizione prona, senza però staccarsi dalla poltrona conquistata non si sa come, tanto che non riesco a seguire il filo del suo discorso. Ma, io posso essere prevenuto di certo una cosa c’è: se Salvini, Meloni, Berlusconi e qualche altro non avessero trovato a che dire, quanti italiani sapevano di questo Mes? Questa operazione mi ricorda tanto un’altra operazione…segreta: una fetta di mare donata senza colpo ferire, sulla testa del Parlamento fatta da un alt Presidente che, tanto nato prono mai era riuscito a sollevarsi, tant’è che chi ha imparato a conoscerlo, se lo è tenuto talmente stretto da volerlo nella Commissione europea con uno di quegli incarichi che mai l’Italia avrebbe sperato di poter ottenere se solo non fosse sopraggiunta la crisi di governo che ci ha regalato il conte bis con quel tal Zingaretti che aveva urlato contro i pentastellati come fossero i rappresentanti del demonio in terra per poi rimangiarsi tutto quando due parole di Renzi, pronunciate a dimostrazione che che lui non contava nulla o, cioè, quanto il due di coppe con bastoni briscola.
Ora, diamoci una regolata se le parole di Conte hanno valore, non saprei, quando, nei fatto si trova con una maggioranza parlamentare clamorosamente spaccata, e solo un escamotage trovato dal ministro dell’Economia Gualtieri che potrebbe, forse, salvarlo. Da quanto è si apprende sembrerebbe che nell’imminente eurogruppo, l’Italia sosterrà che va unito tutto il pacchetto: salvastati, Unione Bancaria, bilancio europeo. E se la UE non accetta, minaccierà di porre il veto proprio sull’Unione Bancaria. Un modo per determinare un rinvio del Mes che il Pd sostiene a spada tratta ed il premier vuole firmare. Se, come sembra, la proposta di Palazzo Chigi, è di rimettere la questione al Parlamento l’11 dicembre e di sostenere il “pacchetto”, pur rilevando la validità del Mes, forse alla fine anche i grillini si allinieranno, sottolineando, però, che il Salva Stati va profondamente cambiato.
Non mi soffermo sugli interventi del Centro-Destra e neppure sugli scomposti attacchi e contrattacchi tra Conte e l’opposizione, peraltro ricambiati con gli interessi, a ragione o torto, il resto lo abbiamo visto sul volto di Di Maio, statuario, non un sorriso, non un movimento di alcun muscolo facciale, indifferenza spettrale alle parole di Conte, una presenza di dovere senza alcunchè d’altro.
La maggioranza, comunque, è spaccata su tutto e l’accordo a tre sulle manette ancora più forti ai grandi evasori fiscali (emendamento governativo varato in Commissione Finanze della Camera) norma che è stata immediatamente contestata dalla Confindustria, sostenendo che così nessuno verrà ad investire in Italia, ha visto il no di Italia Viva, mentre le opposizioni hanno abbandonato la seduta prima del voto. E al Senato se rimane il no renziano, la maggioranza non esiste.
Le divisioni tra i giallo-rossi sono emerse anche nello “spazzacorrotti” con un rinvio in materia di fondazioni che hanno fatto dire a Renzi: “di giorno sui social fanno i moralisti e di notte (la decisione è stata presa nel vertice notturno disertata da Italia Viva), di notte in Camera salvano le loro Fondazioni.”
Comunque la mettiamo, qualunque possono essere le simpatie politiche il risultato è lo stesso: stiamo facendo ancora una volta una gran brutta figura a livello internazionale e continuiamo a spaventare risparmiatori ed investitori. Ma di questo passo chi comprerà i nostri titoli di Stato o verrà a sostenere la nostra attività imprenditoriale ? Anche a costo di un esercizio provvisorio, una sana crisi potrebbe dare fiato all’Italia, ovviamente, ricorrendo al giudizio del popolo