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La signora Sandra Milo, dopo aver fatto uno sciopero della fame (cosa di poco conto per un giovane, ma…a ottantotto anni ?!) e essersi incatenata davanti a Palazzo Chigi per essere ascoltata dal nostro Premier, è riuscita nell’intento.
Chi non esprime parole di stima verso questa vegliarda dello spettacolo che con grande spirito si è ‘immolata’ per sostenere la causa della gente dello spettacolo in questo periodo di crisi. Un gesto rischioso ma, degno maggior rispetto che mi permetto di sottolineare con affettuosa stima.
Ebbene, il Premier Conte dopo averla fatta attendere un paio d’ore sotto un sole estivo, è arrivato trafelato, dopo essersi accertato della presenza della stampa, TG1 in testa, quella della cronaca politica, nonché quella del gossip, sorpreso… ha immediatamente invitato l’artista a raggiungerlo nei suoi uffici e preferendola ai ministri che tutti, li attorno al tavolo stavano ad attendere, ha trascorso con lei circa un’ora.
Cosa si sian detti non è dato sapere e, in fondo, poco conta: sicuramente, con parole educate e edulcorate al dolcificante qb per tenere sotto controllo la glicemia, promesse e poco più.
La Signora Milo, all’uscita da Palazzo Chigi, si è trovata attorniata dalla schiera di giornalisti più interessati a lei che alla solita chiacchierata del post Consiglio, con aspetto pienamente soddisfatto ha dichiarato: “Un uomo di altri tempi. Tutto Pietro Nenni”.
Mi scusi Signora, ovviamente, si riferiva all’aspetto

NON E’ TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA – MEGLIO NON ILLUDERSI, PURTROPPO IL PEGGIO E’ ALLA PORTA

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Meno tasse e più posti di lavoro: sembra uno slogan di sindacalisti: certo sarebbe la medicina che ci vorrebbe e che ormai siamo in molti ad auspicarlo anche se siamo nelle condizioni di guardare in faccia la realtà e, dobbiamo con grande rammarico prendere atto che siamo sull’orlo del precipizio e stiamo scivolando verso il grande disastro. La povertà, la disoccupazione sono ormai un fatto assodato a dirlo sono tutte le Associazioni che si occupano del problema.
A poco valgono gli annunci che vorrebbero portare una briciola di speranza, lo annunciano, con Colao (il quale vive a Londra), che stanno preparando l’Italia per i giovani, mentre con il ministro dell’Economia Gualtieri già dichiarano che diminuiranno le tasse di 10 miliardi con i molti euro che potremo avere, anche a fondo perduto dall’UE. Esulta il premier Conte perché Bruxelles l’avrebbe ascoltato, quindi una vittoria per l’Italia, ma intanto pone la fiducia al Senato sul decreto scuola per evitare ulteriori discussioni e pericolosi emendamenti delle opposizioni con rischi per la tenuta della maggioranza. Ministri (molti lo sono per caso) e premier (anch’esso per caso) si alternano in Tv per dire che la burocrazia non porrà più ostacoli, che gli aiuti ad aziende, famiglie e lavoratori arriveranno più celermente, che la ripresa ci sarà ora che anche l’UE ci aiuta e chi ha più ne ha, più ne metta, con il TG 1 che fa sempre più da megafono per il governo.
Purtroppo la realtà è ben diversa perché povertà e disoccupazione aumentano, i soldi di Bruxelles non solo sono del tutto certi, comunque arriveranno a rate fino al 2022 e noi ogni anno dovremo pagare il nostro tributo a Bruxelles, quasi pari, nel biennio, a quel avremo non tutto insieme a fondo perduto, quindi quasi una partita di giro: e siamo tra i maggiori beneficiati dello sforzo compiuto, se l’Olanda non frenerà, dall’Unione. Ovviamente dovremo anche a fare i conti con il nostro debito che cresce visto che i nostri titoli di stato vanno, per fortuna, a ruba anche se aumentano appunto il nostro altissimo debito. Intanto la situazione socio-economica dell’Italia peggiora ogni giorno di più, il neo presidente di Confindustria Bonomi parla di altri disoccupati -da 700 mila ad un milione- se non arriveranno risorse, Confartigianato e Confcommercio sottolineano situazioni da brivido e Coldiretti e Confagricoltura elencano previsioni da paura. Gli ordini professionali, a partire da quello degli avvocati, lanciano continui allarmi e la nostra principale industria, ossia il turismo, è ferma e la ripartenza, se ci sarà, sarà, bene che vada, a metà anche per le imposizioni del famoso Comitato Tecnico-Scientifico che continua ad imporre condizioni come se si trattasse, per i suoi componenti, una rivincita sul fatto che il premier ha anticipato la riapertura. Altri Paesi hanno riaperto le frontiere, noi non sappiamo nemmeno se potremo andare da una regione all’altra e mentre i campionati di calcio sono ripartiti in molte nazioni dell’UE forse nel tardo pomeriggio avremo qualche lume sul nostro con un ministro dello sport, un grillino, che pare dipendere dal Comitato tecnico scientifico che impone rigidità assurde persino con quarantene di tutta una squadra se un raccatta-palloni venisse trovato contagiato. A proposito di assurdità ve ne segnalo una che è da urlo. Un disoccupato (in attesa della cassa integrazione, la moglie è anch’essa in cassa integrazione senza ancor aver ricevuto nulla) era già in grave difficoltà a dare da mangiare ai due figli ancora piccoli, poi gli hanno fatto un controllo ed è il tampone ha avuto il responso positivo. Subito in quarantena moglie e figli e tutti coloro con i quali è stato in contatto. Due giorni dopo doveva fare il secondo tampone, ma doveva pagarselo: un pasto per la famiglia o il controllo. L’ha aiutato la Caritas o altra organizzazione cattolica. Per fortuna il secondo tampone ha dimostrato che non era stato contagiato dal virus, ma il problema della sopravvivenza è rimasto anche perché gli è stata rifiutata la richiesta del bonus viveri in quanto cassaintegrati lui e la moglie anche se di euro non hanno visto ancora traccia. E questo non credo sia un caso isolato. Come ulteriore beffa a questo lavoratore la scuola calcio dove andava il figlio gli ha chiesto il pagamento anticipato per la nuova stagione: ai danni anche le beffe come le cartelle del fisco che continuano ad arrivare ed il contenzioso finisce dal giudice di pace che ha ripreso a lavorare.
Sono, queste, realtà che il Banco Alimentare constata, all’ennesima potenza, ogni giorno e il suo presidente parla di 10 milioni di poveri, mentre l’Istat prevede per questo mese 385 mila disoccupati in più ed afferma che la fiducia delle imprese è scesa ad un numero storico.
Certo, non è tutta colpa di questo governo, ma gli errori compiuti sono evidenti e l’imperizia -ed uso un eufemismo- di certi ministri risalta ogni giorno di più se esponenti della maggioranza invocano un rimpasto e l’ex- capo grillino Di Maio ed il leader di Italia Viva Renzi inviano, quasi quotidianamente, messaggi cifrati e non al premier Conte che manderebbero volentieri a casa e che, alla fine, diviene anche lui, pur senza accorgersene, una vittima della situazione. Il guaio che lo sono anche tutti gli italiani, ossia la stragrande maggioranza, esclusi coloro che dalla pandemia e dalle decisioni governative hanno tratto vantaggi o speculazioni.

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CERTIFICATO NON SIGNIFICA PASSAPORTO
Chiedere una certificazione sanitaria per spostarsi da Paese a Paese e da regione a regione, in tempo di covid19 e di pandemia credo sia abbastanza sensato, nel rispetto reciproco di tutti. Forse, sarebbe stato compito precipuo della pletora degli scienziati esperti nominati dal Governo, e, perché no, dalla stessa Europa.
La cosa è risultata strana perché a chiedere tale certificazione è stato il governatore della Sardegna, e lì, anziché complimentarsi, tutti a dargli addosso.
Certo, la reazione scomposta del sindaco di Milano non è stata a livello del suo rango, tanto più che la proposta Solinas non era rivolta alla capitale lombarda, bensì a tutto il territorio nazionale e non voleva essere discriminatoria, bensì cautelativa nei confronti di tutti coloro che si spera arrivino nell’isola per trascorrere una vacanza serena e tranquilla.
Intanto è bene chiarire che non si è mai parlato di passaporto o di patente, bensì di una semplicissima “certificazione sanitaria” rilasciata dal medico di base o anche da una farmacia, pertanto non si può dire vi sia nulla di offensivo ne discriminante come sembra l’abbia interpretata il signor Sala.
In effetti, la certificazione richiesta avrebbe lo stesso ed uguale senso quale quello della mascherina: non servirebbe per mettere all’indice nessuno ma solo a tutela propria e del prossimo.
Ciò detto, tanto per rispondere al cittadino Sala, da cittadino sardo alla sua ‘boutade’ : “…da cittadino prima ancora che da sindaco: quando deciderò dove andare per un weekend o una vacanza me ne ricorderò”.
Non conosco i gusti del cittadino Sala quindi non so se la Sardegna sia mai stata di suo gusto e pertanto se lo fosse credo sia sempre stato ben accolto, l’ospitalità sarda non ha mai fatto discriminazioni, e, se non tornasse solo per evitare di mostrare una semplice certificazione, ne saremmo enormemente dispiaciuti ma, certamente, consci che, come appunto dice, purtroppo, anche se con rammarico, dovremo farcene una ragione. Per nostra fortuna, pur essendo un ‘cittadino di rango, lui, Sala, sotto l’aspetto vacanze, non rappresenta ne tutta la città di Milano, tanto meno la Lombardia.
La Sardegna, da sempre, ospita moltissimi lombardi cui piace soggiornare, molti dei quali la preferiscono anche come seconda residenza e, ne sono sicuro, non rinunceranno al piacere di poter godere del sole, del mare, della gente sarda e della loro ospitalità, solo perché il cittadino Sala nutre qualche perplessità per una semplice certificazione.

CHI HA PAURA DELLA LIBERA STAMPA ? INTANTO IL TG1 E’ SEMPRE PIU’ SCANDALOSAMENTE IL TG PALAZZO CHIGi

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Ci mancava solo la manifestazione di Sandra Milo che si è incatenata di fronte a Palazzo Chigi per protestare nei confronti del Governo, totalmente assente nei confronti della categoria degli artisti, trascurati senza sostentamenti, neppure le promesse, dimenticati. E lì, manco a dirlo, Rai 1 in prima fila c’è mancato poco che sulla cosa facesse un TG1 speciale, in particolare a sottolineare l’evento il nostro Premier ha aspettato che si approssimasse l’ora della convocazione del Consiglio dei Ministri per fare lo show e di fronte alla nutrita schiera della stampa ha deciso di ricevere l’incatenata e l’ha trattenuta per circa un’ora, a colloquio, ritardando così la riunione del Consiglio.
C’è da dire che tutte le circostanze sono buone per mettersi bene in mostra, egemonizzando il video, in particolare quello di Rai 1, orami comunemente chiamato TG Palazzo Chigi.
Questo stato, ormai appurato è talmente rilevante che c’è chi ha paura della libera stampa e, probabilmente, anche di una democrazia un po’ maltrattata come la nostra. Così aumentano gli episodi, soprattutto sul web, di hackers che infettano con una pioggia di virus i computer di chi osa criticare il potere. E’ capitato che comunque, malgrado tutto, si torni a scrivere qualcosa su una sempre più desolante situazione politica, economica e sociale con il 63% degli italiani che teme la rabbia sociale ormai esplosa e tale da impedire -si ritiene- la ripresa del Paese.
Dovrebbero, però, chiedersi gli intervistati di chi è la responsabilità di questa situazione che rischia realmente d’essere drammatica e perché, ad esempio, di tale realtà non si trovi traccia o quasi nel servizio pubblico radiotelevisivo, sempre più egemonizzato dai partiti oggi al governo e con il Tg ammiraglio, parlo del Tg1 ormai inguardabile perchè scandalosamente trasformato nel TG Palazzo Chigi. Troverete sempre, in tutte le salse, il premier Conte che incontra, dichiara, rassicura, fa finta di scusarsi per i ritardi negli aiuti a famiglie e imprese, ma esalta i miliardi di euro stanziati, miliardi forse solo sulla carta con l’Inps, a guida grillina, che monopolizza molto e rallenta, quindi, molto, ma non doveva occuparsi di pensioni? Al secondo posto campeggia il ministro Boccia, ora che il comitato tecnico-scientifico e consulenti ultra-sanitari annessi sono un po’ all’angolo perché la politica ha deciso la riapertura a sulla spinta dei presidenti di Regione, tra i quali campeggia l’amicizia e la stretta intesa tra l’emiliano Bonaccini, eletto presidente della Conferenza Stato-Regioni dalla maggioranza di centro-destra, e il veneto Zaia. Boccia s’è trovato all’improvviso in primo piano avendo il rapporto con le regioni ed ha sfruttato l’occasione, ma ha commesso, nonostante la sua esperienza politica, il grave errore d’essersi inventato i 60 mila gendarmi anti-movida, tutori del distanziamento e delle mascherine, provocando l’irata reazione non solo dell’opposizione, ma di big ministri come quello della Difesa e quella dell’Interno, oltre alla contrarietà dei grillini ,costringendo il premier a bloccare, per il momento, l’iniziativa. Ovviamente il TG1, prima dell’intervento del capo supremo, ossia il premier, aveva dato per scontato, sottolineandolo con enfasi, il provvedimento a dir poco sconcertante perché promuove quasi al rango di gendarmi persone del tutto digiune e, quindi, completamente inadatte ad un ruolo di tale responsabilità visto che sarebbero state scelte tra chi ha il reddito di cittadinanza e chi quello d’emergenza.
Di certo, inoltre, non avrete trovato su Tele Palazzo Chigi notizie interessanti riportate dai principali quotidiani come, ad esempio, l’attacco al governo non di un bieco oppositore, ma del sindaco dem di Milano Sala, contenuto in una pagina di intervista pubblicata domenica da “La Repubblica”.
Già il titolo era significativo: “E’ come essere in un nuovo dopoguerra. Per ripartire serve un governo di capaci”. E per far comprendere bene quel che pensa sottolinea “…. una parte dei ministri non è stata nominata per comprovata esperienza specifica del settore di cui si occupa o per una lunga esperienza politica. Perchè parliamo sempre di meritocrazia e poi accettiamo che i ministeri non siano guidati dai più competenti?….Serve un governo di competenti, tecnici o politici non fa la differenza”.
Come dargli torto anche quando dice che il centrosinistra “deve alzare lo sguardo e darsi un’idea di futuro”, segno che ora non ce l’ha ?
Su TG Palazzo Chigi non troverete, inoltre, traccia dell’attacco del vice-ministro al Mit Giancarlo Cancellieri alla sua ministra, la dem Paola De Micheli, accusata di “nascondere i contenuti della trattativa con Aspi”, ma questo dossier non lo conosce nessuno né il M5S né altre forze di governo né il presidente del Consiglio che lo tiri fuori. Il tempo è scaduto” Non vi sembra anche questo un ultimatum che doveva essere riferito, soprattutto considerando che i grillini pretendono sia tolta la concessione alla Società Autostrade e, per questo, hanno bloccato la richiesta di Atlantia per un prestito, garantito dallo Stato come previsto dal decreto liquidità, per un miliardo e 100 milioni di euro con il risultato che la società ha bloccato l’investimento pluriennale di 14,5 miliardi di euro, stanziando solo 900 milioni per l’ordinaria manutenzione?
Ovviamente nessuna traccia delle dichiarazioni del presidente dei deputati dem Del Rio, critico nei confronti del governo, sullo scontro notturno tra il premier e la ministra dell’Istruzione costretta, alla fine, a cedere sul concorso per l’assunzione dei precari dopo aver minacciato le dimissioni. E, soprattutto, nessun riferimento all’intervista rilasciata il 23 maggio al “Corriere della Sera” dal Procuratore generale di Bergamo e Brescia (da lui dipende anche la Procura di Cremona) Rispoli sull’inchiesta aperta per “le decine di denunce da Nembo e Alzano Lombardo anche a rappresentanti di governo e Regione”
Il riferimento alla mancata “zona rossa” in Val Seriana ed all’esigenza -sottolineata dal Procuratore generale-” di accertamento dei fatti ineludibile in considerazione della straordinaria gravità e della pressante richiesta della popolazione di fare chiarezza.”
Mi fermo qui perché gli esempi -ed ovviamente ve ne sarebbero altri- mi sembrano già significativi e, forse, qualcun dovrebbe consigliare al premier Conte l'”usura tv” che i bravi big televisivi evitano con molto cura. Già il suo governo è andato sotto nei sondaggi, già lui stesso è sceso nella fiducia degli italiani che stanno svegliando dall'”incantamento ” causa paura covid-19 che molti neurologi, psichiatri e psicologi avevano indicato, prevedendo, poi, il ritorno alla normalità dal punto di vista psichico, uscendo dal rapporto figlio-padre con il padre chi comanda come il premier. Meno Tv, in sostanza per Conte che stabilito l’armistizio con Matteo Renzi, dovendo, però, mantenere gli impegni presi, deve guardarsi dai crescenti malumori del Pd e, soprattutto, da un Di Maio che intende riappropriarsi dei grillini ed ha sempre più nostalgia di un Salvini che addirittura gli aveva promesso Palazzo Chigi .

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Qualche spigolatura saltando da uno all’altro quà e la.
L’On. Meloni nel suo intervento alla Camera nella seduta del 21 maggio 2020: “ ….Presidente Conte, nel suo decreto lei ha data 120milioni per ‘bonus monopattino, 50milioni per le mascherine (sono spariti in pochi secondi), 50milioni per l’invalidità: per lei sono più importanti i monopattini che gli invalidi….”
“Ci aveva raccontato che con i primi interventi che avrebbe avuto l’effetto di una ‘potenza di fuoco mai vista’. Aveva perfettamente ragione, infatti, nessuno l’ha mai vista…”.

Tremonti: “Il basso costo del petrolio fa saltare l’economia nel mondo e l’Europa ne subirà le maggiori conseguenze: i Paesi produttori avranno un minor incasso e sono quelli che trattengono e controllano il flusso dell’emigrazione (Egitto, Libia ecc), come faranno nei prossimi mesi, se questa situazione persiste, a trattenere quel flusso?”
“Un decreto immenso: se dovessimo prendere a caso un articolo di quel decreto e consegnarlo ad uno qualsiasi dei parlamentari che dovranno votarlo, nessuno riuscirebbe a darci una spiegazione, no per altro, bensì perché non lo hanno capito. Se per noi è così difficile, come si può pretendere che lo capiscano le partite iva?”

Velardi: “La crisi: vedo sotto casa tanta gente che va a lavorare, è felice, un buon segno, forse le cose stanno funzionando”.
“La burocrazia, le montagne di carte per qualsiasi progetto non sono altro che l’affermazione del potere per i burocrati che ritengono gli altri solo sudditi”.

Minoli: “L’Italia, un palazzo con crepe tremende”.
“Conte: parla continuamente fiume di parole inutili, è meglio sentirlo senza sonoro, tanto dice solo ‘nulla’, come le sue cinquecento pagine di decreto”

Molinati: “No, l’Italia ha retto all’impatto virus, l’errore è stato nell’aprire il Paese con grave ritardo”.

Palombelli: “ Nel momento che si liberano cinquecento pericolosi delinquenti, non si può no dare fiducia alle persone per bene”.

LE STELLINE DI GIUSTUSBLOG.IT RENZI METTE CONTE CON LE SPALLE AL MURO: O CEDE ALLE RICHIESTE DI ITALIA VIVA O DOMANI VOTA LA SFIDUCIA A BONAFEDE E FA CADERE IL GOVERNO

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E così siamo arrivati alla resa dei conti. Domani il Senato dovrà votare ben due mozioni di sfiducia nei confronti del Guardasigilli Bonafede, reo (si fa per dire ) di aver concesso i domiciliari ad un nutrito numero di capi mafia, la maggior parte in carcere nel 41/bis. Questo mette con le spalle al muro il premier Conte, quindi, temporeggiare non è più possibile e deve decidere, o nella giornata odierna accetta le richieste di Italia Viva o domani, al Senato, i renziani voteranno la sfiducia al ministro e capodelegazione grillina Bonafede. La tentazione per Matteo Renzi è forte perché lo scontro con Bonafede viene da lontano e sulla prescrizione è ancora presente, mentre i suoi sono stanchi di essere considerati come aggiuntivi pur essendo 17 senatori contro i 37 del Pd che primeggia in ministri e con dicasteri importanti ad iniziare dall’Economia.
Certo con la drammatica situazione socio-economica nella quale si trova il Paese, una crisi di governo potrebbe sembrare un suicidio politico soprattutto se, davvero, il Presidente della Repubblica insistesse, come sostengono i rumors, nell’andare al voto anticipato se cade Conte. Ma è proprio così? Ho qualche dubbio anche perché molti grillini e molti dem sanno benissimo che non tornerebbero in Parlamento ed il numero di “responsabili” aumenterebbe di molto per sostenere un nuovo esecutivo, circostanza che Mattarella non ignorerebbe.
D’altra parte se Renzi non ottiene fatti concreti, rifiutando per non essere accusato di poltronista, un rimpasto che Conte potrebbe concedergli, come fa a respingere le dimissioni di Bonafede perdendo del tutto la faccia? Oltretutto è da troppo tempo che critica il governo Conte che pur ha fatto nascere ed è stato sempre sul punto di farlo cadere, facendo, poi, marcia indietro con il risultato che Italia Viva non decolla nei sondaggi e lui stesso non risale la china dei consensi personali.
In sostanza, questa volta non ci sono mediazioni che tengano ed i due protagonisti non possono più andare avanti quasi facendo finta che tutto vada bene madama la marchesa quando, invece, tutto va male, anzi malissimo con quel decretone Rilancio che, forse, oggi -a sentire un paio di ministri grillini- vedremo in Gazzetta Ufficiale dopo gli ulteriori aggiornamenti e che ha sollevato valanghe di critiche persino tra gli alleati di governo che stanno preparando molti emendamenti. Né può confortare il fatto che Macrone la Merkel si siano accordati per 500 miliardi del Recovery Fund, con la prospettiva per l’Italia di prenderne un centinaio senza doverli restituire visto che già i Paesi del Nord Europa si son detti contrari.
Né, inoltre, giova al governo la polemica interna sul prestito di 6 miliardi e passa di euro per il prestito alla FCA (ex-Fiat)da parte di Banca Intesa con garanzia dello Stato sul 70%: Leu s’è messa di traverso ed anche il vice-segretario dem Orlando ha espresso pesanti critiche perché la Società automobilistica ha sede in Olanda, considerata un paradiso fiscale, mentre i grillini vogliono controlli più incisivi per impedire che quel prestito posa finire fuori d’Italia. Il ministro Gualtieri ha precisato che l’azienda utilizzerà il prestito per potenziare gli stabilimenti in Italia e fatto significativo i nostri tre principali sindacati, compresa la CGIL di Landini sostengono l’operazione come ha fatto Matteo Renzi in questo sulla stessa linea -altro elemento di rilievo- di Salvini e della Meloni .
A completare un quadro già molto complicato e incerto ci sono il governatore veneto Zaia, molto vicino al suo collega dem dell’Emilia Romagna, che spara a zero sul governo, dicendo “le Regioni fondamentali. Ci sono stati pasticci e li hanno fatti a Roma”; la Confindustria all’offensiva nei confronti dell’Esecutivo; il caos scuola con l’allarme lanciato dagli esperti sul rischio che non si trovino i presidenti delle commissioni per la maturità e la forte delusione dei componenti del Comitato tecnico-scientifico e delle altre task force per essere stati ignorati dal premier Conte con la grande riapertura da essi ritenuta pericolosa.
Riepilogando: domani al Senato sapremo se Renzi , che ha annunziato di parlare lui a nome di Italia Viva, avrà fatto un’altra finta o se è deciso a mandare a casa il premier Conte. Uno dei due perderà sicuramente la faccia, credo lo sappiano. Quale sia, invece, l’interesse di noi cittadini lo diranno gli sviluppi successivi.

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LE REGIONI VINCONO IL BRACCIO DI FERRO CON IL PREMIER : ALLENTATE LE MISURE DI SICUREZZA,MA
INAIL , COMITATI E TASK FORCE LANCIANO ALLARMI0E DE LUCA RIEVOCA TOTO DI “ARRANGIATEVI !”
Ognuno di noi ha la parte buona e quella che lo è meno, certo, non mi escludo da questo giudizio: io come tutti, credo, speriamo che la parte migliori di noi sia sempre quella superiore, però non è sempre così. Mi si perdoni se oggi credo proprio che a prevalere non sia proprio quella, dico di me: cosa si può fare se ormai non digerisco più i pistolotti serali di Conte che continua a sciacquettare, magari mentre consumiamo il pasto serale, il suo bla,bla quotidiano.
In queste righe scritte con lo spirito di informare voglio iniziare “rubando” le parole della senatrice Bernini Capo Gruppo al Senato di Forza Italia: “Se Conte fosse Mosè, al posto dei Dieci Comandamenti, avrebbe scritto i diecimila articoli”. Io, più prosaico traduco: “parole al vento che si disperdono in un oceano in burrasca”. Sto esagerando? Chissà!
Per nostra fortuna questa volta dalla parte opposta del tavolo c’erano i presidenti delle regioni che, a prescindere dal colore politico che rappresentano, hanno chiarito al signor presidente che loro conoscono il territorio, loro sono stati a sentire sindaci (coraggiosi e pavidi), loro hanno ascoltato le categorie interessate hai problemi del loro lavoro. Se avesse chiesto ai soloni della scienza di tirare su il sederino dalla poltrona e andare a visitare il territorio, a parlare con la gente, anziché raccontare stupidaggini, forse avrebbero capito che cinque metri quadrati per un asciugamano su una spiaggia rappresentano la grandezza della cretinaggine del cervello che lo ha proposto.
Per fortuna questa volta il premier Conte ha fatto marcia indietro dinnanzi al blocco dei governatori regionali che, anche sulla base delle richieste delle varie categorie ed al rischio di vere e proprie rivolte a partire dal Nord, chiedevano riaperture più ampie con regole diverse da quelle imposte da Inail e da Comitati, sottocomitati e task force. Così, dopo un durissimo braccio di ferro, le regole, contestate da tutte le categorie, sono state cambiate in corsa e dal distanziamento di 4 metri ai ristoranti, a tavola, al mare si è passati al vecchio 1 metro. Inoltre, come aveva chiesto Matteo Renzi, dal 3 giugno riapriremo non solo tra le nostre regioni, ma anche le frontiere con i Paesi dell’UE, Svizzera e Principato di Monaco con i turisti che verranno in Italia non dovranno fare quarantena. Un bel passo avanti anche perché rischiavamo di essere i più chiusi d’Europa con ulteriori gravi conseguenze per la nostra economia già disastrosa considerato che Austria, Germania, Francia e Svizzera avevano già riaperto le frontiere tra loro.
Probabilmente Conte s’è spaventato per la reazione del mondo produttivo alle regole decise dal governo con imprese e commercianti in estrema difficoltà tanto che solo 6 su 10 avrebbero riaperto e cifre sul 70% e più per cento tra i ristoranti, mentre non pochi alberghi sarebbero rimasti chiusi e tutto questo certo per regole ritenute inaccettabili, ma anche perché non arrivano gli aiuti richiesti a meno di non essere la nuova Fiat alla quale Banca Intesa ha subito dato 6 miliardi di euro richiesti con la garanzia del 70% da parte dello Stato. Nulla di irregolare intendiamoci anche se qualcuno ha storto la bocca ed ha scritto se sia giusto privilegiare chi la propria sede ha messo in Olanda , considerata un paradiso fiscale e con un governo decisamente anti-italiano, ed in Inghilterra che ha detto addio all’UE. C’è da dire, per la verità, che la Fiat in Italia da lavoro a centinaia di migliaia di persone e continua a farlo nonostante il governo non abbia fatto
-come richiesto da varie forze politiche- la rottamazione delle auto in modo da far recuperare alla nostra industria automobilistica i pesanti danni da coronavirus, ridando fiato a tutto l’indotto che assorbe molta mano d’opera. Ne ha ancora fatto, Conte, il provvedimento che oggi ha chiesto anche Silvio Berlusconi, appoggiando la Confindustria, ossia lo scudo penale per gli imprenditori, alcuni dei quali non riaprono le proprie attività perché penalmente e civilmente responsabili se un dipendente contrae il Covid-19 addirittura fuori dall’azienda. Né si è ancora pensato ad un altro scudo per il bancario che concede un prestito garantito dallo Stato e se il beneficiato non rimborsa è il bancario responsabile con il risultato che gli Istituti di Credito fanno lunghissime istruttorie prima di decidere se concedere o no quel prestito pur in tutto o in parte garantito dallo Stato.
Ora comprendo che la maggioranza parlamentare ha nei grillini, notoriamente nemici degli imprenditori e sostenitori di una illusoria “decrescita serena” o felice come aggiungono, una forte componente che blocca anche decisioni logiche come i due scudi e lo shock chiesto da Italia Viva con lo sblocco delle infrastrutture già finanziate con ben 72 miliardi , ma così non si può andare avanti com’è sbottato il ministro e capo delegazione dem Franceschini, ottenendo sostegno dal suo capogruppo alla Camera.
Conte, per cercare di sopravvivere a Palazzo Chigi qualche giorno in più, è come un equilibrista principiante su un filo lungo un abisso e concede tutto, suscitando l’allarme dell’Inail e dei vari comitati sanitari, anche se poi ha detto ai governatori: “ora parte la responsabilità delle Regioni, ma con una sorveglianza nazionale.” Una battuta, questa, che ha fatto dire al presidente della Campania De Luca: “c’è un crollo psicologico e politico che va dalle istituzioni ai singoli cittadini. Non ci sono più controlli, in Italia non controlla più nessuno”. E in proposito ha ricordato Totò che, in un famoso film, urlava da una finestra “arrangiatevi !”. Come dovranno arrangiarsi i malcapitati studenti della maturità costretti da una ministra che ha pervicacemente impedito di riaprire le scuole ed ha imposto un’ora di orale e niente scritto, ma davanti ai docenti, spero non al metro di distanza ora previsto e senza mascherine visto che si deve parlare. Lei, la ministra, è convinta che si troveranno i commissari in queste condizioni, auguriamoci che non nascano contagi perché, purtroppo, quell'”arrangiatevi” di Totò incombe su tutti noi e sui nostri studenti visto che l’Azzolina, a settembre, vuol far fare lezioni anche fuori dalla scuola. Sempreché a settembre non ci sia, come sarebbe auspicabile, un altro ministro dell’Istruzione.

IL GOVERNO E CONTE ALLA PROVA DEL FUOCO :QUANTI AIUTI VERI E QUANTI SOLO SULLA CARTA ? E PER IL CONCRETO RILANCIO E LA RIPRESA NIENTE O QUASI

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Ieri sera, oserei dire la solita solfa: pochi minuti al termine del TG1, stop alla trasmissione, c’è il premier che ci sollazza con la solita conferenza stampa con a latere uno stuolo di ministri ha fatto il panegirico del Decreto Rilancio, finalmente varato dopo lunghissima gestione e svariati annunci, i primi nella seconda parte di aprile addirittura. Soldi di là, soldi di qua, ce n’è per tutti e si velocizzerà tutto per riparare ai ritardi registrati nell’attuare gli altri decreti. Questo di ben 55 miliardi di euro, 260 articoli, in circa cinquecento pagine, dovrà, però, questa volta -bontà sua- essere approvato dal Parlamento e Conte spera, anche migliorato grazie all’apporto dell’opposizione, che, però, è sul piede di guerra se, addirittura, un esponente forzista, cioè del partito più aperto al confronto ossia Forza Italia, come l’ex-ministro Brunetta ha sparato a zero sul “decretone”, mettendo all’angolo, ieri notte a “Porta a Porta” il vice-ministro dell’Economia Misiani, in palese difficoltà. Se questo è il buongiorno figuratevi il resto con un Salvini all’offensiva su tutto, persino contro il Recovery Fund, contro il quale i leghisti voteranno domani all’Europarlamento, sancendo la nuova spaccatura del centrodestra con Forza Italia che voterà a favore, mentre la Meloni farà astenere i suoi anche se fanno parte dei conservatori che esprimeranno un sì, come i socialisti, i liberali di Macron, altri gruppi ed ovviamente il Ppe , del quale fanno parte i forzisti italiani.
Non che la maggioranza parlamentare stia meglio del centrodestra anche se il cemento del potere è un bel collante, ma ormai è guerra aperta all’interno del governo con i grillini che ormai hanno nel mirino Conte, reo di averli traditi per favorire il Pd e non è detto che compaia qualche emendamento pesante sul “decretone” che già porta con sé l’interrogativo di quanti siano gli aiuti veri e quanti quelli solo sulla carta, mentre per il rilancio, ossia la ripresa le risorse sono nulle o scarse, mancando una visione strategica sul da farsi ed aspettando il Recovery Fund che dovrebbe avere mille miliardi di euro con indubbi vantaggi per i Paesi più danneggiati dal Covid-19 come l’Italia e la Spagna, le quali avrebbero anticipati alcuni aiuti entro fine giugno.
In sostanza, appare sempre più difficile per Zingaretti difendere il premier che è, poi, un modo per difendere se stesso dai molti che nel Pd vorrebbero sostituirlo con il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini che potrebbe riportare i renziani nel partito dove hanno lasciato non pochi parlamentari in “aspettativa”. Ed è in questa direzione un segnale non di poco conto quello di Michele Ansaldi che prendendo spunto dalla liberazione della Romano, dal ricevimento fatto da premier e ministro degli Esteri e dal riscatto pagato per dire: “Intanto agli italiani non è arrivata una lire. Qui si rischia la rivolta. Dato che la politica è ferma e tutti sono inamovibili se fossi un commerciante, un imprenditore, uno a partita Iva andrei sotto al Quirinale a chiedere a Mattarella di mettere un ragioniere a Palazzo Chigi, sicuramente combinerebbe di più”. Ora Ansaldi è un parlamentare di punta di Italia Viva, non un peones e se ha parlato così ha il sapore di un messaggio preciso al premier, fotografando, oltretutto, uno stato d’animo che è ben presente anche tra i dem, ad iniziare dal ministro dell’Economia Gualtieri.
Se aggiungete i rumors su inchieste in corso da parte di varie procure anche sulla base di esposti presentati su come è stata affrontata l’emergenza covid-19 e la preoccupazione del Viminale per accenni di rivolta nel Nord avrete altri sintomi di una situazione che si sta facendo insostenibile, altro che soldi per tutti come ha garantito il premier Conte nell’ennesima conferenza stampa a fine Tg1! Avrà avuto anche questa volta una mega-audience e magari molti gli avranno creduto, ma se quei tanti euro non arrivassero ?

LE STELLINE DI GIUSTUSBLOG.IT

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Stamane sono veramente preoccupato: il mega-decreto Conte? Bhe, certo , dopo aver visti la vignetta di Giannelli, pubblicata sul Corriere della Sera, non sono certo del migliore umore: Una pioggia intensa di banconote che, nella caduta e stanno per arrivare a terra si liquefanno per giungere pioggerellina nelle mani di una striminzita e delusa Italia che non riesce a trattenerne neppure una goccia”.
Ma, ancora più preoccupato lo sono per le lacrime della ministra Bellanova. Ricorderete quando vedemmo in TV quelle della Fornero: fu un pianto di qualche centinaio di migliaia di cittadini che fidandosi dello Stato avevano presento domanda di pensione che avevano definito esodo, questo per lasciare posto ai giovani. Un pianto vero per quelle persone, pianto che durò diversi anni per loro.
Ora la commozione ha raggiunto l’attuale ministra dell’agricoltura, la sua commozione è per essere riuscita a stabilizzare seicentomila clandestini -oddio, che ho fatto, lei non vuole che si chiamino in quel modo- circola voce che passato il momento della commozione, la Bellanova stia per rivolgersi al Prof. Sabbatini perché l’Accademia della Crusca provveda a far togliere dai dizionari italiani quella parola.
Insomma signora, ci mette a conoscenza di quali vantaggi ci verranno da quelle sue lacrime? Pensa forse che quelle che stiamo versando noi non siano sufficienti? Oppure, le sue saranno mica come quelle della Fornero, di coccodrillo!

CHE SIA LA VOLTA BUONA PER FAR PRENDERE UNA DECISIONE DEFINITIVA A CONTE – ARCURI NELL’OCCHIO DEL CICLONE PER LE MASCHERINE SE LA PRENDE CON I FARMACISTI E NON RISPONDE AL PRECISO J’ACCUSE DI UNA IMPRENDITRICE ALTOATESINA

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Mi chiedo: “Cosa aspetta il mega-presidente, mega-Conte che nomina mega- commissari, incapaci nella migliore delle ipotesi se non qualcos’altro. Credo che sia venuto e superato il tempo massimo per la resa dei conti. E’ tempo di novità, è tempo di crisi, di governo perché quella economica è già in stato di avanzamento: in quel settore c’è poco da dire, alberghi che non aprono, il resto a seguire: per difendere che, l’indifendibile? Credo che il problema delle mascherine, l’ultimo venuto fuori non a caso, dovrebbe essere l’ultima goccia. Cosa fanno i grillini puri e duri? E i dem? Anche loro finiscono per essere complici in questa ultimissima bagarre. Sorprende Italia Viva che continua a minacciare sostenendo un premier tanto stracotto, quanto inutile.
Non sono solo arroganti e, per certi spetti anche irresponsabili, certi commissari scelti dal premier Conte, ma addirittura, come nel caso del superbig della Protezione Civile Domenico Arcuri, illustre sconosciuto fino a ieri, assunto al firmamento della Protezione civile, chiamato per risolvere problemi (le mascherine) al di sopra delle sue capacità da un Presidente già di per se stesso inappropriato a Palazzo Chigi. Questo Arcuri, fino ad ieri messo, per scelta politica, a capo di Invitalia, con il suo mandatario, sono insofferenti alle critiche e portati ad atteggiamenti dittatoriali.
La vicenda delle mascherine chirurgiche è emblematica, in proposito; messo come commissario al disopra del capo della Protezione Civile proprio per reperire il materiale sanitario che mancava nella battaglia contro il Covid-19 è subito partito con il piede sbagliato promettendo ingenti quantità di quei materiali in breve tempo. Pareva il Mandrake dei fumetti e, quando non è riuscito a mantenere le promesse, se l’è presa con la burocrazia, con le Regioni e così via. Poi invia 300 mila mascherine al presidente dei medici di famiglia per distribuirle agli associati, per fortuna quel presidente fa un controllo e si accorge che non sono adatte e se le avesse distribuite i medici sarebbero stati senza reale protezione. Secondo voi Arcuri si scusa per un errore così grave? No, per lui è una piccola mancanza magari del capo della protezione civile non certo sua. Vi risparmio le altre deficienze della sua gestione come i tamponi con solo i bastoncini, senza reagenti e, quindi, inutilizzabili, i ritardi nel reperire, cosa oggettivamente non facile, i respiratori per le terapie d’emergenza, ecc..
Comunque nelle conferenze stampe fa sempre la prima donna, lancia strali qua e là, pare il “risolvi tutto”, molto a parole perché a dimostrarlo sono le proteste del personale sanitario per la grave carenza di difese nella lotta contro il coronavirus. La riprova la potete trovare nelle collezioni dei quotidiani con le molte irate interviste di medici e infermieri. Quindi ecco il capolavoro delle mascherine: è una vera emergenza, non si trovano, sono poche le fabbriche italiane nel settore e quelle poche lavorano, soprattutto, per l’esportazione, soprattutto la Cina. Il settore, così, è una jungla, con la speculazione che la fa da padrona, c’è chi paga anche 20-30euro per una mascherina.
Arcuri, giustamente, vuol risolvere il grave problema, rivolge un accorato appello affinché chi può converta la propria attività produttiva per fornire mascherine, siamo in emergenza, aiutiamo i nostri sanitari, aiutiamo l’Italia. Non pochi accolgono l’appello. E la situazione oggettivamente migliora, ma sempre giustamente Arcuri vuole che quelle mascherine siano alla portata di tutti, lo Stato dovrebbe fornirle gratuitamente ai cittadini come in altri Paesi, comunque ad un prezzo equo è già un passo avanti. Già alcune aziende, come una sorta appositamente a Bolzano, forniscono le mascherine alle farmacie ad un prezzo equo 48 centesimi sì che possono essere vendute a 70 cent.mi.
Arcuri, però, non è d’accordo, intende decidere lui il prezzo imposto e fa un accordo con tre aziende e fissa il prezzo di vendita al minuto: 50 cent.mi più iva 61 centesimi in totale. E’ il caos. Varie aziende cessano la produzione: sarebbe sottocosto, le farmacie disdicono gli accordi con l’azienda altoatesina, una catena di supermercati annunzia che non metterà più in vendita le mascherine. Nelle farmacie scompaiono così in altri punti vendita e torna la jungla.
La Federfarma, l’altro giorno, denuncia una situazione insostenibile: i distributori al prezzo imposto non consegnano più le mascherine e le farmacie ne sono provviste né possono venderle ad un prezzo inferire a quello di costo.
Logica vorrebbe che il supercommissario Arcuri ammettesse di aver sbagliato e rivedesse il prezzo imposto, arrivando mettiamo ai famosi 70 centesimi. Invece no va in conferenza stampa alla Protezione Civile e tuona: “Basta bugie, la colpa della mancanza delle mascherine e delle farmacie e dei distributori. Il prezzo è 61 centesimi, gli speculatori se ne facciano una ragione.” E poi: “Lavoriamo nell’esclusivo interesse dei cittadini al fine di tutelarne al meglio la loro salute. Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende, ma solo dai cittadini. Abbiamo distribuito 280 milioni di mascherine da inizio emergenza, le Regioni ne hanno 55 milioni nei loro magazzini, è una quantità sufficiente. Il prezzo delle mascherine chirurgiche è fissato in 50 centesimi più iva: è e resta quello. Gli speculatori se ne facciano una ragione.”
Come risposta ecco l’intervista-J’accuse di una imprenditrice che aveva creduto all’appello di Arcuri, la quale documenta con estrema chiarezza perché le mascherine sono scomparse. E’ una dirigente di Italia Viva in Alto Adige, ma non vuol metterla in politica: Si chiama Stefania Gander che a Bolzano, insieme a due colleghi imprenditori, aveva deciso di rispondere all’appello di fabbricare mascherine. Così vengono comprati macchinari in Cina (spesa 200 mila euro e 30 mila per il trasporto, affitto di capannoni, assunzione di lavoratori, mettendosi a lavorare giorno e notte, fornendo le farmacie mascherine al prezzo di 46 euro in modo che vengano vendute, poi, a 70 centesimi, ma quando Arcuri fissa il prezzo a 50 le farmacie annullano tutti gli ordini.
La Gander s’è sentita, così, presa in giro da Arcuri e dice: “all’improvviso lo Stato che ci aveva chiamato ci ha voltato le spalle e quando sento Arcuri dire che produrre una mascherina costa 5 centesimi gli sbatterei in faccia le fatture. Non ci sto farmi dire da lui che sono una liberista da salotto con il coktail in mano. Non cisto a farmi dar della sciacalla”.
Ho l’impressione che la querelle non finisca qui e sarebbe il caso che il premier Conte richiamasse all’ordine il suo super-commissario visto che nonostante le sue arroganti ed inaccettabili dichiarazioni oltretutto contro anche i farmacisti che sono stati e sono anch’essi in prima linea, le mascherine sono scomparse. Chiedere al sindaco di Firenze.