MATTEO RENZI ACCERCHIATO…OPPURE?

Standard

Le feste sono terminate e si rientra nella normalità. Si ricomincia con i problemi che avevamo lasciati nel 2015, con la nascosta speranza di non ritrovarceli nel nuovo anno, ed invece, eccoli li, nello stesso posto, immutati dove erano e, forse, qualcuno in più.

La politica riprende il suo ritmo, con le sue polemiche, i suoi dissapori, le inevitabili complicanze. Il Segretario-Premier vorrebbe apparire ritemprato dopo i rotolamenti sciistici di alcuni giorni di, forse, spensieratezza ma, almeno da quanto trapela dagli osservatori politici, nulla è mutato,anzi sembrerebbe che la sua situazione si sia aggravata.

L’accerchiamento è sempre più evidente e più ampio e questo spiega il nervosismo del segretario-premier, la sua crescente preoccupazione che lo rende più arrogante sfidando tutti e tutto, da un lato, e più teso, più corrugato (sorride solo quand’è insieme a  Marchionne), dall’altro.

Il fatto è che Matteo Renzi si sta accorgendo d’essere sempre più solo, ha perso molti dei suoi sponsor, quelli d’Oltre Oceano, quelli veri. S’è inimicato la Merkel ed i vertici UE, i sondaggi per governo e PD sono negativi, in costante discesa e nemmeno lui, personalmente, riesce a risalire la china.

E’ vero che risulta essere il miglior politico del 2015, ma con appena il 19 %, mentre è risultato il peggiore con il 25 % in un panorama istituzionale che vede la fiducia dei  partiti  ridotta al lumicino, appena il 5 %, né gode di buona salute il Parlamento con il  10 %, un baratro  se paragonato all’85 %  di Papa Francesco in testa alla lista seguito  dal 68 % delle forze dell’Ordine, non certo trattate bene dal governo.

Aggiungete che intellettuali, sino ad ora silenziosi, iniziano a sparar duro sul segretario-premier e l’ultimo Premio Strega, Nicola Lagioia, addirittura ironizza, dicendo che Renzi non può dire che il +0,8% del PIL è la sconfitta dei gufi: “è come  battere la Pro Vercelli e dire d’aver battuto il Barcellona “. Siamo – sostiene lo scrittore – alla “bolla della mistificazione”.

E il costituzionalista  Massimo Villone, presidente del Comitato per il “no” al referendum sulla riforma costituzionale,  parla di “inquinamento della volontà popolare, ha zittito  il parlamento ora ci prova con i cittadini”, mentre per Gianfranco Pasquino, noto politico con un passato anche da senatore, l’Italicum “ è il contrario di quello che avviene in tutte le democrazie parlamentari” e “tocca al cuore la qualità fondamentale di questa democrazia”, quindi è “una legge da buttare, una truffa”.

Musica, questa, per Pier Luigi Bersani che, in una  intervista di fine d’anno al “Corsera“,  ha duramente attaccato Renzi proprio sulla riforma costituzionale e, in particolare, sull’Italicum, annunciando, di fatto, quell’”assalto della sinistra dem “ che, secondo alcuni quotidiani, “è già partito” anche sulla base di una serie di dichiarazioni di esponenti PD  sino al fatto che un big, come il presidente della Puglia Emiliano, ha rifiutato di partecipare all’incontro con il ministro dell’Ambiente per le polveri sottili  e se n’è uscito con una intervista fortemente critica nei confronti del Governo, dopo altre precedenti chiaramente anti-renziane. E’, inoltre, significativo che  i colleghi dem di Emiliano di importanti regioni siano sulla sua linea critica e, forti dei finanziamenti UE, si stia rafforzando sul loro territorio, ma in funzione anti-segretario-premier, in attesa di possiili sviluppi della vicenda  Banca Etruria, sulla quale  proprio Bersani, nella citata intervista, ha richiamato l’attenzione, dicendo “si leggono cose impressionanti e tocca alla magistratura andare fino in fondo”.

Né credo confortino Renzi  certi autorevoli editoriali come quello di Dario De Vico sul “Corriere”, secondo il quale “il funzionamento dell’economia italiana non ha conosciuto quell’accelerazione di cui avrebbe avuto bisogno” e questo nonostante congiurassero a favore il calo del prezzo del petrolio, tassi bassi e cambio dollaro euro favorevole.

Meno che mai sarà piaciuto quel che ha scritto il “Finalcial Tmes”, che lo aveva sempre elogiato e questo volta sostiene che “è in declino, perché l’economia cresce un po’, ma nessuno se ne accorge e, per questo, emerge Di Maio, 29 anni, leader  del Movimento 5 Stelle, “dalla retorica efficace look elegante, toni moderati, leader non più di protesta, ma di governo”.

Ieri ci si è messo anche l’Eurobarometro i cui dati, rielaborati da fonte non sospetta come il ministero dell’Economia, dimostrano che “l’Italia non riesce a recuperare le perdite della crisi” e “a mettersi alla pari” dei principali Paesi dell’UE in fatto di “industria e lavoro”.

Mi fermo qui perché sarebbe lungo l’elenco delle critiche che stanno piovendo su Matteo Renzi, ma credo che il suo principale disappunto sia venuto dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che – come hanno rilevato molti commentatori – ha descritto un Paese ben diverso da quello tratteggiato dal segretario-premier anche ieri accanto a Marchionne. A fronte del trionfalismo renziano il Capo dello Stato ha indicato le emergenze da affrontare, ossia i veri problemi che angosciano la vita degli italiani: lavoro, con la disoccupazione giovanile al top, diseguaglianze sociali, con un Mezzogiorno messo all’angolo, evasione fiscale “insostenibile” con 112 miliardi di euro sottratti allo Stato, corruzione, diritti delle donne spesso violati, immigrazione con l’accoglienza per chi rispetta le nostre leggi, ma  colpendo chi le viola, difesa dell’ambiente, terrorismo.

Poi il monito per  tutti coloro che stanno al potere: “la quasi totalità dei cittadini  crede nell’onestà, ma  pretende correttezza. La esige  da chi governa ad ogni livello”. Nessun accenno, poi, alle riforme istituzionali, ma, significativamente, una decisa e netta difesa della nostra Costituzione: ”rispettare le regola vuol dire attuare la Costituzione  che è realtà viva di principi e di valori”.

Ho l’impressione che Sergio Mattarella sia distante anni-luce dal segretario-premier che anche ieri ha ripetuto il mantra della ripresa come se la Ferrari fosse l’Italia e ben tre stabilimenti della Fiat non avessero la Cassa integrazione. La realtà, in sostanza, è ben diversa da come la descrive Renzi e, a mio avviso, lo sa bene e, per questo, ha scelto il rischio del referendum-plebiscito: con me o contro di me.

Ma ci arriverà ad ottobre? Il “cammino – come ha scritto De Vico – è carico di insidie “ ed il 26 gennaio ecco il primo scoglio al Senato con la serie di votazioni segrete sulla legge  Cirinnà per le Unioni Civili, con ancora in ballo lo stepchild adotion, ossia l’adozione del figlio del partner, duramente contestato dai cattolici dem e dai centristi di Alfano-Casini.

Renzi è convinto di portare a  casa il provvedimento  perché lo voteranno anche i 5 Stelle, ma in questo caso rischierebbe la rottura con NCD e UDC come hanno fatto intendere i capigruppo Schifani e Lupi.

Sì, ha premesso che è un fatto parlamentare, non c’entra il governo, lui sulle adozioni ha lasciato ai dem libertà di coscienza. Comunque sia nel voto segreto tutto può accadere e potrebbero sommarsi i molti anti-renziani per far cadere il governo.

Faccio il maligno: ma se questo fosse il vero obiettivo di Renzi che, sentendosi accerchiato, rispolvera la vecchia impostazione dell elezioni anticipate insieme alle amministrative di giugno?  Ecco il vero plebiscito, ma sul Partito della Nazione che fatalmente nascerebbe con il voto proporzionale che non vedrebbe vincitori al Senato (ovviamente rimarrebbe quello vecchio) e, quindi, ecco i berlusconiani in soccorso con il Cavaliere ancora in sella, quel Cavaliere che ora fa la voce grossa nei confronti del segretario-premier, ma che ha già inviato in avanscoperta la “missione Verdini”  e, annunciando la sua ridiscesa in campo, ha esplicitamente indicato un governo con dodici ministri scelti nella società civile. Il rischio che Berlusconi gli restituisca, poi, lo scherzo fattogli con la presidenza della Repubblica. E quel governo così vicino al sentire dei cittadini lo veda magari presieduto dal prefetto di Roma Gabrielli.

Fantapolitica. Chissà?