Che il governo sia in grande imbarazzo è più che percepibile e. di conseguenza anche Renzi è’ una fase di grande difficoltà, tanto da dichiarare, seppur non pubblicamente (alcuni giornali lo riportano senza virgolettarlo): ‘c’è una Santa Alleanza contro di me’, facendo intendere che non si tratta solo del versante politico. Probabilmente mette in conto anche alcuni magistrati e, soprattutto, potenti ambienti Usa che mal sopportano, ad esempio, l’alleanza Total (Francia), Shell (Olanda-Gran Bretagna) ed Eni (Italia) nella ricerca e nel ritrovamento di notevoli risorse di petrolio e di gas in Basilicata. Un’alleanza, questa, che pare ripetersi in Libia con un accordo per dividere questo tormentato Paese in tre nazioni, ognuno con influenza diversa: italiana, inglese e francese, con i transalpini che stanno acquisendo centri nevralgici italiani con Vivendi ad iniziare da Telecom, Generali per finire all’intesa che sarebbe stata siglata con Mediaset-Finivest nella pay-tv e nei prodotti televisivi.
A tutto questo – e chissà non sia collegata – la manovra messa in atto tra ex-renziani delusi dal leader ritenuto chiuso nel suo “cerchio magico”, dalla sinistra dem con l’aiuto addirittura dei “giovani turchi” del presidente del Pd Orfini e del ministro della Giustizia Orlando. L’obiettivo sarebbe quello di far cadere l’attuale governo non per andare alle elezioni anticipate, che difficilmente il Capo dello Stato concederebbe in una delicata fase economica come l’attuale, ma per costituire un nuovo Esecutivo guidato dal ministro Del Rio da molto tempo silenzioso a parte un “non si farà mai il partito della Nazione”. Il cambio avverrebbe anche nei dem o anticipando il Congresso, aprendo così la gara tra Speranza, Cuperlo e lo stesso Orfini o con una segreteria provvisoria, magari a tre.
Lo show-down era previsto in occasione del referendum sulle riforme costituzionali con la vittoria del “no” in conseguenza della quale Renzi, già indebolito probabilmente dai risultati non favorevoli delle amministrative, sarebbe costretto a dimettersi dalle due cariche. Dopo l’”affare petrolifero”, che ha portato alle dimissioni della Guidi da ministro, secondo alcune interessate fonti d’Oltreoceano verrebbe anticipato l’attacco definitivo al segretario-premier. Il quale ha avuto un regalo inatteso dalle opposizioni con le due richieste di sfiducia al governo da parte dei grillini e del centro-destra.
L’errore, infatti, compiuto da 5Stelle, Lega-Fratelli d’Italia e Forza Italia è clamoroso perché ha ricompattato sia il Pd con la sinistra interna che ha respinto con durezza l’invito grillino a sfiduciare il governo, sia i componenti della maggioranza parlamentare, schieratisi subito, verdidiani compresi, a difesa dell’Esecutivo.
Matteo Renzi ha potuto, così, passare al contrattacco, dicendo “non ci manderanno casa” e quasi sfidando i Pm di Potenza che avevano annunciato di voler interrogare la Guidi e la Boschi che, come ministro dei rapporti con il Parlamento, aveva inserito nella legge di stabilità il famoso emendamento per completare l’insediamento petrolifero di “Tempa rossa” e creare il necessario raccordo con il Porto di Taranto; emendamento sollecitato dalla Total e causa dell’incriminazione del compagno della ex-titolare del ministero dello Sviluppo.
Renzi, infatti, ha detto in TV, a chiare note: “L’emendamento è un’idea mia, la rivendico. Se i Pm vogliono sentirmi sono pronto. La Bossi ha fatto solo il suo lavoro: Dimissioni? Ma di che parliamo!”
Come se non bastasse “Se i magistrati vogliono sentirmi, eccomi. Con i nostri provvedimenti stiamo cambiando l’Italia: i magistrati possono interrogarmi non solo su Tempa Rossa, ma anche su tutto il resto che abbiamo sbloccato”.
Dalla Procura di Potenza solo un’indiscrezione: “non avevamo previsto di ascoltarlo”, come a dire: ora potremmo farlo. La sfida è, dunque, aperta anche perché Renzi intende querelare Grillo ed i suoi: “Grillo ha detto che abbiamo preso i soldi dall’Eni e di questo deve rispondere. Se dice che io sono complice e colluso con le mani sporche di danaro non mi sta dicendo che sono un incapace, mi sta togliendo la cosa più preziosa: il mio onore e la mia dignità e su questo non transigo”.
Lo scontro, dunque, si fa ancora più duro e tutto congiura sia ad offrire spazi a chi cerca di colonizzarci economicamente e culturalmente, sia ad allontanare i cittadini dalle urne perché se l’attuale politica continua così favorisce solo il qualunquismo di chi dice, riferendosi ai partiti, “sono tutti uguali” e, per questo, non va a votare, indebolendo una democrazia che ha tanta necessità d’essere democratizzata.