Sono in tanti a sbraitare sul voto anticipato, poi, a volerlo chi c’è realmente? Voi pensate veramente che Grillo voglia andare al voto subito? Con il rischio di vincere le elezioni? E poi, con la bagarre che si sta sviluppando a Roma con la Raggi, accerchiata dai suoi pentastellati interni al comune ed esterni, del Movimento; la minoranza del PD, la vecchia guardia del partito che, a parole, vorrebbe fare tutto e subito ma non è abbastanza organizzata se non per spingere Renzi nella speranza che commetta qualche errore; Forza Italia con Berlusconi ha, forse, una posizione chiara, ha votato la sfiducia al governo e non ha voluto partecipare al governo con Gentiloni lasciando che la responsabilità della gestione sia tutta del PD, si è detta, però, disponibile a sedersi ad un ipotetico tavolo per disporre una legge elettorale e se si volessero fare delle riforme costituzionali rivedute e corrette.
Questo. comunque, allo stato delle cose è nato e sarà un governo Renzi senza Renzi, fotocopia del precedente. Certo, fa sorridere un ministro degli Esteri che non parla inglese e l’ex-ministra Boschi che diceva: “se vince il “no” vado a casa” ed ora è stata promossa sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dite tutto quello che volete, ma l’Esecutivo di Paolo Gentiloni supera in gradimento, agli inizi, tutti quelli di una Seconda Repubblica mai nata. E il nuovo premier ottiene, nei sondaggi, la maggioranza dei favori degli italiani, battendo persino l’ex-sindaco di Firenze.
Tutto questo dovrebbe far riflettere, innanzitutto, Matteo Renzi e, poi, gli altri vocianti e protestanti sostenitori delle elezioni politiche a stretto giro di posta. La corsa al voto subito, come sostengo, non è rispetto della democrazia, ma risponde ad interessi di parte, oltretutto a mio avviso sbagliati. Unico e solo il leghista Salvini, nel suo furore pro-urne, ha una motivazione perché in caso contrario e, magari, con una legge elettorale proporzionale, vede sfumare il suo sogno di candidato leader del centrodestra che più d’un sogno pare vera e propria chimera. La considero, una sceneggiata quella di Grillo che sa bene sia di non avere una classe dirigente per guidare il Paese, sia di non poter far scalare ai suoi Palazzo Chigi perché non lo consentono gli sponsor d’Oltreoceano che, però, gradiscono un forte gruppo parlamentare grillino per le loro manovre. Anche Silvio Berlusconi parla di elezioni, ma per tenere buoni i suoi quando, in realtà, vuole maggior tempo per rilanciare Forza Italia e recuperare i moderati a patto che si distingua dai Salvini e dalle Meloni.
Intanto molte voci di autorevoli commentatori si stanno alzando, per sottolineare l’errore di andare al voto anticipato dinnanzi alla gravità dei problemi esistenti e delle sfide che si pongono all’Italia anche a livello internazionale per gli eventi che vede il nostro Paese protagonista. Ed anche la minoranza dem ritiene si debba andare alla scadenza normale della legislatura, con un cambio di marcia governativa e, quindi, opportune correzioni, mettendo in guardia i renziani – come ha fatto il bersaniano Speranza – dall’illusione di avere dalla propria parte tutto il 40% del “si”, ricordando che il Pci prese il 45% nel referendum, perso, sulla scala mobile e nelle successive elezioni politiche si trasformò in un 27%. E con questo annunciava la sua candidatura alla segreteria del Partito.
La palla, quindi, ritorna a Matteo Renzi se si andrà, presto, alle urne o se la legislatura potrà proseguire, lasciando al governo Gentiloni di poter realizzare il programma presentato, condivisibile anche nelle aperture al dialogo con l’opposizione, e di far da protagonista in importanti impegni internazionali.
Il nuovo Esecutivo ha una maggioranza parlamentare che può divenire solida anche al Senato se l’ex-premier, superata la delusione della sconfitta referendaria e di una impossibile rivincita immediata, non terrà sospesa sulla testa del suo successore la spada di Damocle dei verdiniani, ai quali ha fatto negare un ministro, concedendo ad Ala qualche posto in più nelle altre cariche governative.
Qui si vedrà se Matteo Renzi è, come sostiene Silvio Berlusconi, l’unico vero leader politico sulla piazza, escluso, ovviamente, il Cavaliere. E facendo prevalere gli interessi generali del Paese, in questo caso coincidenti, probabilmente, anche con i suoi , consentirà a Gentiloni di provare a meritarsi l’imprevista fiducia che gli italiani hanno, oggi, in lui.