La nostalgia del passato per costruire il futuro!

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Qualche tempo fa su un social venivo ripreso perché sostenitore di quei giovani che piuttosto che piangersi addosso decidono di intraprendere lavori anche fuori dalla linea dei loro studi o lasciando il nostro Paese cercano di farsi una vita tutta loro. Nei lontani anni di scuola ci insegnavano Vico con i suoi corsi e ricorsi storici, allora sorridevamo, roba vecchia per noi nati “sotto il bel sol dell’avvenir”, poi la guerra, il fischio delle bombe ed infine scoppia la pace, un Paese distrutto sotto le macerie, bisogna rimboccarsi le maniche. La mia generazione è la seconda in linea: la prima si è rotta la schiena, noi, oggi vecchietti, abbiamo dovuto piegarla lavorando dieci dodici ore al giorno per sei giorni della settimana. Quando diciamo queste cose veniamo tacciati per coloro che sentono nostalgiLa a del passato. Ebbene si, ma, non solo noi.
Illustri filosofi, economisti,sociologi e psicologi sottolineano come,oggi, si stia affermando un senso di rifiuto del presente, la sfiducia nel futuro e, dunque, per il nuovo con l’emergere della “grande nostalgia” per il passato. Un passato nemmeno troppo lontano, mettiamo 30\40 anni addietro e tale da offrirci una vita migliore di quella odierna caratterizzata da quella società del rischio e della paura che fu disegnata da Beck. Il risultato sarebbe, per taluni osservatori, un rifugiarsi in se stessi, nel proprio particolare, in una specie di limbo conosciuto, quasi una restaurazione che finirebbe per rinnegare anche quanto di innovativo si è affermato. Tutto questo dimenticando che quel “passato prossimo” non era del tutto quell’isola felice come ci appare oggi perchè vivevamo nell’”equilibrio del terrore” col rischio di una guerra nucleare,
poi scomparsa con la caduta del “muro di Berlino”. Eravamo, comunque, più felici e si prospettava un futuro addirittura migliore, caratterizzato, nemmeno le “brigate rosse” ci impedivano di guardare con fiducia al domani. Oggi quel futuro ci ha delusi, scrive “L’Espresso“ nelle molte interessanti pagine dedicate a queste tematiche. Ed afferma che “dalla politica all’economia il nuovo ci ha tradito E lo spirito del tempo è fatto di nostalgia, retromarcia, restaurazione.” Il mondo, in sostanza, sarebbe “stanco di futuro”, quindi “avanti tutta verso il passato”, ci si rinchiude nei valori identitari, si cercano le radici ancestrali”, in sostanza “lo sguardo è rivolto alle nostre spalle.” C’è molta verità in queste sottolineature, confortate da citazioni di importanti studiosi ,ma nelle analisi manca, a mio avviso, il riferimento sia al terrorismo, sia all’emigrazione fuori controllo che genera paura del diverso e determina la lotta tra poveri anche perchè, come rileva Baricco “non abbiamo soldi per i nostri sogni” Tutto questo non porta alla necessaria integrazione di culture, ad un costruttivo dialogo tra civiltà, ad un vero ecumenismo che unisca tutte le religioni evitando la speculazione di taluni politici e improvvisati criminali califfati su “guerre di religione” non esistenti nella realtà. Molte analisi, inoltre, non rispondono alla domanda fondamentale: non siamo andati troppo avanti con il nuovismo, con la volontà di tagliare tutti i ponti con il passato, dimenticando valori determinanti per le nostre società? E non è forse vero che il sistema in cui viviamo è vecchio, superato, determinando ingiustizie, sperequazioni sempre più gravi invece di trasformarsi, di cambiare nel profondo, andando non già verso un ulteriore “nuovo“ che ci ha già tradito, ma verso quel “nuovo umanesimo” che Papa Francesco ha tratteggiato nella sua Enciclica “Laudato SI’”? Un tempo la famiglia – e cito un esempio estremamente importante – era la cellula fondamentale della società. L’abbiamo disgregata, disastrata come fosse espressione di anticaglie, di conservatorismo, se non peggio. E continuiamo ad indebolirla in vario modo ad iniziare dai continui tagli al welfare, non comprendendo che si sta prendendo una clamorosa rivincita, tornando ad essere, nonostante tutto, fondamentale anche perchè è quella che salva, economicamente, molte persone, compresi i giovani senza lavoro che rimangono in casa con i genitori o chi rimane disoccupato e riesce a dar da mangiare ai figli grazie alla pensione dei nonni, i quali oggi stanno avendo, non a caso, una funzione sempre più importante, considerando che la vita si è, per fortuna, notevolmente allungata. Dovrebbe, inlotre, far riflettere il populismo, spesso legato al nazionalismo di ritorno, che fa leva, sì, sulla paura del diverso per un voto in più , ma anche sulla difesa, spesso opportunistica, di valori ritenuti superati dal nuovissimo ed invece radicati nella coscienza dei cittadini. E non va passato sotto silenzio, come invece è avvenuto in Europa, il fatto che Vladimir Putin abbia lanciato una campagna affinchè i valori cristiani siano alla base dell’Europa e tra questi valori ha posto particolare enfasi sulla famiglia che sta rivalutando persino il presidente cinese. Questo – sia chiaro -non significa affatto rinnegare diritti acquisiti, ma, ad esempio, consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso, equiparandolo quindi a quello tradizionale, è davvero un diritto o una forzatura nuovista? Dobbiamo, certo, evitare che la nostalgia per il passato non si trasformi, davvero, in una restaurazione passista, ma se vogliamo tornare a costruire un futuro migliore si impone il recupero di quei valori del passato ancora validi. E sono molti e sono tutti compresi, insieme ad ulteriori importanti indicazioni di carattere socio-economico, nel “nuovo umanesimo” che un Papa venuto da lontano e con la fiducia dell’85% degli italiani propone a tutti. Credenti e non, laici e cattolici, cristiani e non.