Popolo della Libertà in piazza San Giovanni a Roma: “Più di un milione di persone”, secondo gli organizzatori. Duro attacco del premier alla sinistra “ammanettata a Di Pietro” e ai pm, che “sono persino peggio di loro” e hanno cercato di “distruggere il miracolo in Abruzzo”. Tra i tricolori e le bandiere del partito, tanti gli striscioni contro la candidata del Pd nel Lazio, Emma Bonino, l’ex governatore Piero Marrazzo, i giudici, il conduttore Michele Santoro e il leader Idv Antonio Di Pietro.Presente uno striscione tricolore di 520 metri realizzato per iniziativa del senatore Pdl Filippo Berselli.
A un certo punto del discorso del premier sul palco con Silvio Berlusconi è salito il leader della Lega Nord Umberto Bossi. “La nostra alleanza ha sempre tenuto, Umberto è uomo di grande misura e grande lealtà. Non c’è mai stato un episodio sul quale non siamo stati d’accordo. Ha gli stessi principi e gli stessi valori che abbiamo noi”, ha detto il premier, che lo ha definito “un amico a cui sono legato da profondo affetto”.
“Siamo le donne e gli uomini che amano la libertà e che vogliono restare liberi”. Così Silvio Berlusconi ha iniziato il suo comizio in piazza San Giovanni in Laterano alla manifestazione del Pdl a sostegno dei candidati del Centrodestra alle prossime Regionali. “Ci prendiamo la scena oggi – ha detto -, ma non per andare contro qualcuno, bensì per comunicare la nostra voglia di cambiare questo Paese con l’energia del consenso degli italiani. Non scendiamo quasi mai in piazza – ha sottolineato il Cavaliere -, ma quando ce vo’ ce vo'”.
“DIRITTO A NON ESSERE SPIATI” – Il capo del Pdl ha poi ribadito la richiesta “a garantire il diritto del voto qui a Roma e il nostro diritto a non essere spiati”. E ha ricordato la nascita del nuovo partito nato dalla fusione di Forza Italia e An sancita proprio da un raduno nella stessa piazza. Poi l’attacco alla sinistra “che dice di essere cambiata ma non è vero e che si è anzi scelta degli alleati che sono perfino peggio, si è ammanettata a loro”, con un esplicito riferimento ad Antonio Di Pietro e all’Italia dei valori. “La sinistra non ha mai imparato a fare e ad essere un’opposizione responsabile – ha aggiunto -, a questa sinistra manca del tutto il senso dello Stato”. Per questo, ha detto, “la scelta è ancora una volta tra noi e loro, tra il governo del fare che fa le riforme e una sinistra che sa solo dire no e diffondere pessimismo e catastrofismo”. Quanto all’esclusione della lista del Pdl nella circoscrizione Roma, il premier ha detto che “avrebbe dovuto essere la prima a chiedere elezioni regolari e se fossimo stati al loro posto noi avremmo fatto certamente così”.
“MAGISTRATURA DI SINISTRA” – Di nuovo poi ha attaccato “la magistratura di sinistra”, accusandola di avere inventato “una nuova Tangentopoli che non c’è” e di avere, con la complicità dell’opposizione e della stampa, “tentato di distruggere il miracolo compiuto in Abruzzo” e di avere “gettato fango su Bertolaso”. Ha poi ribadito che il caos delle liste sarebbe stato costruito ad arte “perché i nostri dirigenti hanno fatto le cose per bene”.
“Realizzeremo la religione della libertà: viva l’Italia, viva la libertà, viva il governo del fare e il Popolo della Libertà”, così il premier ha concluso il suo discorso. Poi Berlusconi ha chiamato sul palco uno a uno tutti i candidati del Pdl alle elezioni regionali. Dal palco Berlusconi e i candidati DEL Pdl hanno letto in coro il testo del “Patto per l’Italia”, promettendo di rispettarne i punti. Poi la canzone: “Presidente siamo con te, meno male che Silvio c’è”.
(da affaritaliani.it)