LE STELLINE DI GIUSTUSBLOG – ELEZIONI AMMINISTRATIVE SANTA TERESA GALLURA

Standard

Per fortuna siamo arrivati agli sgoccioli, una campagna elettorale lunga come non mai, tante speranze, che seguono le proposte, bisognerebbe fare una regola, che i contendenti si fermino a presentare se stessi, votare sulla fiducia dell’individuo, nulla programmi, nessuna citazione, perchè andare a cercare altri se poi si deve essere se stessi  a portare avanti il proprio pensiero?

A seguito di un post di coalizione, un lettore scrive: “Che P…le ogni legislatura la stessa storia inseriti ma per ora non si può, non è colpa nostra sono entrati altri fattori”. Uno aggiunge: “Condivido”.

Si parlava di urbanistica: che tema, una vera novità per Santa Teresa. Sono circa sessant’anni che si ripetono le stesse cose, poi, ci ritroviamo quella specie di colombaie di Santa Reparata ed anche quella schiera di mini-mini casette faccia mare che sovrastano Municca e Rena Bianca.

Insomma programmi che vorrebbero apparire favolosi ed invece dietro nascondono pressocchè il nulla.

Sentire quel quasi slogan “Lungoni: Futuro diverso” essere simbolo di una lista, mi porta a pensare, io che lungunesu lo sono diventato, che sarebbe più giusto puntare su un ritorno al passato, lo dico per i giovani, quelli più interessati ai ricorsi storici, ai tempi degli Allasio, ai Cesarini di Senigallia, ai primi imprenditori belgi di Terra Vecchia, e, perchè no, anche del costruttore Scano, quando si puntava ad un turismo di élite, magari, scimmiottando la nuova Costa Smeralda. 

Puntavano giusto allora, un albergo fronte mare, a due passi dalla bellissima spiaggia di Rena Bianca, due file di cabine padronali sull’arenile, importare idee sino a trasferire il mercato calcistico nella cittadina, promosso da quel certo Boniperti che tanto lustro ha dato alla squadra dove giocava, ed al calcio nazionale. Altri tempi, nostalgia. Si molta ma, non certo per me stesso. 

A che pro parlare di eco-compatibilità? Che senso ha se prima non ci si pone, neppure si sfiora, l’esigenza di rimuovere il più grande ostacolo allo sviluppo del paese? Forse, i teresini di oggi si rendono conto della sua presenza solo quando, in particolar modo nella stagione estiva fischia il vento di levante e, entrando nel loro paese dal suo primo ingresso sono costretti a sollevare i vetri delle loro auto nel tentativo di fermare quel lezzo pesante delle fogne a cielo aperto che quello scempio di depuratore libera nell’aria. Genio colui che lo ha permesso, peggio chi lo ha progettato. Chi era? Sicuramente un urbanista dalla lunga vista. Ma di cosa vogliamo parlare se nessuno sente la necessità di iniziare, quantomeno, a farne cenno per un suo spostamento?  

Urbanistica: sviluppo del paese prima di ogni cosa, accesso al porto, mi ripeto: ma di cosa vogliamo parlare? Santa Teresa, centro abitato: delimitato da tutti i lati, purché non si voglia pensare di cementificare sulla strada per Capotesta, altrimenti scavalcare la zona artigianale, oppure, Buoncamino?

E molto buono il simbolo dell’altra lista: “Lungoni: E’ il momento”, un auspicio di cambiamento, la speranza del fare di un gruppo di giovani, media quarant’anni, guidati da un giovane trentenne, piedi per terra, direi, radici ben piantate, non so quali studi abbia fatto, i richiami alla storia non solo del suo paese, mi fanno pensare bene. Ho ascoltato casualmente un suo discorso, quaranta minuti di concretezza: sogni? Pochi, conoscenza dei problemi, consapevolezza delle difficoltà del paese come agglomerato urbano e  Paese come Nazione, coscienza delle difficoltà e degli ostacoli che si troverà di fronte il ventisette prossimo se arriverà quella fiducia che sta chiedendo ai suoi concittadini; ideologia: tendenza al sociale, convinto che il benessere arriva dove si produce e, dove si produce che vi è benessere diffuso. Questo è. Non dovrei permettermi invasioni di campo, chiedo venia per una digressione, la mia vecchiaia se lo può permettere? Credo di si: mi è piaciuto questo suo intercalare tra The Beatles e Salmo, tra presente e passato, ma ancora di più ho apprezzato il ricorso alle radici, quell’essere andato via per conoscere, per imparare, per mettersi poi in gioco e dire che è il momento di cambiare…rotta. Ricordare il passato potrebbe essere quello di prendere il meglio e proiettarlo nel futuro. Questo è quanto mi è rimasto di quei quaranta minuti di monologo, come non dargli ragione? Questo potrebbe essere  “il momento” giusto.