Cagliari, 25.09.2011
Venerdì c’è stato un passaggio nel discorso alla nazione, adottiva, che l’Aga Khan ha sottolineato, con decisione, più di altri. È stato quando, nel leggere il penultimo foglio, sfilatosi gli occhialini e guardato dritto davanti a sé, ha detto duro, con tono della voce aspro e inusuale per lui: «Sul nostro business plan non ci sono margini negoziali». Dunque, il mandato del socio di maggioranza all’ad è e sarà uno solo, rigido e irremovibile: non devi trattare con i sindacati. È una mazzata, per chi presto sarà convocato dall’azienda, per affrontare una valanga di argomenti spinosi: dal piano industriale alla cig, dagli stipendi da tagliare fino a tutto il resto che Meridiana vuole fare in questi mesi di passione. Che poi è una sola cosa: abbattere i costi, a cominciare da quelli del personale di cielo, terra, call center e manutenzioni. E vuole farlo in fretta, come ha rimarcato, qualche riga dopo, l’Aga Khan: «Per noi muoverci subito è essenziale, perché in pochi anni – sono state le sue parole profetiche – vogliamo riavere una realtà, Meridiana, economicamente sostenibile, che dal fulcro della Sardegna possa svilupparsi in Italia e poi, col business charter, verso importanti destinazioni mediterranee e internazionali. E questo l’impegno che da oggi in poi deve coinvolgere tutti noi: azionisti, Regione (il nuovo socio), istituzioni finanziarie, management, parti sociali e il personale. Tutti, ripeto, nessuno escluso». &n bsp;
Più chiaro di così, c’è soltanto questo: «Una società che genera perdite in forma strutturale, non rientra più nei nostri interessi, meno che mai in quelli della Sardegna e di Akfed». Akfed è il fondo-cassaforte del principe ismailita ed è quello che oggi controlla Meridiana e sarà così anche dopo la fusione con Air Italy, ad ottobre. Ebbene, «Akfed è un’istituzione le cui regole, procedure e obbiettivi sono estremamente precisi e consolidati, perché non ha mai sostenuto e non intende sostenere nel tempo aziende non redditizie», ha detto perentorio l’Aga Khan nella parte centrale di un saluto fattosi a quel punto minaccioso. Cioè: il Fondo non metterà più un euro per ripianare le perdite come ha fatto invece negli ultimi anni. Perché se Meridiana vorrà rimanere sul mercato («E questo noi lo vogliamo», ha detto l’azionista) dovrà saper camminare e contare soltanto sul suo fatturato. I salvataggi sono finiti. «Per questo – è stata un’altra parte del discorso – il nostro business plan è incentrato da subito sull’aumento della produttività del network e del suo livello di servizio. E saranno questi interventi a consentire, in tempi rapidi, il miglioramento della redditività dell’azienda fino a giustificarne il radicamento in Sardegna. Ed è nella prospettiva di un traguardo, non lontano, che con la Regione, nostro nuovo socio, abbiamo convenuto e quindi condiviso l’assoluta necessità di favorire nell’immediatezza il completamento della ristrutturazione dell’azienda Meridiana Fly». Per poi far cosa? «Dopo il necessario giro di boa – ha detto ancora l’Aga Khan – noi ritorneremo a essere un partner attendibile e nelle condizioni allora di poter negoziare la nostra partecipazione in un’alleanza. Perché finalmente ci muoveremo da una posizione di forza, costruita su un presidio strategico in Sardegna, valido indipendentemente dall’alleato che sceglieremo». Partner che invece, negli ultimi anni, ha rivelato venerdì il principe, Meridiana non ha trovato: «Abbiamo avviato, in un recente passato, contatti con diversi vettori, nazionali e internazionali, ma nessuno di loro, vista la situazione dell’azienda, si è voluto impegnare a mantenere un presidio industriale di lungo periodo in Sardegna». Invece dalla boa in poi e da quando «gli azionisti, compresa la Regione, potranno a quel punto ritornare a investire nella crescita», saranno «subito gli altri a bussare alla nostra porta». Per evitare che questa seconda e decisiva profezia non finisca all’inferno, l’Aga Khan ha ripetuto in chiusura: «I tempi del business plan dovranno dunque essere rapidi e da nessuna parte saranno ammessi ritardi». Neanche dai dipendenti, è stato il messaggio finale, quello più drastico, detto da un principe in quell’attimo solo spigoloso. I sindacati sono avvertiti.