Ieri sera Affari Italiani chiude con un pezzo di Tommaso Cinquemani dal titolo “Comunque vada il PD si Spacca. L’analisi di Cinquemani è del tutto verosimile: l’uscita di Renzi ha certamente creato una spaccatura verticale nel partito e non è detto che la maggioranza sia ancora in mano a Bersani e, comunque, Renzi gode ormai chiaramente di un largo consenso fuori dalla stessa struttura partitica, è sempre più chiaro che i media e l’opinione pubblica, ormai stanca di questa situazione di stallo, vedano nel sindaco di Firenze una soluzione alla crisi politica che stringe il Paese. Certo, risolvere la crisi non significa aver trovato soluzione allo stato di sofferenza economica che tutti abbiamo ben presente, però sarebbe già un grosso passo avanti se almeno quella si potesse chiudere.
Torniamo all’analisi di Affari Italiani. Ieri il Primo cittadino di Firenze ha definito la sua linea: “O Bersani riuscirà a spaccare i 5 Stelle oppure farà un accordo con il Pdl. Io personalmente sarei per andare a votare”. Con queste parole lapidarie Renzi ha voluto porre uno stop alla politica attendista di Bersani la cui resa dei conti si vedrà sicuramente nella prossima direzione dove, con ogni probabilità, Bersani chiederà ancora che gli venga confermata la linea che ha tenuto e sostenu to sino ad oggi, cioè quella di poter fare un governo di minoranza per presentarsi in aula e chiedere li la fiducia.
E’ chiaro che dopo l’ulteriore conferma che i grillini non hanno alcuna intenzione di concorrere a sostenere alcun governo dei partiti, fatto salvo qualche franco tiratore di quell’area, comunque non sufficiente a far passare la fiducia in Senato, e, poiché il PdL non è gradito, Renzi avrà buon gioco a porre ufficialmente la sua candidatura. A questo punto, lo scenario che si presenta ha due prospettive: se la Direzione dovesse confermare la fiducia a Bersani a Renzi non resta che prendere le distanze dalla decisione della Direzione e abbandonare il Partito, ovviamente seguito dai suoi di stretta osservanza a cui si accoderebbe anche l’ala modem che fanno capo a Soro e Franceschini, i liberali e i lettiani, con qualche possibilità che vi aderiscano anche i veltroniani: cioè la maggioranza del Partito. La seconda ipotesi potrebbe vedere accolte le tesi del Sindaco di Firenze, a Bersani resterebbe solo la possibilità di fare un passo indietro, accusando la sconfitta e quindi, in questo caso sarebbe tutta l’ala sinistra ed i sindacalisti della CGIL a non accettare le posizioni di Renzi, lasciando il Partito al seguito del Segretario sconfitto.
Comunque vadano le cose, un chiarimento dovrebbe esserci dal quale uno dei due avrà la sorte dello sconfitto. Allo stato delle cose, più debole sembrerebbe la posizione del Segretario che, sin dal primo momento della crisi ha voluto rincorrere lo MCS, sbarrando la strada alla soluzione più logica di un governo di coalizione con Berlusconi e Monti ed ora ci si sta avviando alla resa dei conti.
Di una cosa siamo tutti ormai consapevoli, qualunque sia la decisione che si dovrà prendere, governo o elezioni, si impone un’urgenza inappellabile, non c’è più tempo per discutere, questa volta non è solo l’Europa a chiedere di fare presto, sono i cittadini italiani, sono le tragiche morti di gente disperata che preferisce il gesto estremo alla vergogna dell’indigenza.