Vorrei riprendere le considerazioni che avevo pubblicato ieri a caldo per approfondire quanto avevo scritto e aggiornare ad oggi con i nuovi fatti.
E’ tregua armata nel Pd, ma le tensioni rimangono , non a caso nell’Assemblea che ha eletto segretario Guglielmo Epifani i votanti sono stati solo 593 su 939 aventi diritto (mi scuso se ieri avevo dato dei numeri superiori, parlavo di componenti l’Assemblea e non di delegati). E l’ex-segretario della Cgil ha ottenuto 458 voti , con 59 voti nulli e 71 schede bianche, quindi il trionfalistico comunicato che parla dell’85,8% di consensi ha un fondamento molto relativo perché in realtà l’eletto è stato espresso da una minoranza. Forse avrà influito anche il fatto che il suo primo partito è stato il Psi, ma stando al risultato non avrà vita facile il successore di Bersani appoggiato, soprattutto, da bersaniani e franceschiniani . E, se vorrà come sembra ricandidarsi al Congresso, dovrà affrontare concorrenti agguerriti, ad iniziare da quel Cuperlo che in molti volevano sin da sabato. Questo senza considerare cosa farà Matteo Renzi che dice di non pensare al partito, lui punta alla premiership per la quale è già in contesa (senza dirlo) con Enrico Letta, ma se le due cariche rimassero unite come lo sono oggi?
Da qui all’autunno, comunque, ne passerà di acqua sotto i ponti politici e chissà se esisteranno ancora un Pd ed anche un Pdl. Il primo è sulla via dell’implosione e l’iniziativa di Vendola, Rodotà, Gad Lerner, Concita De Gregorio (ex-direttrice de l’”Unità”) riuniti per un comizio in piazza, sempre a Roma in concomitanza dell’Assemblea dei democratici, per sponsorizzare la rifondazione a sinistra, è un ulteriore segnale che le acque sono sempre più agitate nel fronte antiberlusconiano. E’ significativo che “Il Fatto” abbia titolato a caratteri di scatola, in prima pagina, “PD: il funerale frettoloso di un partito imploso”. E che il sindaco di Bari, nonché segretario pugliese del partito, abbia detto: ”siamo in una “fase ospedaliera”, mentre il prodiano Sandro Gozzi ha parlato di “suicidio del Pd”, imitato da altri. Né va dimenticato che né D’Alema, né Veltroni abbiamo parlato.
Indubbiamente, la scelta di Epifani a segretario ha, per il momento, sancito la tregua armata, ma fino a quando. L’ex-segretario della Cgil, probabilmente, è stata la mossa giusta anche se può aver scontentato i “giovani turchi”. Lo è perché, di fatto, è un moderato , convinto che l’alleanza con il Pdl non aveva alternativa se si voleva tentare di salvare il Paese, non a caso Enrico Letta ha commentato: ecco una buona notizia per il governo.” Che qualche sussulto ha avuto visto lo scontro tra il premier e il suo vice ministro degli Interni Alfano , “reo” d’essere stato a fianco di Berlusconi al comizio di Brescia polemico con le toghe “rosse”. Poi nella quiete piovosa di un’abbazia toscana, dove l’Esecutivo è stato in ritiro di lavoro sino ad oggi, s’è trovata un’intesa che, trovo ridicola.
Pensate un po’ che trovata: i ministri non parteciperanno alla campagna elettorale in corso per una regione e vari Comuni, Roma compresa. Altro che governo di tecnici, qui siamo ad un governo di scimmiette che non vedono e non sentono, autocatapultati fuori dalla realtà sino al 26 maggio e quindici in più laddove si andrà al ballottaggio.
Comprendo che Letta (nipote) cerchi di evitare polemiche, ma perché non ha richiamato, prima, all’ordine certi suoi ministri e sottosegretari, guarda caso tutti del suo partito, che se ne sono usciti con dichiarazioni capaci solo di provocare reazioni e critiche?
Certo, forse era meglio che Alfano non fosse andato a Brescia, ma ha certamente ragione un osservatore come Antonio Polito, non certo berlusconiano visto che è stato anche senatore Pd, quando nel suo editoriale sul “Corriere” ha scritto: “E’ un diritto del Pdl di sventolare le sue bandiere , anche sulla giustizia e quando Epifani potrà srotolare le sue , lo stesso varrà per il Pd”. Ed ha definito “inquietante e non tollerabile” il riemergere di gruppi di facinorosi che, come a Brescia, aggrediscono per “conculcare un diritto garantito dalla Costituzione.” Sono, queste, affermazioni che avremmo voluto sentire echeggiare anche nell’Assemblea Pd e ripetere da quei componenti del governo che hanno criticato pubblicamente il comizio di Brescia ed Alfano.
Sarebbe meglio che Letta limitasse anche lui certi interventi, non vorrei che a furia di ripetere in ogni circostanza, a proposito e a sproposito che il suo non è “un governo a tutti i costi” e che “non deve andare avanti a tutti i costi”, alla fine qualcuno potrebbe prenderlo sul serio e provocarlo per fargli fare ciò che lui minaccia. Se dovesse prendere quella strada, Letta credo che sappia bene che anche per lui come per il suo amico PierLuigi, la pensione è quel che lo aspetta.
Comunque, ho l’impressione che dovremo più volte registrare polemiche e polemichette di questo tipo con la speranza che non trovino eco quando in Parlamento ci saranno votazioni a scrutinio segreto. Se non prevale il senso di responsabilità, aiutando l’Esecutivo a compiere il suo dovere, che è quello di varare, con urgenza, provvedimenti che blocchino la recessione ed aprano la strada alla ripresa, il rischio reale è di aprire le porte alla violenza e, di conseguenza, a soluzioni politiche di fatto autoritarie.
Dovrebbero rendersene conto anche quei Pm che, con troppa disinvoltura, fanno prevalere le loro prevenzioni dando per acquisiti fatti che lasciano ampi spazi di dubbio. Adoperare due pesi e due misure nel giudicare, com’è avvenuto anche per Tangentopoli, significa delegittimare la magistratura più di chi esasperato per l’eccesso di inchieste nei suoi confronti, può esagerare nelle critiche.
Consiglierei anche a quei politici che sperano di eliminare Silvio Berlusconi per via giudiziaria di rifletterci su e di rifletterci molto. Perché, nonostante accuse, processi, assoluzioni e condanne discutibili, il Cavaliere aumenta i suoi consensi, mentre gli avversari vanno giù, pensate che il Pdl è valutato 27-30 % e il Pd 22-23,6%.
Per carità!, i sondaggi sono indicazioni molto parziali, mettete in conto anche un 30% di incerti o astenuti, ma una tendenza la dimostrano. E va a tutto vantaggio di Berlusconi che aveva già deciso di farsi da parte, ma una condanna in primo grado ha fatto tornare in campo, probabilmente anche su sollecitazione internazionale. Così, come già successe a Occhetto, la gioiosa macchina da guerra di Bersani s’è rotta ed ora il governo presieduto da un esponente del Pd vive condizionato proprio dai berlusconiani. Fossi un Pm di sinistra farei, quindi, un pensierino a cambiar registro.