Esulta per la fiducia ai primi articoli dell’Italicum, sì, ma in contemporanea ecco una brutta doccia fredda: aumenta la disoccupazione, smentito l’ottimismo del governo. Scrive “Il Corriere della Sera”, dal quale è andato via il direttore De Bertoli duramente critico nei confronti di Renzi definito un” caudillo ignorante”: “L’entrata in vigore del Jobs Act sembra non aver sortito effetti positivi sul tasso di disoccupazione.”
A marzo, infatti, esso è salito al 13% e per i giovani addirittura al 43.1%, cifre drammatiche perché in 12 mesi, ossia dal marzo dello scorso anno il numero dei disoccupati è cresciuto del 4.4% , ossia 138 mila lavoratori sono stati mandati a casa, dov ‘è finito tutto il trionfalismo renziano sui quasi 90 mila nuovi contratti a tempo determinato grazie al jobs Act? Probabilmente hanno ragione coloro i quali sostengono che la stragrande maggioranza di quei contratti non sono nuovi posti di lavoro, ma solo la trasformazione dei contratti dei precari grazie al fatto che il governo non fa pagare gli oneri sociali per tre anni e gli imprenditori, tolto l’art. 18, potranno poi licenziare gli ex-precari quando non ne avranno più bisogno.
Né possono confortare il governo gli altri indicatori economici che volgono al peggio anche per quanto riguarda la fiducia delle imprese. Aggiungete i problemi crescenti collegati all’immigrazione, l’ordine pubblico sempre più a rischio con proteste a tutti i livelli, con agitatori che vengono anche dall’estero (lo abbiamo vi sto a Milano per l’apertura dell’Expò), con la criminalità piccola e grande che imperversa e inquina la politica e con – per non fare mancare nulla – il rischio terrorismo, visto che il prefetto di Roma ,dopo la scoperta della cellula sarda, che infiltrati ci sono certamente anche nella Capitale. Senza contare la sentenza della >Corte Costituzionale che impone la restituzione ai pensionati di circa cinque miliardi per il mancato adeguamento della pensioni al tenore di vita.
In questa situazione Renzi ha sfidato opposizione ed una parte significativa del suo partito ,ponendo la fiducia sull’Italicum, mettendo in imbarazzo il Capo dello Stato, acuendo i contrasti e provocando la reazione a tutto campo dei grillini, della Lega e di Sel, oltre alla frattura , probabilmente voluta, nel Pd con l’Aventino di personaggi come gli ex-segretari Bersani ed Epifani, il capogruppo dimissionario alla Camera Speranza, l’ex-premier Enrico Letta, l’ex-vice-ministro all’Economia Fassina , l’ex-ministro Rosy Bindi.
Ora Renzi si troverà, agli inizi della prossima settimana, con una insidiosa votazione, probabilmente a scrutinio segreto, su tutta la legge elettorale. E se ai 38 dissidenti per la fiducia si aggiungessero i 50 della sinistra dem capeggiata da Speranza che hanno votato a favore del governo non volendo fare cadere? Sarebbero sufficienti i soccorsi forzisti degli amici di Verdini ?
Se anche il premier supererà questi scogli gli si annunziano tempi difficilissimi e c’è chi prevede la caduta del governo in giugno, dopo le elezioni regionali, con un Giuliano Amato, al nastro di partenza, pronto a prendere le redini di Palazzo Chigi e capace di imporre una patrimoniale una tantum sui redditi oltre le 75 mila euro per recuperare immediatamente risorse come fece con i conti correnti guidando, appunto, un governo d’emergenza.