A PROPOSITO DI COMPENSI AI PARLAMENTARI
Scorrendo il Corriere della Sera di ieri, la mia attenzione e stata attirata dall’editoriale di Sergio Romano dal titolo “Coraggio dimezzate Deputati e Senatori”. Nel corpo dell’articolo, prendendo spunto dalla seduta del Senato dell’altro giorno, scrive: “(una seduta di Palazzo Madama a cui hanno partecipato soltanto 11 senatori) è probabilmente uno dei peccati più veniali. In altre circostanze avremmo sorriso e perdonato. Oggi fatichiamo a capire. Il problema non è la maggiore o minore presenza di parlamentari per una occasione puramente procedurale. Il vero problema è quello della totale insensibilità di una larga parte del ceto politico per i sentimenti e gli umori del paese.”. Prosegue: “La classe politica chiede ai suoi connazionali di stringere la cinghia, ma si limita a qualche modesto sacrificio. Non ha capito che non esistono soltanto i conti del bilancio statale. Esistono anche quelli della democrazia, vale a dire del rapporto fra gli eletti e gli elettori.”. E conclude: “Se il problema maggiore, come sembra,è quello del Parlamento, converrebbe cominciare, il più rapidamente possibile, dal numero dei parlamentari”.
Il pezzo scritto da Romano mi ha fatto ricordare un’intervista rilasciata all’ASCA dall’On. Santo Versace nei giorni scorsi. Anche lui come Romano è per la riduzione del numero dei parlamentari, con una variante. Secondo Versace, intanto i parlamentari non appartengono a nessuna ‘casta’ e quindi è tempo di finirla di considerarli straricci “guadagnano troppo poco se fanno veramente il loro mestiere responsabilmente. Non credo affatto che i politici italiani siano superpagati. Anzi, per chi prende sul serio questo mestiere, partecipa a tutte le sedute, e’ impegnato fino in fondo, va in commissione e sul territorio, i soldi sono pochi…se uno lavora seriamente. Con questo ribadisco il mio netto sì al taglio dei parlamentari. Il mio slogan è: meno politici ma pagati meglio e vincolati a un rendimento molto alto. Per me dovrebbero essere un terzo, quindi tagliati drasticamente, ma pagati di più.”.
Che il numero dei parlamentari sia troppo elevato, è fuori discussione. Stabilire quale debba essere il quorum per essere eletti non è cosa che si possa stabilire molto facilmente. Ma è sicuramente vero che se si vuole un parlamentare libero, rappresentante del suo elettorato, che possa svolgere il suo mandato senza condizionamenti, ha bisogno di due requisiti fondamentali: 1) deve essere scelto dal suo elettorato sulla base della personalità, dei programmi che si impegna a realizzare non solo nei confronti dell’intera nazione ma anche verso il suo territorio. Quindi bisogna tornare al voto di preferenza. 2) perché il parlamentare possa rappresentare quanto espresso nel punto uno, ha bisogno di una tranquillità economica che non può e deve provenire da altre fonti che non siano quelle istituzionali. Il parlamentare deve, in modo assoluto, impegnarsi rinunciare, al momento della candidatura, a tutti gli interessi professionali, imprenditoriali, di mestiere ed incarichi politici ed amministrativi di qualsiasi provenienza, per poter esercitare in piena libertà il suo mandato. Il compenso parlamentare, che allora si, dovrà essere lauto, non gli consentirà di accedere a finanziamenti non regolari e trasparenti, che privati cittadini possono fare solo verso il partito che il parlamentare rappresenta e mai direttamente , causa questa di condanne severissime, senza possibilità di appello.
Tagliare ora lo stipendio dei parlamentari, significa solo esporre gli stessi alla corruttela ed a trascurare il loro esercizio.
Io ritengo che i cittadini italiani non vogliano questo.