Rieccoli , pimpanti e sorridenti, a fare dichiarazioni pro “sì” e pro l’Esecutivo, tutto bene madama la marchesa. Si rieccoli la Boschi ed il sottosegretario Lotti, pilastri del “cerchio magico” renziano, dopo la sordina alla quale erano stati costretti quando il segretario-premier aveva cambiato idea sull’esito del referendum costituzionale: niente crisi di governo se vince il “no”. Ovviamente si sono adeguati al nuovo corso del Capo, al se perdiamo andiamo tutti a casa e al possiamo cambiare la legge elettorale prima difesa a spada tratta.
La coerenza, spesso, non sta di casa in politica , ma in questa strana repubblica, terza che sia o no, si supera ogni record e si perde la faccia ad ogni piè sospinto. Un giorno si dice una cosa, all’indomani si smentisce, eppoi di nuovo si torna al vecchio in una girandola di vai-torna-rivai con qualche presunto aggiornamento. Come la disponibilità a modificare l’Italicum, considerato sino ad ieri il toccasana per garantire stabilità e, dunque, futuro sicuro all’Italia, quale gentile concessione sulla strada del “sì “agli attuali oppositori.
Non pare, tuttavia, che questa mossa di cambiare, ancora una volta, le carte in tavola abbia successo vista la reazione di un Pierluigi Bersani, che s’è sentito preso in giro, e del presidente dei senatori forzisti Romani, vi è anche da considerare che ai No si aggiunge pure la CGIL della Camusso.
Aggiungete che i 5Stelle sono pronti a fare ostruzionismo considerato che, nonostante l’attuale crisi, sperano di recuperare e di rimanere in pole position nel ballottaggio dell’Italicum vista la continua perdita di fiducia di Renzi, del governo e del Pd. Nemmeno funziona la furbata renziana di spostare ancor più la data del referendum (tra il 15 novembre ed il 5 dicembre) per lasciare, apparentemente, più spazio al cambiamento della legge elettorale. Dell’opposizione parlamentare e della sinistra Pd tutto si può dire, ma non che abbia gli anelli al naso e sia disposta a credere al “ricostruttore” descritto dall’”Espresso” e rapidamente tornato all’”uomo solo al comando”, personalizzando di nuovo il referendum.
Appare, infatti, evidente che l’ulteriore spostamento di data è dovuto alla messa a punto, in vista della presentazione della legge di bilancio, di misure “elettoralistiche” sull’esempio degli 80 euro che fecero ottenere il 40% al Pd nelle ultime “europee.” Gli annunci fatti da Renzi a “Porta a Porta” vanno in questa direzione, ma, a parte il problema di non facile soluzione delle risorse finanziarie necessarie, ho l’impressione che, comunque, sarebbero per gli italiani dei palliativi e tali da incidere scarsamente sui cittadini se in maggioranza fossero orientati verso il “no” come dicono alcuni sondaggi. La situazione economica è sempre più delicata, la crisi morde ancora, la ripresa è solo nelle pie intenzioni renziane, mentre l’Istat certifica dati economici negativi con il Pil che ristagna, la deflazione imperversa, la disoccupazione giovanile aumenta e quel che rimane del ceto medio viene massacrato da tasse, tassine, aumenti vari di gas, luce, mentre i poveri aumentano spaventosamente .
Non sarebbe l’ora che Matteo Renzi cambiasse strategia, non illudendo con uno sciocco ottimismo gli italiani, ma dicendo ad essi la verità , sottolineando anche le difficoltà oggettive, ad iniziare dal livello internazionale, che un governo deve affrontare ?
Solo così potrebbe recuperare quella fiducia che è calata anche a livello dei singoli ministri, sfruttando nel contempo la crisi grillina, che prosegue e si amplia. Le scuse di Di Maio dal palco di Nettuno( “Scusatemi, ho sbagliato, ho sottovalutato la situazione” dell’assessora Muraro), la pervicacia della sindaca Raggi a tenersi quell’assessora indagata per rapporti che, secondo il “Corriere”, aveva con il plurinquisito Cerroni, proprietario del tritovagliatore (di mezzo c’è anche un deputato grillino), i due pesi e due misure evidenti nell’atteggiamento dei 5Stelle, ormai scossi dalla lotta tra leader e correnti come qualsiasi partito politico, tutto questo avrà conseguenze pesanti perché la delusione di chi li aveva votati e sperava in loro porterà, al minimo, ad incrementare l’astensionismo.
Grillo ha lasciato fare perché non è, oggi,obiettivo suo e dei suoi amici d’oltreoceano la conquista di Palazzo Chigi ed è sceso in campo per imporre nel Movimento una tregua armata con un Direttorio sempre più sfiduciato e la Raggi che ha rimosso,passandolo, comunque, ad altro incarico, il capo di gabinetto Marra, parafulmine di tutti gli attacchi per il suo passato con Alemanno. Ha risposto, però, picche alla richiesta di allontamento dell’assessora Muraro, difesa a spada tratta. E l’ha fatto perché le accuse sono generiche, è necessario vedere gli atti, eppoi “saranno i pm a decidere se c’è un’ipotesi di reato o se si va verso l’archiviazione, non i partiti ed i giornali”.
Grillo ha accettato questa impostazione, dicendo: “La Raggi va avanti. Noi vigileremo”, addossando la responsabilità di quel che sta accadendo ai soliti poteri forti che attaccano il Movimento. In realtà, il Capo, come ha scritto “Il Fatto”, ha messo un cappio al collo alla sindachessa , mentre Casaleggio Junior propone di togliere a Di Maio la delega sugli Enti Locali. Così Di Battista gongola per l’autogol del suo avversario alla leadership che ora rivendica il sindaco di Parma Pizzarotti sospeso dai grillini per un avviso di garanzia relativo ad un’assunzione al Teatro Regio ed allora duramente attaccato proprio dalla Raggi.
Il resto alla prossima puntata. Di certo, comunque, c’è che i grillini, con le loro scelte via web, con la loro mancata coerenza, non costituiscono più una ventata d’aria nella morta agorà della politica italiana. Roma ha colpito ancora.