Qualcuno aveva ipotizzato che nell’Assemblea Pd alla fine Pier Luigi Bersani sarebbe stato costretto a ritirare le dimissioni come garante sulla strada del Congresso e , indirettamente, anche dell’Esecutivo. Dicevano: potrebbe essere l’unica momentanea ancora di sicurezza per un partito allo sbando.
Poi le cose sono andate diversamente: alla fine un candidato si è trovato, forse non ha accontentato tutti ma nessuno ha voluto scoprirsi per avversarlo. L’uomo è il sindacalista Epifani che non ha avuto concorrenti.
La contesa era partita abbastanza sopra le righe: il ribelle Pippo Civati si lanciava nel dire che “ se va avanti così domani il Pd non c’è più”. Lo scontro interno è al calor bianco (“il primo che si alza scoppia la rissa” aveva scandito ancora Civati). Ed era andato oltre sostenendo che se non si fosse riuscito a trovare un successore sarebbe toccato al dimissionario Bersani portare il partito al congresso in autunno.
A causa dei veti incrociati sono stati bruciati molti nomi, compreso il giovane Speranza , presidente dei deputati, non gradito a due big come D’Alema e Veltroni. Per la verità in una intervista apparsa oggi su “Repubblica” ha fatto intendere che non avrebbe accettato la segreteria perché preferiva essere il numero 1 dei suoi deputati.
Il fatto è che ci vorrebbe un segretario condiviso in grado di pacificare un partito, dicevano in molti. Il problema, comunque, non è solo quello di trovare un candidato accettato da una vasta maggioranza, ma anche di non sceglierlo tra la nomenklatura interna, cioè da personaggi per troppi anni in servizio attivo . Poi, come già era nell’aria, ecco che salta fuori dal cappello “il coniglio condiviso”, Guglielmo Epifani, già Segretario Generale della CISL di area socialista, eletto con voto minoritario ( delegati 1500, presenti 593, voti per il segretario 458) e, secondo qualcuno sarebbe stato nominato per convocare il congresso ma, senza porre limiti di tempo.
Questa segreteria non nasce certo sotto i migliori auspici. Dalla cronaca della giornata si dice che: “il segretario-fantoccio (così viene definito) scelto ieri alla Fiera di Roma, nel Partito democratico i veri comandanti sono e saranno i tanti capi corrente che nelle ultime settimane hanno guidato l’assalto alla diligenza dei posti di governo e di sottogoverno, e che da oggi in poi manovreranno come un burattino il nuovo sfortunato leader del Pd”.
Stando sempre ai si dice, i renziani lavorano alacremente da giorni per vedere assegnati, in questa pur provvisoria segreteria, le principali poltrone di comando del partito. Ovviamente la preferenza sarebbe per organizzazione, dipartimento economico ed enti locali: cioè il fulcro del partito. Ma i bersaniani doc, quelli che non si arrendono alla fine del leader del tortellino, si starebbero riunendo in corrente per poter così accedere a qualche briciola che li mantenga in vita.
Insomma, Epifani che pur nelle parole, ha ottenuto un viatico tranquillo, Renzi nel suo intervento gli ha dato la benedizione dicendo che lui sarà dalla sua parte come cittadino e come sindaco, così come ha assicurato che da parte sua non vi sarà alcuno sgambetto al governo, Letta può stare tranquillo (?). Letta, da parte sua, pur sostenendo che il governo che presiede non è quello che sognava, incassa gli appoggi poco convinti che gli vengono dati dall’Assemblea e va avanti mascherando la soddisfazione per una fortuna che gli è giunta talmente inaspettata che egli stesso stenta a crederci.
Il problema è: quanto durerà questo governo? Le assicurazioni di Berlusconi ci sono tutte e sono pubbliche, non vengono neppure scalfite dalle polemiche sulla partecipazione di Alfano, vice premier e ministro dell’Interno, alla manifestazione di Brescia, ma attenzione, sotto la cenere si nasconde sempre una bella brace viva, tutto sta a vedere chi sarà ad andare a scoprire la cenere per ravvivare la fiamma.