CHE SIA LA VOLTA BUONA PER FAR PRENDERE UNA DECISIONE DEFINITIVA A CONTE – ARCURI NELL’OCCHIO DEL CICLONE PER LE MASCHERINE SE LA PRENDE CON I FARMACISTI E NON RISPONDE AL PRECISO J’ACCUSE DI UNA IMPRENDITRICE ALTOATESINA

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Mi chiedo: “Cosa aspetta il mega-presidente, mega-Conte che nomina mega- commissari, incapaci nella migliore delle ipotesi se non qualcos’altro. Credo che sia venuto e superato il tempo massimo per la resa dei conti. E’ tempo di novità, è tempo di crisi, di governo perché quella economica è già in stato di avanzamento: in quel settore c’è poco da dire, alberghi che non aprono, il resto a seguire: per difendere che, l’indifendibile? Credo che il problema delle mascherine, l’ultimo venuto fuori non a caso, dovrebbe essere l’ultima goccia. Cosa fanno i grillini puri e duri? E i dem? Anche loro finiscono per essere complici in questa ultimissima bagarre. Sorprende Italia Viva che continua a minacciare sostenendo un premier tanto stracotto, quanto inutile.
Non sono solo arroganti e, per certi spetti anche irresponsabili, certi commissari scelti dal premier Conte, ma addirittura, come nel caso del superbig della Protezione Civile Domenico Arcuri, illustre sconosciuto fino a ieri, assunto al firmamento della Protezione civile, chiamato per risolvere problemi (le mascherine) al di sopra delle sue capacità da un Presidente già di per se stesso inappropriato a Palazzo Chigi. Questo Arcuri, fino ad ieri messo, per scelta politica, a capo di Invitalia, con il suo mandatario, sono insofferenti alle critiche e portati ad atteggiamenti dittatoriali.
La vicenda delle mascherine chirurgiche è emblematica, in proposito; messo come commissario al disopra del capo della Protezione Civile proprio per reperire il materiale sanitario che mancava nella battaglia contro il Covid-19 è subito partito con il piede sbagliato promettendo ingenti quantità di quei materiali in breve tempo. Pareva il Mandrake dei fumetti e, quando non è riuscito a mantenere le promesse, se l’è presa con la burocrazia, con le Regioni e così via. Poi invia 300 mila mascherine al presidente dei medici di famiglia per distribuirle agli associati, per fortuna quel presidente fa un controllo e si accorge che non sono adatte e se le avesse distribuite i medici sarebbero stati senza reale protezione. Secondo voi Arcuri si scusa per un errore così grave? No, per lui è una piccola mancanza magari del capo della protezione civile non certo sua. Vi risparmio le altre deficienze della sua gestione come i tamponi con solo i bastoncini, senza reagenti e, quindi, inutilizzabili, i ritardi nel reperire, cosa oggettivamente non facile, i respiratori per le terapie d’emergenza, ecc..
Comunque nelle conferenze stampe fa sempre la prima donna, lancia strali qua e là, pare il “risolvi tutto”, molto a parole perché a dimostrarlo sono le proteste del personale sanitario per la grave carenza di difese nella lotta contro il coronavirus. La riprova la potete trovare nelle collezioni dei quotidiani con le molte irate interviste di medici e infermieri. Quindi ecco il capolavoro delle mascherine: è una vera emergenza, non si trovano, sono poche le fabbriche italiane nel settore e quelle poche lavorano, soprattutto, per l’esportazione, soprattutto la Cina. Il settore, così, è una jungla, con la speculazione che la fa da padrona, c’è chi paga anche 20-30euro per una mascherina.
Arcuri, giustamente, vuol risolvere il grave problema, rivolge un accorato appello affinché chi può converta la propria attività produttiva per fornire mascherine, siamo in emergenza, aiutiamo i nostri sanitari, aiutiamo l’Italia. Non pochi accolgono l’appello. E la situazione oggettivamente migliora, ma sempre giustamente Arcuri vuole che quelle mascherine siano alla portata di tutti, lo Stato dovrebbe fornirle gratuitamente ai cittadini come in altri Paesi, comunque ad un prezzo equo è già un passo avanti. Già alcune aziende, come una sorta appositamente a Bolzano, forniscono le mascherine alle farmacie ad un prezzo equo 48 centesimi sì che possono essere vendute a 70 cent.mi.
Arcuri, però, non è d’accordo, intende decidere lui il prezzo imposto e fa un accordo con tre aziende e fissa il prezzo di vendita al minuto: 50 cent.mi più iva 61 centesimi in totale. E’ il caos. Varie aziende cessano la produzione: sarebbe sottocosto, le farmacie disdicono gli accordi con l’azienda altoatesina, una catena di supermercati annunzia che non metterà più in vendita le mascherine. Nelle farmacie scompaiono così in altri punti vendita e torna la jungla.
La Federfarma, l’altro giorno, denuncia una situazione insostenibile: i distributori al prezzo imposto non consegnano più le mascherine e le farmacie ne sono provviste né possono venderle ad un prezzo inferire a quello di costo.
Logica vorrebbe che il supercommissario Arcuri ammettesse di aver sbagliato e rivedesse il prezzo imposto, arrivando mettiamo ai famosi 70 centesimi. Invece no va in conferenza stampa alla Protezione Civile e tuona: “Basta bugie, la colpa della mancanza delle mascherine e delle farmacie e dei distributori. Il prezzo è 61 centesimi, gli speculatori se ne facciano una ragione.” E poi: “Lavoriamo nell’esclusivo interesse dei cittadini al fine di tutelarne al meglio la loro salute. Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende, ma solo dai cittadini. Abbiamo distribuito 280 milioni di mascherine da inizio emergenza, le Regioni ne hanno 55 milioni nei loro magazzini, è una quantità sufficiente. Il prezzo delle mascherine chirurgiche è fissato in 50 centesimi più iva: è e resta quello. Gli speculatori se ne facciano una ragione.”
Come risposta ecco l’intervista-J’accuse di una imprenditrice che aveva creduto all’appello di Arcuri, la quale documenta con estrema chiarezza perché le mascherine sono scomparse. E’ una dirigente di Italia Viva in Alto Adige, ma non vuol metterla in politica: Si chiama Stefania Gander che a Bolzano, insieme a due colleghi imprenditori, aveva deciso di rispondere all’appello di fabbricare mascherine. Così vengono comprati macchinari in Cina (spesa 200 mila euro e 30 mila per il trasporto, affitto di capannoni, assunzione di lavoratori, mettendosi a lavorare giorno e notte, fornendo le farmacie mascherine al prezzo di 46 euro in modo che vengano vendute, poi, a 70 centesimi, ma quando Arcuri fissa il prezzo a 50 le farmacie annullano tutti gli ordini.
La Gander s’è sentita, così, presa in giro da Arcuri e dice: “all’improvviso lo Stato che ci aveva chiamato ci ha voltato le spalle e quando sento Arcuri dire che produrre una mascherina costa 5 centesimi gli sbatterei in faccia le fatture. Non ci sto farmi dire da lui che sono una liberista da salotto con il coktail in mano. Non cisto a farmi dar della sciacalla”.
Ho l’impressione che la querelle non finisca qui e sarebbe il caso che il premier Conte richiamasse all’ordine il suo super-commissario visto che nonostante le sue arroganti ed inaccettabili dichiarazioni oltretutto contro anche i farmacisti che sono stati e sono anch’essi in prima linea, le mascherine sono scomparse. Chiedere al sindaco di Firenze.