Era da moltissimo tempo che Renzi pensava ad un suo partito, lo pensava almeno da quando si era messo da parte, in stand by, dopo la solenne lezione presa in quel tragico (per i dem) referendum. Da allora, malgrado, incautamente, avesse dichiarato a chiare lettere la sua dismissione dalla vita politica, aveva in mente quel disegno che ora ha potuto realizzare con una mossa a sorpresa. C’è da dire che lui in tutto questo tempo è stato li, seduto sul gradino dell’uscio, pronto a fare il grande salto e lo ha fatto facendo fare al suo amico-nemico Zingaretti che dopo aver largamente predicato che mai e poi mai sarebbe andato al governo con i pentastellati, Lui, Renzi con due parole lo ha smentito costringendolo ad intavolare una trattativa e dimostrando che la forza, il cervello pensante, la spina dorsale del PD era Lui e nessun altro. Mi si obietterà che, a quel punto poteva restare nel partito e in quella sede dettare le condizioni: no, questo non era abbastanza conveniente, lui ora è la terza gamba del tavolo delle trattative con Conte, lui sa di essere determinante per tenere in piedi questa coalizione che molto ha di innaturale. E Zingaretti? Prima era solo a parlare con Di Maio e Conte, ora sono in due interpari.
Lo stesso filosofo di sinistra Massimo Cacciari sostiene che Matteo Renzi “ha fatto un discorso chiaro. Finalmente!”, ossia come avrebbe dovuto fare cinque anni orsono. Comunque, ora ha compreso -ha affermato il filolosofo- quel “che ho predicato per anni: il Pd è un generoso progetto, fallito già appena nato:”
Per Cacciari, Renzi vuol fare il Macron italiano ed i contenuti del suo partito “sono quelli del suo governo, ispirati ad un pensiero vagamente liberal che, in Europa, possa incontrarsi con Macron ed in Italia con Conte.”. Come corollario l’ex-sindaco di Venezia ritiene che gradualmente “Italia Viva” aumenterà i suoi consensi e, del resto, c’è già, come il big-sondaggista Nando Panoncelli a “DiMartedi’”” , valuta oggi la potenzialità reziana attorno al 15-16%, mentre altri parlano, con grande cautela, di un 5-7%.
Di certo l’iniziativa renziana preoccupa enormemente il premier Conte e da Palazzo Chigi si fa sapere che è preoccupato e che Zingaretti avrebbe dovuto avvertirlo prima di varare il governo, riferimento chiaro al “me l’aspettavo” detto dal segretario dem. E, che Renzi sia un “problema” l’ha ammesso anche Dario Franceschini, intercettato mentre parlava con una ministra tedesca.
In sostanza oggi al tavolo governativo non ci sono più solo Di Maio, Zingaretti e, con minor peso, Leu, ma anche i renziani con il loro leader che, per non fare “troppo casino”, come ha detto, s’è portato via solo un gruppetto di parlamentari, ma molti suoi fedelissimi sono rimasti nei gruppi Pd di Camera e Senato. Nè possano essere prese per buone le dichiarazioni, ad esempio, di sindaci come Nardella e Gori (Firenze e Bergamo), noti ultrà renziani che sono rimasti nel Pd e dicono che il loro leader ha commesso un errore ad andarsene dai dem. A mio avviso è solo cortina fumogena, un modo per cercare di rassicurare Conte e compagni, mentre il nuovo partito si sviluppa sul territorio partendo dai 15 mila Comitati di Azione civile, organizzati da tempo dal vice-presidente della Camera Ettore Rosato e dal sottosegretario Scalfarotto. Nè mi meraviglierei se i Karambè, fatti sorgere da Richetti, ex-portavoce di Renzi e dimessosi dal Pd non convergano successivamente, magari insieme al movimento che a dicembre formalizzerà Carlo Calenda. Non è un caso che proprio Richetti, rispondendo a una domanda se convergerà insieme a Calenda con il quale ha un’intesa, ha risposto sornione: ” Mai dire mai !”
Io credo che se quello che ha fatto ieri lo avesse fatto un po di tempo fa, ci sarebbe stata qualche piccola variazione di percorso, forse si sarebbe anche andati ad elezioni, ma avrebbe quasi certamente inglobato Forza Italia con Berlusconi che non sa più a chi dare quello scettro che si sta rimpicciolendo di giorno in giorno e che gli avrebbe ben dato in tempi migliori ricreando quel centro, spazio che si sta svuotando e che ora potrebbe tornare ad essere quella entità moderata, pressoché assente perchè dissanguata da Salvini.
Renzi vede che c’è uno spazio nuovo per una politica diversa. “C’è una strada nuova da percorrere. La faremo zaino in spalla, passo dopo passo -sostiene Matteo-. La politica richiede proposte e coraggio, non solo giochi di corrente:”
Credo sia una chiara motivazione dell’iniziativa renziana che dice addio alla Ditta (ossia gli ex-comunisti) che l’hanno oggettivamente sempre considerato un intruso e guarda a conquistare il grande spazio politicamente vuoto di un centro dinamico ed innovativo capace, di matrice moderata e riformista ad un tempo.
Secondo voi i renziani per il momento rimasti nel Pd, magari anche su suggerimento del loro leader, non condividono questa impostazione? Fa bene a preoccuparsi Conte?