Che la risposta data dall’Italia a Bruxelles non trovava il gradimento della Merkel era già cosa risaputa, anzi oserei dire che qualunque fosse stata la nostra risposta non sarebbe mai stata consona con quella che quella signora della potente terra germanica, formata dalla scuola dei vopos di Ulbrik. L’Italia gli ricorda troppo le sue origini e il debito morale che deve per averla ammessa, con la nostra politica e con i nostri soldi, ad integrarsi ed ora vorrebbe liberarsi di tutti coloro che le possono ricordare chi era e da dove proviene.
La proposta che gli è scappata ieri, diretta esclusivamente a nostro uso e consumo, sarebbe da sfruttare: e se quella proposta la facessimo nostra e ci ponessimo a capo di quella seconda velocità che viene tanto auspicata e lasciassimo alla Germania quella Europa ad alta velocità, e ci riunissimo con tutti quegli stati che viaggiano, secondo la Merkel ad una velocità più contenuta e che si affacciano sul Mediterraneo, magari lasciando la Francia di Holland, qualora non si verificasse una eventuale vittoria della Le Penne, a fare da zerbino all’alta velocità della Mekel? A chi ci vede viaggiare a velocità ridotta si dovrebbe dire che gli alleati, gli italiani se li scelgono da soli non hanno bisogno di consulenze di nessun genere.
Non bisogna disconoscere che nel passato, ma anche in tempi recenti, sia la politica che anche noi cittadini, non siamo mai stati molto parsimoniosi. Ci lamentiamo delle città sporche, nello stesso modo lo facciamo per le tasse che ci vengono imposte. Non ci piace la sporcizia ma ci pesa differenziare il pattume. Questo, seppur banale, come piccolo esempio,.
Allora, quello zero virgola 2 che ci vorrebbero far pagare con una richiesta di inflazione ci dice che siamo ormai al capolinea e inutile sarebbe andare a cercare le cause che ci hanno portato a questa situazione, dovremmo partire da lontano e, anche se lo facessimo non arriveremmo a nulla. Certo tutto questo non credo fosse nello spirito europeista di Spinelli, come non era era nella mente di DeGasperi, Schuman, Monnet, di Spaak, del Lussemburghese Bech, di Adenauer, quando a Roma firmarono il primo trattato per la nascita di questa Europa. Erano talmente convinti dei loro sentimenti per poter immaginare che un giorno vi potesse essere una affrancata come la Merkel che si sarebbe permessa di tirare l’orecchio ad uno degli stati fondatori. Certo se quei signori si soffermassero un momento a meditare, e mi riferisco anche a quel signor Juncher che poco ha in comune con Bech, avrebbero un diverso rispetto verso il nostro Paese, anzi, mi chiedo spesso che cosa ci stiamo a fare in quel consesso. Parliamo tanto dei nostri parlamentari nazionali, quanto ci costano, e non ci soffermiamo mai a valutare quanto risparmieremmo se i nostri eletti al Parlamento europeo, di rappresentanza e quanto mai inutili, non ci fossero. Si, perché chi non ci pensa sappia che quella rappresentanza è tutta sulle spalle dei cittadini italiani e che quei costi sono fuori da quei venti miliardi annui che il nostro Paese paga come quota di appartenenza ad un club diventato inutile, almeno per noi, e della quale ci viene restituita solo in parte.
Fermiamoci un attimo a guardare quel famigerato debito pubblico: è esorbitante, nessuno può negarlo, vi sono, però, due cose importantissime da tener conto, la prima è che l’Italia non è la Grecia, ma, vorrei dire ancora che il nostro debito è per due terzi circa nei confronti dei cittadini e delle banche italiane. E loro, con i sudditi colonizzati tedeschi, vorrebbero giudicare e commissariare uno degli Stati fondatori di questa Europa che sta tradendo la storia che l’ha vista nascere, gli intenti per cui è nata e vorrebbe essere.
Forse sarebbe meglio se, anticipando la signora Merkel e la stessa Commissione europea, cominciassimo a fare tutte le operazioni necessarie per uscire da questo organismo che non è più il nostro e, se dovesse vincere la Le Pen in Francia, non sarebbe neppure loro, di quei francesi che tanto si sentono legati al carro della signora Merkel.
Se Salvini, per un attimo, sospendesse di rivolgere il suo pensiero alle elezioni anticipate e si ponesse a capo di un comitato per la richiesta di un referendum abrogativo della nostra presenza in quella Europa che non ci appartiene, forse allora qualcuno riuscirebbe a far capire che senza Italia diventa difficile fare Europa.
Attenzione, l’idea di uscire dal gruppo non sarebbe, poi, neppure tanto peregrina se si riuscisse ad avere una moneta più debole dell’euro, ma più reale secondo l’economia più diffusa nel continente, Da una moneta con una valutazione più umana, avremmo un grosso vantaggio nelle esportazioni ed a pagarne il fio sarebbero proprio quelle nazioni forti che che vorrebbero metterci in castigo per quella politica dissennata del risparmio che portail nostro Paese contro ogni possibilità di crescita. Certamente, diverso sarebbe stato se a suo tempo questo ragionamento lo avesse fatto il sig. Prodi e ci avesse evitato di dover pagare un marco 1936 lire e spicci, trattando sul valore effettivo medio delle monete europee, anzichè accettare prono le proposte tedesche dell’epoca, oggi la situazione sarebbe stata ben diversa, non solo per noi ma per l’intera regione europea.