E’ pilotata l’uscita Inglese dall’U.E.?

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Credo che la sorpresa non sia stata soltanto mia quando ieri mattina è stato annunciata la vittoria dei exit della Gran Bretagna dall’Europe. I sondaggi davano, anche a tarda notte, la vittoria di chi voleva rimanere nell’Unione Europea, soprattutto dopo l’uccisione della parlamentare laburista. Sul web, invece, fonti non identificate insistevano, invece, a dire che la regina, con la sua richiesta piena di sottintesi “ditemi tre ragione per rimanere nell’UE, aveva spos

tato il voto a favore dell’uscita. voci  d’Oltreoceano confermavano questa diagnosi, spiegando che i poteri forti internazionali s’erano accordati per la Brexit con la Corona inglese e con quel che essa significa in particolare con il Principe consorte. Si trattava, dunque, di una manovra “pilotata” che aveva obiettivi costruttivi, non distruttivi come sostenevano fior di economisti, i vertici di Bruxelles, del Fondo Monetario e di varie istituzioni:

L’assunto era questo: americani, russi, arabi, indiani, cinesi ed altri asiatici ( ossia il Gotha della finanza internazionale) avevano fatto ma bassa di acquisizioni con massicci investimenti nell’Eurozona (in Italia mettete anche olandesi e francesi), dove il sistema non funziona più da tempo, domina l’austerity imposta dalla Germania, il debito pubblico è una palla al piede per vari Paesi , la crisi economica non accenna a finire e vige la stagnazione. Aggiungete che l’euro ha un diverso potere d’acquisto a seconda delle Nazioni che fanno parte dell’Ue, creando forti disparità anche per il dissennato ampliamento ad Est della comunità europea. Nè va dimenticato che la locomotiva Germania ha iniziato a marciare con l’unificazione e la successiva equiparazione del marco dell’Est- valore circa 300 lire- con quello dell’Ovest- valore circa mille lire- che ha dato, anche con l’introduzione dell’euro, un potere d’acquisto tre volte superiore al previsto dei tedeschi dell’ex-blocco comunista, i quali hanno ovviamente comprato auto, elettrodomestici ed altri generi soprattutto dalle aziende dell’ovest germanico, determinando un vero, ma momentaneo boom. Come corollario c’era il fatto che la Gran Bretagna ed altri due Paesi dell’Ue non avevano accettato l’euro, ma disponevano di rappresentanti in quella Banca Centrale Europa che decide i tassi di sconto e può fare manovre finanziarie ovviamente anche a difesa dello stesso euro.

Dinnanzi a questa situazione – secondo i si  dice d’Oltreoceano – poteri forti internazionali, non più in guerra, ma di nuovo alleati, avrebbero fatto un accordo con la Corona inglese e suoi importanti aggregati per evitare che i massicci investimenti stranieri e non nell’eurozona rischiassero di essere fortemente perdenti per il persistere di un dannoso monetarismo vecchia maniera, dello strapotere delle banche e di una austerity che ha portato alla stagnazione. Da qui l’utilizzo “pilotato” della Brexit perché la Gran Bretagna costituisce il grimaldello per giungere alla costruzione di un diverso modello di sviluppo che rilanciando le risorse per famiglie e ceto medio ricrei la ripresa dei consumi e, quindi, la possibilità di far fruttare le tante acquisizioni produttive avvenute.

Uno dei principali obiettivi potrebbe essere, ad esempio, la creazione di un mercato dei servizi che esca dalla logica dell’attuale Unione Europea come già alcuni importanti fondi di investimento indicano. Si uscirebbe, in sostanza, da una modello che ha ispirato la politica di spesa pubblica non legata alle prospettive di sviluppo, ma all’insediamento delle classi dirigenti governative, generando instabilità monetaria e crescita di tassi di interessa con aumento costante dei debiti degli Stati.

Se così fosse sarebbe la Brexit, vittoriosa con il 51,9%, ossia con oltre un milione di voti in più di chi voleva rimanere nell’Ue, il grimaldello per distruggere definitivamente un sistema che non funziona da tempo e determinarne uno nuovo che, partendo dal locale, affermi un modello sociale ed economico più giusto.

Saremmo, quindi, difronte non a quel disastro ipotizzato da molti esperti veri o presunti, con due anni per l’uscita definitiva della Gran Bretagna ma ad un terremoto momentaneo e, alla fine, salutare. Auguriamocelo.

Nell’attesa la cautela è d’obbligo, evitando l’errore di farci prendere dal panico e di seguire quei populisti lepenisti che in Francia ed in Italia, dopo il flop alle recenti amministrative, cercano di recuperare, cavalcando un referendum per l’uscita dalla Ue anche dei nostri Paesi. Sarebbe pericoloso perché se, davvero come vari indizi farebbero ritenere, siamo difronte ad una manovra pilotata, non dobbiamo disturbare i manovratori con iniziative capaci di complicare la situazione ed esporci a ritorsioni. Finiremmo, infatti, per aiutare a distruggere, non a costruire un nuovo positivo sistema socio-economico.