Ed ora il Governo vuole una scuola classista

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No, così non va proprio Questo -lo sta continuamente dimostrando- è il Governo più “fasullo” tra quelli che si sono succeduti dal dopoguerra in poi.
Seguendo alcune vecchie note di agenzia, mi è caduto l’occhio sull’ultima del Ministero dell’Istruzione. Una notizia che, a mio vedere, rasenta la follia pura per il tempo in cui viviamo. A cosa serve accusare di razzismo, di omofobia, di non accoglienza, quando chi ci governa si permette certe cose? Non si può permettere di introdurre impunemente un modello classista. Un modello,cioè, che con l’istituzione dei “gruppi di livello” fa tornare in  mente le classi differenziali di infausta memoria.
Questa decisione ministeriale  è stata assunta, oltretutto, alla chetichella, contenuta  in una riga di una circolare inviata ai presidi l’11 dicembre scorso  per spiegare che  nel nuovo Piano Triennale dell’offerta formativa essi potevano  sia articolare l’orario di ciascun disciplina in moduli, sia organizzare le classi -ecco il casus belli– per “gruppi di livello”, ossia  “i bravi con i bravi, gli scarsi con gli scarsi”, chiosa il prof.Mantegazza, pedagogo che ha pubblicato una cinquantina di libri. In sostanza, “lezioni diverse in base alle abilità degli alunni” ha scritto “Il Corriere della Sera” Intervenendo sulla stessa nota aggiunge: “ un fantasma si aggira nelle scuole italiane.E’ bastato leggerne il nome in un documento del Miur poco prima di Natale perché sulla rete si scatenasse il panico :”vogliono dividere gli studenti in bravi ed asini.””
Poco importa se uno può essere bravo in italiano ed un po’ asino in matematica    e che il bravo  ha quasi sempre aiutato quello meno dotato e , alla fine, l’uno e l’altro finiscono per arricchirsi a vicenda,socializzando, imparando a collaborare, a fare squadra , a rinunciare all’egoismo personale e,quindi, al modello elitario .
“Non è così –hanno replicano i ministeriali e consulenti dei ministeriali come il professor Giuseppe Bertagna– il nuovo sistema valorizza i singoli” e ricorda che  “nel sistema inglese lo stesso studente può rientrare nel gruppo dei più talentuosi in una materia ed essere fra gli ultimi in un’altra”: E aggiunge “ il gruppo di livello serve agli insegnanti per tarare le lezioni non sulla base dei programmi, ma sui bisogni del singolo che dipendono appunto  dal livello raggiunto.”
Non sentite in queste affermazioni profumo di “modello elitario”? A me pare proprio di sentirlo e credo sia nel dna del ministro della P.I. che viene dal partito  creato da Monti e che, però, ora si trova in quel Pd che Matteo Renzi ha portato nelle braccia di quel  socialismo europeo non propriamente allineato con la contestata proposta ministeriale. Ho l’impressione che se verrà davvero adottata (ma dov’è finita la sinistra dem?)  determinerà solo una gigantesca confusione e, come riconosce lo stesso Bertagna, “ ci vuole molta sapienza da parte  dei docenti altrimenti si rischia  di trasformare gli eccellenti in disadattati.”
Non mi pare, oltretutto, un rischio da poco e c’è da sperare  che nel governo ci si accorga d’aver torto con questa contorta innovazione, dando ragione  ad Orsola Riva che sul “Corriere” ha scritto: “la formazione di classi eterogenee non è solo più giusta, ma anche più efficace”.