Con questa girandola di “primarie” di candidature, di movimenti, di partiti nuovi o riciclati, mi viene da chiedere a me stesso: ma centrodestra e centrosinistra esistono ancora? Tutto congiura a rispondere no. Premesso che destra, centro e sinistra sono categorie superate, realtà del passato quando dominavano le ideologie, c’era il famoso “muro di Berlino” e la democrazia, anche quella “guidata”, era sinonimo di anticomunismo, in Europa la destra era pressoché inesistente e quella estrema oggetto di una convenzione ad escludere.
Non mancavano,comunque, sfumature, sfaccettature e, soprattutto nei grandi partiti, emergevano varie tendenze. Si accentuò, così,quella che veniva definita originalità italiana con l’invenzione della maggioranza programmatica, ma non politica, ossia il patto Moro-Berlinguer che, probabilmente, costò il martirio del primo e la morte del secondo. I fatto è che si trattava, comunque, di un accordo politico che,rompendo schemi consolidati a livello internazionale, finiva per mettere in forse, in qualche modo, l’allora equilibrio mondiale, definito, tra alti e bassi, del “terrore” per il rischio di una guerra nucleare.
Già allora, in sostanza, le vecchie categorie sbiadivano in Italia con quell’euro-comunismo berlingueriano, non più allineato con Mosca, che aveva trovato espressione pratica nella gestione della Regione Emilia-Romagna e, per certi versi, della Toscana, gestione non più definibili, tout-court, di sinistra classica. A questo cambiamento si accompagnava la politica di Aldo Moro, molto rivolta verso il mondo arabo e meno legata agli Usa che con il segretario di Stato Kissinger, un tedesco prestato agli yankees, poco comprendeva del moroteismo e delle sue radici fortemente cristiano-sociali ben tenute presenti da Alcide De Gasperi quando diceva che la DC “è un partito di centro che guarda a sinistra”, ossia non alla definizione classica di questa parola, ma alla socialità, alla lotta alle ingiustizie, all’essere dalla parte dei più deboli come insegna la dottrina sociale della Chiesa e come Papa Francesco ci ricorda quotidianamente.
Ovvio che la svolta impressa in Italia dall’accordo programmatico tra gli antichi antagonisti e con Moro punto di riferimento non solo dei democristiani, ebbe grande influenza a livello internazionale, offrendo una nuova prospettiva politica sia in Sud America, sia in Africa, sia nel turbolento Medio Oriente, creando inediti problemi all’Urss ed agli Usa.
Il rapimento e l’uccisione di Moro interruppero brutalmente e drammaticamente quel processo che, comunque, lasciò le sue tracce e portò ai successivi passaggi dopo l’improvvisa, per alcuni sospetta, morte di Enrico Berlinguer e l’accelerazione derivata dalla caduta del “muro di Berlino” e la caduta delle ideologie che ha, poi, costretto a rivedere le categorie di destra, centro e sinistra.
Questo è ancor più evidente oggi perché il partito che riunisce gli eredi di Berlinguer e gli eredi di Moro ( quindi, non tutti gli ex-dc) si muove, con il suo giovane e ruspante segretario –premier, più verso il vecchio centro che verso la vecchia sinistra, nonostante le dichiarazioni verbali del leader vadano in direzione della linea diciamo berligueriana, essendo lui legato a quella morotea-lapiriana con venature tipicamente dossettian-fanfaniane.. Non a caso una parte degli eredi di Berlinguer si sentano sempre più a disagio nel Pd e chiedano a Matteo Renzi un congresso anticipato per chiarire la natura del partito e riportarlo nell’alveo di un centrosinistra,ormai ancorato al passato.
Sì, perché la corsa alla quale assistiamo è, apparentemente, verso la vecchia categoria di centro, in realtà si tratta di una versione completamente nuova vicina, certo, all’antica ed indovinata definizione degasperiana della DC, ma soprattutto vivificata, potenziata da Papa Francesco, dal suo insegnamento, dalla sua enciclica “Laudato Sì” che indica la direzione di marcia per una pacifica rivoluzione che cambi, nel profondo, questo sistema da tempo superato, una società che non può più essere soggetta allo statalismo ed al mercantilismo per valorizzare quei corpi intermedi che, grazie al principio della sussidiarietà, possono trasformare positivamente il mondo in cui viviamo.
Per questo rispondono a vecchie logiche le iniziative di chi intende creare, per motivi anche di poltrone, un nuovo centro, unendo ad esempio i verdiniani e Scelta Civica, con quella alfaniano dissidente. E farebbe bene Matteo Renzi a chiarire quale direzione di marcia intende prendere, ad esempio, con il progettato Partito della Nazione che anch’esso, è frutto del passato e di aggregazioni di potere, ma senza quel supplemento d’anima senza la quale non si offre una buona politica.
Né pare comprendere le novità da tempo intervenute e la leader-ship mondiale di Papa Francesco un centrodestra che, legato anch’esso a vecchie logiche, riesce a dividersi anche nella scelta del candidato sindaco di Roma, prima condizionata dalle vecchie diatribe missine, con una Meloni che dice no alla scelta di Berlusconi, condivisa dalla Lega, per Alfio Marchini con la probabilità di vincere, addirittura, al primo turno, perché il boss romano dei voti di Fratelli d’Italia, il senatore Rampelli, ha scoperto che Marchini è sostenuto da un suo storico avversario nel Msi, uscito dal NCD con quattro consiglieri regionali e da tempo schierato con il candidato che anche il Cavaliere aveva indicato e che ora è stato costretto a scegliere, l’ex-capo della Protezione Civile Bertolaso, andato a fare il volontario medico in Africa. La Meloni aveva accettato e così Matteo Salvini che, poi, ci ha ripensato e vuole le primarie, in realtà per stare un po’ sulla scena, e far dimenticare lo scandalo sanità in Lombardia e nel tentativo di recuperare voti, visto che Forza Italia ha superato la Lega nei sondaggi e che il leader leghista è stato superato, tra i leader, dalla big di Fratelli d’Italia.
Così non si sa ancora se il centrodestra,pur nella vecchia edizione e con la possibilità di andare al ballottaggio per il sindaco di Roma, esiste ancora o no.
Credo che tutti i leader degli attuali partiti ed ancor più il segretario-premier che ha doppia responsabilità, dovrebbero fare un serio esame di coscienza. E ricordare che c’è un esempio da seguire: quello indicato, per l’Italia, da Papa Francesco che, nel richiamare i cattolici al dovere di far politica: ha citato l’integerrimo statista cattolico: Alcide De Gasperi. Aggiungete anche un pò di sana laicità di Adriatico Olivetti e si avrà una sintesi positiva senza bisogno di scomodare sorpassate categorie politiche.