Domani, la resa dei conti, una domenica decisiva per l’Europa con l’elezione del Presidente della Francia, che anticipa di pochissimo le elezioni in Germania e non mancherà di influenzare la politica nostrana.
I giornali francesi, da qualche giorno sostengono che il fronte anti-Le Pen s’è sfaldato e anche se Emmanuel Macron è in testa con il 64% nei sondaggi i vertici dell’Unione Europea tremano perché la candidata dell’estrema destra anche nel deludente confronto tv di ieri sera ha superato il suo rivale. Che, come ha scritto su “Le Monde” il famoso sociologo e filosofo Edgard Morin, viene avvertito da una parte dei francesi come “il simbolo del capitalismo, il filo-americano”, l’uomo delle banche proprio quando a livello popolare sta subentrando l’anti-europeismo, l’antiamericanismo, l’antiglobalizzazione, in sostanza quello che chiamerei nazionalismo all’antica e sempre nuova caratteristica francese. Di contro il Fronte Nazionale, secondo Morin, non è più avvertito come un pericolo fascista, ma come il “partito del popolo contro le èlites parassitarie ed egoiste”. Se poi aggiungessimo l’intervento di Obama, considerata una maledizione, in favore in favore di Macron, allora la situazione diventa drammatica, Per tutto questo le elezioni di domenica sono “un salto nell’ignoto”, cioè tutto può accadere al di là dei sondaggi.
Va anche considerato che la Le Pen ha attenuato le sue posizioni oltranziste, ad esempio facendo marcia indietro sull’uscita dall’euro: no, si rimane, ma affiancandogli il franco come per molti anni, e forse ancora in qualche zona, ha fatto la Merkel con il marco che è stato spendibile sulle autostrade ed in non pochi supermercati. Questo le ha portato inaspettati sostegni come quello di Marie-France Garadaud ex-consigliere di Pompidou e Chirac o quello dell’ex-consigliere speciale di Sarkozy all’Eliseo Yvelin Guain e, soprattutto, l’accordo di governo con il gollista d’estrema destra Nicolas Dupont-Agnau che al primo turno aveva ottenuto il 4,7%. E che annunciando il sostegno alla Le Pen ha sparato a zero su Macron dicendo: “il nostro Paese ha vissuto 5 anni terribili con François Hollande: Emmanuel Macron è un Holland in potenza, è portatore di interessi finanziari mondialistici e tutti coloro che lo sostengono hanno fatto naufragare la Francia negli ultimi trent’anni”. Sono, queste, affermazioni che hanno avuto effetto sull’opinione pubblica anche perché Le Pen non manca occasione di sottolineare come Macron sia stato il ministro dell’economia con Holland, quindi il responsabile della grave situazioni economica francese.
Il leader dell’improvvisato movimento politico “En marche” ( “Anche il Front National è in marcia” ha commentato Zeev Sternhell illustre studioso di storia, membro dell’Accademia Israeliana di Lettere e Scienze”) ha, comunque, ricevuto il sostegno di Fillon ( il 20% al primo turno), di Sarkozy e di Hamon che ha ridotto al lumicino i voti dei socialisti. Sulla carta sono appoggi decisivi, non come quello del presidente uscente Holland che è dietro all’”operazione Macron”, ma è inviso ai francesi e quindi il suo sostegno, da lui molto enfatizzato, potrebbe essere controproducente.
Aggiungete che Jean-Luc Mèlenchon (estrema sinistra), la sorpresa del primo turno, con il suo quasi 20%, ha rotto il fronte repubblicano invitando, di fatto, i suoi elettori ad asternersi, nemmeno a votare in bianco. Non ha,infatti, dato indicazioni di voto anche se la” Le Pen è peggio di Macron”, precisando, poi, che Macron “è l’uomo della finanza d’assalto che intende spianare quel che resta delle conquiste sociali”. Più chiaro di così! Ed è evidente che una più ampia astensione dal voto indebolirebbe fortemente l’ex-banchiere che, secondo Mèlenchon, anche se vincente non potrebbe giungere alla, normale scadenza. Una posizione, questa, che ha scatenato l’ira dei socialisti, definendola “un gioco irresponsabile” perché, come ripete Holland, “l’astensione deliberata favorirebbe Marine Le Pen”. Tutto questo mentre Macron compie evidenti errori come quello di dire che non farà accordi con i due partiti storici, i socialisti ed i repubblicani (ex-gollisti), ma costituirà il suo governo e la sua maggioranza parlamentare – a giugno le elezioni legislative – acquisendo singoli personaggi dei due schieramenti. Immaginatevi come l’avranno presa dirigenti ed iscritti di questi partiti! Né mi pare una scelta indovinata quella di prendersela, ironizzando, con un potente esponente dei repubblicani come il senatore Baron, sindaco di Troyon: “nella ricerca del suo interesse personale ha voluto essere primo ministro di Sarkozy, in seguito di Fillon e vorrà divenirlo di me”.
Dunque, al di là dei sondaggi, la partita è aperta e c’è chi ipotizza addirittura un esito tipo quello per Trump negli Usa. Per questo i vertici dell’UE tremano perché la vittoria della leader del Front National sconvolgerebbe indubbiamente l’Europa e darebbe forza a tutti i movimenti antieuropeisti ad iniziar dai “sovranisti” di casa nostra.
“Le Monde”, il più letto quotidiano francese, s’è chiesto domenica: ”Siamo entrati in una nuova era della politica?”, titolando a tutta prima pagina “La fine del fronte repubblicano contro il Fronte Nazionale”. Tutto, quindi, puo’ accadere. E le conseguenze influiranno anche su di noi.