Nella bagarre elettorale interna al PD, senza ombra di dubbio, li sconfitti sono soprattutto gli scissionisti e tutti gli anti-renziani che ritenevano di averlo politicamente sepolto con il no del 4 dicembre sulla riforma costituzionale. Matteo Renzi ha stravinto le primarie Pd sia con il 70% dei voti, sia con l’affluenza nettamente superiore al previsto : 1.848.658 quando molti( e anche qualche sondaggista) prevedevano non più di un milione.
Oggi, quindi, siamo al “Pd di Renzi”, non si prende il 68% nel voto degli iscritti dem ed il 70% di quelli espressi domenica dagli elettori dei gazebo. Lui smorza i toni, da non credere, parla di unità e responsabilità, aggiunge anche umiltà, sì, proprio umiltà, sostiene che ora inizia un’altra storia, si apre una pagina bianca. In sostanza, pare aver cambiato modo di comunicazione, correggendo gli errori clamorosi commessi prima, quasi avesse cambiato suggeritore, colui che lo consigliava, il suo consigliere italiano ed anche il presunto grande esperto americano, quello fatto venire dagli States per dare un mano per la vittoria nel referendum e tutti sappiamo com’è andata. Il fatto che insistere sulle riforme fatte, sulla ripresa che andava avanti, sui positivi cambiamenti determinati dal governo proprio mentre la crisi economica mordeva, la disoccupazione, in particolare quella giovanile aumentava, tre milioni di famiglie in povertà, aziende che chiudevano a ritmi preoccupanti, piccoli imprenditori che si suicidavano per la disperazione, aggiungete un Tg1 che presentava una realtà in rosa(così come, purtroppo, fa anche oggi), tutto questo provocava nei cittadini una reazione fortemente negativa dopo le speranze provocate da questo giovane ex-sindaco che voleva rottomare la vecchia politica e, finalmente, riformare un sistema che non funzionava e nel quale ci troviamo ancora immersi.
Il messaggio di Renzi, dopo la rinascita politica , sembra essere: guardate , ho imparato dagli errori, sono, diverso, più inclusivo, maggiormente disposto ad ascoltare la gente, ossia il popolo, vero antidoto al populismo disgregante.
Non so se riuscirà nell’impresa di uscire da quella che era una evidente autoreferenzialità che ha fatto dimenticare a molti, se pur ve ne era, anche quel che di buono il suo governo stava facendo. Di certo, oggi non avrà più quella che, oggettivamente, era un freno alla sua politica, ossia la presenza di chi lo considerava, nel Pd, quasi un usurpatore. Gli scissionisti, in questo, gli hanno fatto un grande favore anche per le future scelte politiche.
Che piaccia o no, sono convinto che ora Matteo Renzi proseguirà con maggiore energia il suo viaggio verso il partito della nazione, che qualcuno aveva definito il partito del Nazareno, ossia del famoso patto con Berlusconi, indebolito ed esternamente rotto dopo la forzata scelta renziana (forzata perché sostenuta dal potente oriundo siciliano componente della Corte Suprema Usa, morto per un infarto mentre era a caccia in Texas) di un presidente della Repubblica, Mattarella, diverso da quello concordato, Amato, patto, in realtà, mai definitivamente abbandonato.
Ovviamente, non mancheranno ostacoli e agguati, lungo il percorso verso una conclusione che garantirebbe all’ex-sindaco di Firenze di superare e, forse, anche abbondantemente, quel 40% che garantisce una solida maggioranza in Parlamento, senza i ricatti dei partitini come accade oggi, soprattutto al Senato.
Il banco di prova sarà quel primo appuntamento, la legge elettorale. L’intesa( mai ammessa) con Berlusconi che prevedeva un proporzionale con parte dei capolista bloccati, con sbarramento del 3% ed un eventuale 20% di collegi uninominali, 40% per un premio di maggioranza alla Camera , mentre al Senato di portare al 5% lo sbarramento per ottenere seggi . Aggiustamenti ulteriori sono possibili, ma una simile impostazione andrebbe bene anche a Grillo, riservatamente consultato, e probabilmente a Salvini. Se emergessero ostacoli rimarrebbe il Consultellum, ossia quel che rimane dell’Italicum dopo l’incostituzionalità di parti importanti decisa dalla Suprema Corte , soluzione che non piace al Presidente Mattarella , ma che alla fine dovrebbe subire.
Ovviamente una nuova legge concordata potrebbe facilitare le elezioni politiche anticipate al 5 novembre, in concomitanza con le regionali. Piacerebbe molto a Renzi, Grillo, Lega, Meloni a Berlusconi solo se intervenisse prima la sentenza favorevole della Corte di Giustizia Europea che lo rendesse ricandidabile o una decisione tipo grazie da parte del Quirinale. Fatto quasi determinante per il successo dell’ “operazione Pdn” che prevede, prima, la grande coalizione Pd-Forza Italia dopo le elezioni politiche, ma senza il Cavaliere direttamente in campo con il 4% in più che porterebbe ai forzisti, secondo i sondaggisti,la sicurezza di avere la maggioranza anche in Senato non ci sarebbe.
Certo si è che Renzi, per andare a votare in novembre, ossia prima della dura legge di bilancio che dovrà essere fatta, non farà direttamente atti contro il governo Gentiloni. Il cerino in mano di una crisi andrà ad altri, probabilmente agli scissionisti: E’ evidente, infatti, che dopo la supervittoria di Renzi e con il governo sempre più fotocopia di quello presieduto da lui i vari Bersani e Speranza, leader in parlamento del nuovo gruppo di sinistra, ed i D’Alema ed i Rossi come faranno sostenere Gentiloni, soprattutto se l’attuale premier non potrà accettare le loro proposte di sinistra? Sarebbe un suicidio politico per chi ha abbandonato il Pd a causa di Renzi ed ho proprio l’impressione che il cerino della crisi rimanga alla fine in mano a loro perché potranno sfruttare il no al governo in quella che è già campagna elettorale, dove, lasciatemelo dire, purtroppo, Renzi rimane il meno peggio sulla piazza.