NON FACCIAMOLI SCAPPARE
Dolore, dolore lancinante, la mia colonna vertebrale mi sta mollando. Penso, sono sempre stato bene, questo è il mio primo dolore vero, forse la mia soglia è bassa e non me ne rendo conto, cerco di sopportare al massimo, non resisto, mi rivolgo a un medico del mestiere, un fisiatra, lui di ossa se ne intende, mi vede: “I tuoi sono dolori veri, non ti posso toccare, oltre qualche anti infiammatorio non posso andare, tu hai bisogno di uno specialista della colonna. Ti telefono e ti faccio vedere quì da me da uno bravo”.
Alle iniezioni calmanti c’ero già arrivato, palliativi, nulla di che. Telefonata del fisiatra. “vieni domani, troverai chi ti visita e ti dirà cosa fare”.
Quella notte non chiudo occhio non solo per il dolore, anche per la visita che avrei dovuto sostenere e per quello che mi aspettavo, senza escludere un intervento che ben sappiamo tutti, anche noi ignoranti, quali siano i rischi. Passa la notte, arriva l’ora dell’incontro puntualissimo arriva un giovane signore, subito vengo introdotto nel suo studio, gli porgo la busta che contiene la risonanza la prende, la esamina accuratamente, non dice nulla, mi invita a sdraiarmi sul lettino, provo senza riuscirci: “Non posso, non riesco a sdraiarmi, il dolore non me lo permette”.
“Si metta in piedi -mi dice-. Ora mi odierà”. Allunga una mano e mi sfiora, appena sul retro del femore, una stoccata avrebbe sicuramente provocato meno dolore.
“Io in queste condizioni non posso visitarla anche se ho ben capito la sua condizione, intanto faccia una risonanza, quando la avrà la rivedo e allo stesso tempo prenda dei calmanti in modo che possa visitarla”.
Pochi giorni e con tutto il dolore e la risonanza torno dal Prof..
Esamina attentamente la documentazione che gli ho fornito, mi invita a stendermi, questa volta a fatica ci riesco, procede con la visita, difficile dire quanto tempo abbia messo per visitare, per chi ha dolore, è immenso, per lui circa un quarto d’ora.
Mi fa rivestire e accomodare davanti a lui, serio, come sempre, mi dice: “Lei ha una colonna messa molto male, data la sua età, sconsiglio qualsiasi intervento, peraltro fattibile ma non risolutivo, si potrebbe mettere a posto qualcosa senza che questo cambi di molto la situazione. Ora parlerò con il suo fisiatra e lui gli spiegherà meglio. Poi leggendo la diagnosi sarà chiaro anche per lei”.
Certo le parole di questo professore mi hanno lasciato perplesso tanto da stuzzicare la mia curiosità per sapere chi era questo personaggio che sentenziava in maniera così tranchant.
A casa mi siedo davanti al computer, non ci sono segreti, ormai si sa tutto di tutti basta avere la pazienza di cercare. Apro sul nome: Giovanni Sabatino, anni 42, seguono due pagine di titoli che concludono con : Docente patologia neurochirurgica della colonna vertebrale, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Con gli occhi sbarrati voglio andare avanti, voglio sapere come mai è arrivato in Sardegna. Questa volta cerco ma il computer non mi dice alcunché, dentro di me la curiosità mi dice di insistere, trovo una persona amica che conosce entrambi, gli chiedo di parlarmi di Lui, lo fa entusiasta: il Prof., da poco più di due anni divide la sua vita professionale tra Roma, dove svolge la sua attività didattica e Olbia, Mater Olbia, nuovo centro ospedaliero dove risulta essere Responsabile dell’Unità di Neurochirurgia.
A parlare di lui sono pochi in Sardegna, un po come avviene per il Mater Olbia, che nasce e sicuramente lo è, un‘eccellenza che all’ambiente specializzato da un po fastidio, il Mater viene un po definito come una bellezza dall’aspetto presuntuoso e po arrogante, così chi vi lavora, ma, il nostro prof. che lo si voglia o no in questi otto novecento giorni di attività sarda è riuscito a fare, con la sua equipe, circa ottomila visite neurochirurgiche, oltre mille interventi chirurgici, alcuni, mi confermano, di grande difficoltà.
Prof. Sabatino, mi dicono, è piuttosto schivo, non gli piace l’adulazione, anche se l’indifferenza gli fa sentire stretta la Sardegna che ha imparato ad amare ma, allo stesso tempo, non può che constatare che l’indifferenza porta ad allontanarlo.
La mia esperienza con lui ora ha una spiegazione, un neurochirurgo che non interviene su un paziente è cosa rara, Lui lo ha fatto con il sottoscritto, ha adottato il sistema che prima dello scoop, bisogna sempre pensare alla incolumità dell’individuo, questo è ciò che ha fatto Giovanni Sabatino uomo prima che chirurgo. Grazie Professore.
BT