“Mala tempora currunt”. Credo che niente si possa trovare di meglio che l’allocuzione di Cicerone: il Paese è al collasso e non vogliamo rendercene conto, presi, forse, dal clima vacanziero e dal tutti “volemose bene”. Purtroppo le cose non stanno esattamente così, tutto fa pensare al peggio e solo chi non è asservito al carro renziano cerca di metterci in guardia su una situazione tutt’altro che semplice.
Il vertice di ieri tra il premier ed il Presidente della Repubblica conferma che la situazione politica è sempre più delicata, con l’UE che ha posto un freno alla ricapitalizzazione delle nostre banche e la tendenza di 8 senatore alfaniani e quattro verdiniani di tornare alla casa madre berlusconiana, chiedendo ai rispettivi partiti di uscire dalla maggioranza parlamentare e, al massimo, dare un appoggio esterno al governo, ma in cambio di precise contropartite. Quelle contropartite che, oggi, Matteo Renzi non intende concedere, ad iniziare dalle modifiche all’Italicum, rinviate, semmai, a dopo il refrendum costituzionale slittato ai primi di novembre .
Il Capo dello Stato preme per la modifica e non vedrebbe negativamente lo spacchettamento del referendum in due parti per disinnescare il “no” almeno sulla prima e, probabilmente, non sulla riforma del Senato che appare troppo pasticciata. Renzi , per il momento, non cede nemmeno su questo, convinto di poter, comunque, vincere considerati i molti “non so” dei sondaggi che pur vedono i ”no” prevalere. Il segretario premier conosce benissimo i mal di pancia dentro il Nuovo Centro Destra ed i verdiniani, ma è convinto di superarli con la minaccia del voto anticipato. Il suo, in sostanza, sarebbe un rischio calcolato ad iniziare da martedì prossimo quando, al Senato, si voterà sulla riforma del bilancio degli Enti Locali, per la quale occorre la maggioranza qualificata di 161 voti e non la semplice maggioranza dei presenti. L’esistenza di 8 senatori alfaniani e quattro verdiniani che si sono pronunziati per l’uscita dal governo e dalla maggioranza parlamentare sta creando, ovviamente, un clima di incertezza anche se la solidarietà espressa ad Alfano dinnanzi alla annunciata richiesta di dimissioni dei 5 Stelle, della sinistra e della Lega potrebbe, in questo momento, rinviare la mini-scissione considerato anche che Forza Italia, alla quale i 12 guardano sostiene il ministro dell’Interno.
C’è, inoltre, da aggiungere che una crisi di governo, oggi, creerebbe gravi problemi sulla tenuta della nostra economia in una fase estremamente delicata dopo la Brexit e con le nostre banche, con in testa lo storico Monte dei Paschi di Siena, in evidente difficoltà. Non sta, però, tranquillo il capogruppo dei deputati centristi Cicchitto per il quale i criminali intelligenti sanno anche essere responsabili, ma i criminali stupidi no, riferimento non proprio simpatico nei confronti dei dissidenti che comprenderebbe addirittura anche l’ex-presidente del Senato Schifani , capogruppo dei senatori alfaniani. C’è anche da chiedersi cosa convenga allo stesso Alfano, sempre più bersagliato dalle intercettazioni ampiamente riportate dai mass media. Una crisi di governo farebbe, infatti, passare in secondo piano la sua vicenda personale e cadrebbe anche l’annunciata richiesta di dimissioni con il relativo dibattito. Neanche la minaccia renziana di voto anticipato sembra un forte deterrente perché Mattarella non potrebbe sciogliere le Camere e potrebbe affidare l’incarico mettiamo al Presidente del Senato o altra personalità per un governo d’emergenza in una fase così delicata per l’Italia e l’Europa. Si dirà: Renzi rimarrebbe segretario del Pd e potrebbe dichiararsi contro una simile ipotesi. Che, però, potrebbe avere la maggioranza in Parlamento per l’appoggio della sinistra dem e, persino, di qualche reanziano tiepido dinnanzi alla prospettiva di andare a casa e di non essere sicuro della rielezione.
Saranno, quindi, i prossimi giorni di fuoco a meno di colpi di scena da parte del segretario-premier. Di certo c’è che prosegue la riaggregazione del centro con ancora in primo piano Silvio Berlusconi che da Arcore sta riorganizzando Forza Italia.