L’altro giorno titolavo un mio blog “Marcegaglia: più attributi che cervello”. Ovviamente, nel testo, argomentavo il titolo che stava a dire appunto, quando si occupano certi posti, non basta essere “coraggiosi” bensì è necessario avere una grande capacità di riflessione in modo da avere sempre il controllo della situazione, senza coinvolgere chi si rappresenta.
Vorrei ricordare che la sig.a Marcegaglia, si era sentita in dovere di dare il benservito al Governo così come ognuno di noi può farlo senza averne titolo specifico, così come modo di dire, in un chiacchiericcio da bar o, nel caso specifico, in un salotto. Ma lei non è “nessuno”, casualmente è il Presidente della Confindustria. La sua uscita ha avuto i plausi del centrosinistra, reazione negativa della parte opposta.
Secondo me, come scrissi, la Presidente, senza una profonda riflessione, si era “buttata”, convinta di chissà quale consenso avrebbe ottenuto anche fuori dal contesto industriale da lei rappresentato. A fargli eco è apparsa subito una inserzione a pagamento , su alcuni quotidiani, di Diego Della Valle, patron della Fiorentina (calcio) e del mercato VIP calzaturiero. Non sappiamo se i due si erano parlati prima dell’uscita: il secondo ha allargato il tiro e le l’è presa con tutta la classe politica di ogni rango e colore. Ovviamente si è tirato addosso uno scroscio di improperi generale, trasformando quello che sarebbe dovuta essere una provocazione da grande seguito in un bluff clamoroso.
Infine a tarpare completamente le ali alla Marcegaglia sono sopraggiunte le dimissioni della FIAT dall’associazione degli industriali, dettate esclusivamente da una totale bocciatura della politica condotta dalla Confidustria. Tutto questo risulta ben chiaro, senza sottintesi, nelle parole del manager più noto del momento, Sergio Marchionne, Amministratore Delegato della impresa storica del Paese.
Così scrive Marchionne a Emma Marcegaglia: “Ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012».
«Cara Emma, negli ultimi mesi, dopo anni di immobilismo, nel nostro Paese sono state prese due importanti decisioni con l’obiettivo di creare le condizioni per il rilancio del sistema economico. Mi riferisco all’accordo interconfederale del 28 giugno, di cui Confindustria è stata promotrice, ma soprattutto all’approvazione da parte del Parlamento dell’articolo 8 che prevede importanti strumenti di flessibilità oltre all’estensione della validità dell’accordo interconfederale ad intese raggiunte prima del 28 giugno».
«Fiat, che è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato». Per queste ragioni, «che – sottolinea Marchionne – non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012. Stiamo valutando la possibilità di collaborare, in forme da concordare, con alcune organizzazioni territoriali di Confindustria e in particolare con l`Unione industriale di Torino». L’ad del Lingotto informa Marcegaglia che «da parte nostra, utilizzeremo la libertà di azione applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni legislative. I rapporti con i nostri dipendenti e con le organizzazioni sindacali saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese già raggiunte per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco».
Parole inequivocabili, scolpite nella pietra. Bocciatura totale per Confindustria e per la politica sin qui portata avanti dalla sua Presidente: Consenso per l’azione di Governo e Parlamento: consenso che ha tolto la parola anche a coloro che avevano troppo presto applaudito il monito-sentenza della sig.a Marcegaglia.
Per concludere, sarebbe come dire, parafrasando il titolo del mio blog precedente: “Marcegagia: gli sono rimasti solo gli attributi”. Per quello che contano.