MATTARELLA BACCHETTA CONTE E RENZI RIBADISCE: O IL PREMIER CAMBIA O ITALIA VIVA GLI DICE ADDIO. 70 SCIENZIATE ACCUSANO: IL GOVERNO CI DISCRIMINA

Standard

Leggendo i vari post della giornata, ne ho trovato uni singolarissimo (in effetti non ne trovati altri su quel genere). Lo scrivente che lo aveva postato, riferito alle comunicazioni del presidente Conte ai due rami del Parlamento, anziché notare la sostanza, ha solo rilevato la maleducazione degli intervenuti dell’opposizione e la signorilità, l’educazione, la finezza del presidente, nella sua esposizione. Non voglio entrare nel dettaglio, mi corre però l’obbligo di far notare che, personalmente avrei preferito che se pur con parole grezze ci avesse messo a conoscenza almeno di quel che effettivamente saranno le cose che dovremo fare ed attenerci nei prossimi giorni, quando, speriamo, torneremo ad essere cittadini liberi di muoverci seppur con le dovute cautele. Ma, in questo strano mondo non sempre si può avere tutto ciò che si desidera, per ora accontentiamoci della buona educazione di Conte.
Consentite di partire con un antico proverbio: “Tanto tuonò che piovve”, ma nei confronti del premier si potrebbe addirittura dire: tanto tuonò che venne un’alluvione. Sì perché a Matteo Renzi che, ieri sera a “Porta a Porta” ha ribadito: o Conte cambia e la smette di fare il populista, l’uomo solo al comando o Italia Viva gli dice addio, s’è aggiunto il pesante monito del Presidente Mattarella col suo messaggio per il 1° maggio.
Il Capo dello Stato, infatti, ha ricordato che “non ci può essere Repubblica senza lavoro perché il lavoro è condizione di libertà, di dignità e di autonomia per le persone, consente a ciascuno di costruire il proprio futuro e rendere l’intera comunità più unita”. Sottolineato, poi, che “molto cambierà nella vita delle nostre società a causa del Covid-19,ha indicato che tale cambiamento andrà sapientemente governato affinché la nuova fase non comporti condizioni di ulteriori precarietà ed esclusione, ma sia occasione, al contrario, per affrontare antichi ritardi”. Ed ha citato il lavoro per i giovani e le donne, problema “particolarmente acuto nel Mezzogiorno” ed il lavoro nero ed irregolare”. Da qui un’affermazione che non sarà piaciuta ai grillini: “il ruolo degli imprenditori -piccoli e medi, lavoratori autonomi e grandi imprese- appare centrale, assieme a quello della ricerca, in questo progetto di riprogettazione delle filiere produttive e distributive. Questo nel medio tempo. Sul breve gli forzi vanno indirizzati alla ripresa”…ad essa vanno indirizzati in modo concorde gli sforzi di tutti senza distrazioni o negligenze. Va realizzato un equo, efficace, tempestivo sostegno alle famiglie e alle attività produttive, a quanto sono rimasti disoccupati o senza reddito”.
Mi pare, questo, un severo richiamo al governo dei tanti annunci e delle scarse attuazioni pratiche ed, in particolare, al premier Conte che, nella sua ultima comunicazione alle Camere ha ripetuto troppe volte “faremo”, “daremo”, “valutiamo”, “saranno”, ” stiamo studiando” “allo studio”, “prossimamente”.
No, “subito e presto” con gli aiuti è stato il motto di Mattarella che ha anche invitato il governo a dare “Indicazioni ragionevoli e chiare”, chiaro riferimento al pasticciato intervento di Conte alle Camere che tante proteste ha suscitato.
Come se non bastasse al povero Conte è venuta un’altra tegola, conseguenza della gravissima discriminazione delle donne da parte del governo nello scegliere i componenti del Comitato tecnico Scientifico (20 uomini su 20!), nelle varie Tax force e nei Comitati che avevo denunciato in un mio precedente articolo. Ben 50 mila donne di rilievo nella società italiana hanno sottoscritto una protesta e, in particolare, 70 big-scienziate, accademiche e ricercatrici di livello internazionale, hanno firmato un appello, nel quale pretendono “un equilibrio di genere”: “Vogliamo -scrivono- portare all’attenzione delle istituzioni e della pubblica opinione la mancanza di donne nelle commissioni tecniche nominate dal governo a supporto della gestione della pandemia di Covid-19. Che siano presenti entrambi i generi negli organismi che prendono decisioni rilevanti a livello scientifico, sanitario, sociale ed economico dell’intera popolazione, è una questione di democrazia e di civiltà. Ma riteniamo che sia ancora più importante porre in evidenza come la scarsa presenza femminile in tali commissioni denoti, in maniera più grave, una scarsa attenzione al merito e alle competenze. E’, infatti, evidente che la società italiana è ricca di competenze femminili di primissimo livello in tutti i campi, non ultimo quello medico-scientifico….E sono numerose le donne italiane ai vertici della ricerca bio-medica internazionale”.
In sostanza, l’esclusione delle big-scienziate è un danno nella gestione dell’emergenza Covid perchè si toglie da quei Comitati, commissioni e tax force “lo spettro completo di competenze ed esperienze che la nostra comunità medico-scientifica possiede ” “Da ora in avanti -conclude l’appello- pretendiamo che in equilibrio di genere negli organi di rappresentanza e nelle commissioni tecnico-scientifiche, sia una priorità assoluta ”
Hanno indubbiamente ragione le 70 big-scienziate, delle quali “Il Corriere della Sera” ha inserito i profili sul proprio sito. E , forse, se nel Comitato Tecnico Scientifico, ai vertici dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità, tutti con presidenti uomini ci fosse stata qualche donna il premier Conte avrebbe evitato l’errore di spaventarsi per la previsione di 151 mila e passa ricoveri in terapia intensiva entro l’8 giugno se avesse riaperto anche chiese con messe, scuole, negozi, parrucchieri, bar e ristoranti. Sì, perchè il coautore di quella previsione, il dottor Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Kessler, ha ammesso, in conferenza stampa all’ISS, “non era uno scenario realistico”, come dimostra sulla base di un altro studio l’intera pagina del “Corriere della Sera” di oggi dedicata all’argomento e dal significativo titolo “Per una previsione ben 98 scenari -Il rebus degli scienziati del governo” Nel soprattitolo: “I calcoli del Comitato su mortalità e terapie intensive -Nello stesso dossier si passa da 150 a 151 mila ricoveri: Cagnoli: la letalità rischia di non essere attendibile”.
E’ proprio un brutto pasticcio e sarebbe il caso che gli uomini oggi al comando di strutture così importanti della nostra sanità facessero chiarezza in modo da farci conoscere, con “indicazioni ragionevoli e chiare” per dirla alla Mattarella, lo stato esatto delle situazioni, delle quali siamo noi cittadini che paghiamo le conseguenze . E non avrebbe fatto meglio il premier Conte a consultare anche qualche big-scienziata prima di prender per oro colato quel che, probabilmente, non era?