Il mio Amico Antonio, riferito al risultato elettorale di Olbia, in controtendenza nazionale, non ha premiato i partiti identitari ella Sardegna, in un commento a caldo ha definito il voto “un chiaro esempio di sardomasochismo”.
Come dargli torto? L’elettore di Olbia ha voluto premiare il vecchio, lo stantio. E’ mancato il coraggio di vedere il nuovo, non ha voluto rischiare nulla, se di rischio si poteva parlare. L’elettore di Olbia ha preferito premiare chi ha contribuito direttamente allo sfascio della città e chi negli ultimi dieci anni ha brillato per la sua assenza.
Ebbene, questa è la democrazia.
Consentitemi ora una analisi a caldo del voto nazionale, A mio modestissimo parere è’ stato un voto contro il sistema, questa la verità, ossia un voto non a favore, ma contro. Ne hanno beneficiato i grillini, i vincitori, e non Salvini anch’esso anti-sistema, ma non credibile come i “5 Stelle” e, oltretutto,malvisto dai cattolici per gli assurdi attacchi a Papa Francesco e non gradito dai moderati . Il risultato di questo combinato disposto, ad esempio, ha portato per la Lega a Milano un misero 11,77% contro 20,20% di Forza Italia. Nè il leader leghista è riuscito a sfondare a Roma e Napoli , dove aveva rotto con Berlusconi, nel primo caso non portando la Meloni al ballottaggio, nel secondo vedendo il candidato forzista, da lui non appoggiato, andare, invece, al ballottaggio. In sostanza, ecco un centro-destra frantumato con tanti cocci difficile da riparare.
Se su questo fronte non possono sorridere anche se la speranza di conquistare Milano è ben viva, sull’altro, quello di centrosinistra, è quasi peggio perché ha retto solo nella capitale lombarda, dove comunque rischi di perdere, ed a Cagliari dove il sindaco uscente è vicino a Sel, altrove si è dissolto come neve al sole, con il flop, inoltre, dell’alleanza napoletana tra dem e verdianiani. Il fatto è che sia stato, quello di domenica è stato, sì, un voto antisistema, anti-partiti, ma anche anti-Renzi. Lo conferma il flop del Pd che, ad esempio, a Roma riesce a malapena ad andare al ballottaggio, ma lontano dalla candidata grillina e grazie al voto disgiunto che ha consentito a Giachetti di superare la Meloni con oltre il 245, mentre il Pd è crollato al 17%, mica uno scherzo, mentre a Napoli non va nemmeno al ballottaggio, nonostante i voti di Verdini, a Torino è insidiato dalla grillina e chissà come andrà a finire quando tutti davano Fassino vincente al primo turno così come avrebbe dovuto essere per Sala a Milano, dove, invece, è pressoché alla pari con il candidato del centro-destra Parisi in grande spolvero.
Potremmo continuare negli esempi che dimostrano, considerando anche gli astenuti, i voti bianchi e quelli nulli, come sia verificato un vero terremoto politico che era prevedibile perché la fiducia dei cittadini negli attuali partiti è scesa, da tempo, tra il 3 e il 7%. Negli anni scorsi questo dato è stato spesso sottolineato questo scollamento tra gli italiani e i partiti, purtroppo, questa evidenza è rimasta inascoltata inascoltata, che si doveva uscire da un bipolarismo inconcludente, spesso autoreferenziale, per determinare un profondo cambiamento in linea con quello che si stava delineando a livello globale. L’apparire sulla scena dei grillini, il loro attingere, per davvero, alla società civile, talvolta forse anche esagerando, veniva, invece, sottovalutata dal centrodestra e dal centro-sinistra quasi considerando l’iniziativa politico-sociale di Grillo la boutade di un comico di successo, di un istrione un po’ populista ed un po’ utopico, ma nulla più, anche se talvolta diceva cose che molti apprezzavano.
Ora tutti questi politici dovranno prendere atto della nuova realtà e fare un esame di coscienza sul fatto che sono, ancora, legati ad un parlamento eletto con una legge che la Suprema Corte ha giudicato incostituzionale, mentre alla Camera una maggioranza bulgara non costituzionale, perché frutto di quella legge, cambia oltre 50 articoli della Costituzione e al Senato il governo sopravvive per i transfughi da partiti di opposizioni e per chi non intende lasciare i posti di potere ottenuti.
I risultati di questo parziale turno amministrativo ci dicono, infatti, che la contestazione ad un sistema superato da tempo, che non si rinnova con presunte riforme o provvedimenti governativi per cercare un voto in più che, poi, nemmeno viene, sta giungendo a livelli sempre più alti. Roma, la capitale, dove i grillini si affermano in molti municipi, è solo la punta di un iceberg che rischia di travolgere gli attuali partiti se non volteranno pagina con urgenza. Virginia Raggi, in posizione come sindaco di Roma, ha detto: “Il vento sta cambiando”. Ed un Grillo, ovviamente euforico, ha commentato: “Ora cambiamo tutto”.
Credo che anche il Movimento “5 Stelle” debba stare attento ad un eccesso di euforia sia perché una buona parte dei suoi suffragi non sono ancora a favore, ma solo contro gli attuali partiti ed un sistema che non funziona più. Sia perché stare all’opposizione, oltretutto senza volersi “sporcare le mani”, alleandosi con altri, è più comodo che governare a partire da una metropoli come la Capitale d’Italia.
Mi si lasci concludere ancora con la mia Terra: vorrei dire al mio Amico Antonio ed a tutti quelli che hanno sperato in una svolta identitaria, di non mollare. Una incomprensione non vuole dire, sconfitta totale. Si è persa una battaglia di una guerra giusta, quella di Olbia è stata una prova generale che ha visto uniti tanti gruppi identitari indirizzarsi verso un unico scopo: la Sardegna.
Passato il momento di delusione/sconforto, bisogna andare avanti con forza per non perdere quello slancio unitario che ha voluto essere quel risultato, seppur minimo, ma, pieno di grande significato.