RIPENSANDO ALDO MORO, RIPORTATO ALLA MEMORIA DA WALTER VELTRONI ALLE SCONCEZZE DELLA NUOVA POLITICA

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Santori e le sue sardine, i Grillo ed ora anche Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, i nuovi mostri dell’alta politica ed ora anche Letta, no, non il Gran Ciambellano della corte di Maria Angiolillo, la regina del salotto buono della politica italiana, il Gianni Letta, no, parliamo di Enrico che in un momento di pura follia da ragione a Salvini sul superamento del coprifuoco. Una vera pillola di saggezza, peccato che Speranza, il Cavour dell’estrema sinistra, non la pensi allo stesso modo, eppure dovrebbe essere proprio lui a capire la sofferenza della povera gente, quella dalla quale si aspetta i consensi.

Al fondo di tutto ci sta che siamo in una melma dove la politica quella vera è andata a farsi benedire, per pura fortuna salta fuori, con l’ultima verità sulla vecchia classe politica, questa volta a farlo è Veltroni che incensa Aldo Moro riconoscendogli, seppure ve ne fosse stato bisogno, che con la scomparsa del leader democristiano “un intero disegno politico, durato anni, va in frantumi”.

Per ora solo una anticipazione del Corriere della Sera del libro di Walter Veltroni, da leggere attentamente senza pregiudizi politici anche se, in punta di piedi, nelle varie fasi evolutive l’attuale Partito Democratico si sta appropriando della figura di Aldo Moro che nell’evolversi della sua azione politica, con il compromesso storico ormai in atto, aveva portato ad un dialogo costruttivo il PCI con la DC.

A chi ha vissuto quei tempi, è difficile capire, nel vedere in qualche sezione  del PD, troneggiare l’immagine, abbinata a quella di Berlinguer, quella dello statista democristiano. Certo per chi ha vissuto ‘in diretta’ quelle giornate, da una parte e dall’altra, è difficile capire come i due personaggi possano convivere avendo vissuto con idee allora contrapposte, è difficile che un comunista di allora non riesca ad escludere Moro come intruso e, allo stesso modo un vecchio democristiano non possa definire ‘appropriazione indebita’ quella dell’esposizione della sua immagine. 

Quel disegno, allora appena abbozzato, ha dato i suoi frutti, i partiti di oggi, fatto salvo pochi nostalgici, ha dato i suoi frutti, la DC ha cessato di essere, la Magistratura ha provveduto ad eliminarla, il PCI,  sodale di quei signori che allora osarono chiamarsi “mani pulite”, è sparito nel nulla, logorato da se stesso, lasciando spazio libero alla non politica, quella che ci ha portato ai giorni nostri, dove, appunto, i Mattia Santori, i Grillo, i Fedez, e molti altri pontificano, impartendo lezioni di comportamento politico.

Tornando al rapimento e fine di Aldo Moro, dopo Veltroni che ha, certo, vissuto quei giorni, c’è ancora una persona che quelle giornate le ha trascorse ora per ora, minuto per minuto, sulla scena, il senatore Beppe Pisanu, lui potrebbe, se volesse, raccontare quei momenti vissuti nella più grande ambascia, e nelle sicure contraddizioni, del partito di Aldo Moro. Credo sia l’ultimo rimasto di coloro che stavano dentro quella stanza dove si discuteva  e si cercavano eventuali interventi e soluzioni difficili da trovare, mentre arrivavano i messaggi dello statista in mano alle BR, quelle stesse che, ancora oggi, qualcuno vorrebbe fossero lasciate ancora in pace a godere di una libertà immeritata nella vicina Francia.

Bisogna leggere quanto ci scrive Veltroni, chissà che vi sia qualcosa che una miriade di processi non è riuscito a farci conoscere.