Credo sia chiaro a tutti che ormai siamo alla resa dei conti. Bersani sa che il suo destino è segnato anche se, dalle apparenze vorrebbe far intendere che il mazzo delle carte è ancora in mano sua e quindi a distribuirle tocca ancora a lui. Ma, non è così. Gli stanno lasciando il mazzo per dargli l’illusione che ancora possa dare ancora una mano mentre invece i suoi avversari interni, quasi tutti, hanno già un altro mazzo di carte e le stanno distribuendo ai giocatori ponendo la condizione di tenerle ancora per poco coperte. Non è un caso quello della visita di Dalema a Firenze, dove si è incontrato con Renzi. Quest’ultimo anche lui non si trova in buone acque dentro il suo partito: chi di politica ci capisce è ben cosciente che se gli si desse dello spazio sarebbe ben capace di vincere ma ciò significherebbe la scomparsa di tutte le vecchie generazioni ancora dentro il partito. Quindi, Bersani va distrutto, così come fecero per Occhetto, ma, attenzione, meglio una media sconfitta elettorale che Renzi al potere.
Se accendiamo il televisore su qualche canale, a qualsiasi ora vediamo la faccia di Bersani e da essa si intuisce che qualcosa contro di lui si stia tramando: le stesse parole di Napolitano dovrebbero avergli fatto ben intendere quale è la sua attuale posizione. Nell’elogio fatto al gruppo dei cosiddetti saggi il Presidente della Repubblica rilancia abbastanza chiaramente la grande coalizione, quella che il segretario del PD continua a rinunciare malgrado l’incontro avuto con Berlusconi. Dice testualmente Napolitano: “solo da scelte di collaborazione, che spetta alle forze politiche compiere, può scaturire la formazione del nuovo governo di cui il Paese ha urgente bisogno”. Poi rimanda: “ci penserà il mio successore”. E se succedesse a se stesso almeno per un anno? Sarebbe la soluzione migliore auspicata da molti: chi più dell’attuale inquilino del Quirinale può dare garanzie di imparzialità, di essere un riferimento per la stragrande maggioranza degli italiani come dimostrano tutti i sondaggi?
Le difficoltà del segretario del PD sono evidenti: s’è deciso a parlare con Silvio Berlusconi, sino ad ieri quasi un appestato, ma insistendo su un tema caro solo a lui e a un parte degli ex-diesse: troviamo l’intesa sul nuovo Presidente della Repubblica e voi consentite, con qualche strattagemma, a far partire il mio governo. Impostazione, questa, che viene ripetuta come una lezioncina faticosamente appresa dai bersaniani anche in tv, provocando i commenti ironici anche di giornalisti non certo berlusconiani e persino l’irata reazione della presidente Pd, Rosy Bindi: “così Bersani ci mette nelle mani di Berlusconi”.
Confesso che fa un po’ pena il leader Pd che vede lo spettro di far la fine di Occhetto, anche lui convinto di una grande vittoria e, poi, messo all’angolo dal Cavaliere sceso, inopinatamente in campo e da allora, si era nel 1994, un vero incubo per la sinistra italiana. Che non riesce ad uscire dai suoi recinti, dalle sue paure, dalla sua incapacità di leggere la lezione dei tempi e dalle sue manie autodistruttive, non comprendendo che il nostro, crisi o non crisi, è un Paese a maggioranza moderato, direi di centro se ancora i vecchi termini destra, sinistra, centro hanno valore, cosa della quale fortemente dubito.
Bersani, che è, certo, una brava persona, incarna agli occhi di tre quarti almeno degli italiani questa sinistra oltretutto molto velleitaria, confusa, divisa e tale da vedere nei rivali non un avversario da rispettare, ma un nemico da insultare. E non gli giova certo la cocciutaggine, per certi aspetti l’arroganza, con le quali pretende che il nemico gli consenta di fare un governo, senza, però, apparire perché lui non si vuol sporcare le mani. E quando Berlusconi gli dice: siamo pronti a votarti perché l’emergenza sta devastando l’Italia, ma vogliamo sia alla luce del sole, tramite un accordo politico, al minimo anche con ministri della nostra area. La risposta è sempre la solita: no!
Certo una grande coalizione potrebbe avere conseguenze negative nei rispettivi elettorati, ma allora- dice Matteo Renzi – perché continuare a perder tempo sulla pelle degli italiani? Meglio andare al voto. Come dargli torto? Qui il Paese brucia con i quasi sei milioni di disoccupati, con le tasse a livelli mai visti, con le migliaia di aziende che ogni mese chiudono, con la disperazione di tante famiglie e di giovani che sanno di non avere un futuro, è ripresa a grandi numeri l’emigrazione, in Svizzera hanno messo cartelli in italiano contro la troppa immigrazione. Vi tralascio il dramma di chi si suicida perché non ce la fa a tirare avanti o dei furti che aumentano.
se non avremo presto un nuovo governo e provvedimenti urgenti a favore di famiglie e aziende non solo la guerra tra poveri rischia di conoscere sviluppi devastanti, ma la violenza può diventare normale aspetto della nostra quotidianità. Questo il problema di fondo.
Hanno ragione coloro che parlano di eccezionale senso di responsabilità e di sopportazione degli italiani, anche questo sta a dimostrare che siamo una maggioranza di moderati (che, comunque, è cosa ben diversa da conservatori), ma fino a quando? Quando non si può dare da mangiare ai propri figli, quando con lo sfratto per non aver pagato il mutuo si cacciano gli ex-proprietari da casa, quando il fisco sequestra quel poco che si ha perché non si ha un euro per pagare tasse ingiuste, beh!, tutto può accadere.
Possibile che l’attuale politica non se ne renda conto? Qui si scherza con il fuoco e gli appelli di Giorgio Napolitano non dovrebbero cadere nel vuoto e non dovremmo assistere a quegli sproloqui televisivi di certi politici che giustificano l’ingiustificabile.
Non possiamo, non dobbiamo cedere alla rassegnazione e seguire Papa Francesco che ci invita ad avere speranza. I partiti, però, la smettano di pensare ai loro interessi e ci diano un governo. Forse persino Pierluigi Bersani potrebbe politicamente salvarsi ed evitare la sempre più probabile implosione del Pd.