Le accuse dirette di Trump a Obama ricordano tanto quel clamoroso scandalo che coinvolse il Partito Repubblicano e mise sotto accusa il Presidente Richard Nixon che, per evitare l’impeachment, dovette dimettersi. Anche allora si trattò di intercettazioni telefoniche predisposte sul quartier generale del Partito Democratico durante la campagna elettorale e a scoprirlo furono due giornalisti. Ora a denunciare questo nuovo watergate è direttamente il Presidente in carica, contro il suo predecessore.
Azzardare una ipotesi di colpevolezza o di discolpa non è prudente. Di fatto vi è solo da dire che la presidenza Trump si sta attestando e, dal guanto di velluto usato nel discorso al Parlamento americano, usato dal Presidente, si passa, di punto in bianco al macete ed ancor peggio.
Il nuovo Presidente americano deve consolidare la sua posizione su più fronti, quello interno, dove non si ricordano contestazioni di piazza contro un presidente appena eletto; verso l’esterno, dove anche alcuni alleati storici degli States, se non ostili, rimangono, quanto meno, guardinghi. In questo contesto si aggiunge pure la micro-nazione della Corea del Nord, che approfittando di un apparente stato di debolezza, continua a “sperimentare” razzi per mostrare i muscoli verso il suo nemico storico, il Giappone, per far intendere che anche agli USA che loro possono arrivare ovunque. È di oggi che hanno annunciato un ulteriore lancio verso il mar del Giappone dove hanno ammarato a circa trecento miglia da terra.
In questo stato di pseudo confusione, rimane il fatto che la geopolitica del mondo sta cambiando e questo avviene, dobbiamo prenderne atto, senza la presenza dell’Europa anche se personaggi italiani partecipano al nuovo corso, alimentando la speranza che questa nostra Italia, non troppo amata dai vertici di Bruxelles, possa svolgere un ruolo positivo per il suo essere una porterei in quel Mediterraneo che, per nostra fortuna, interessa molto sia a Putin, sia a Trump destinati a collaborare tra loro.
Non so se i molti italo-americani che collaborano con lui abbiano ricordato a Donald Trump il motto latino “se vuoi la pace prepara la guerra”. E’ certo, però, che il presidente Usa abbia deciso i 50 miliardi di dollari per il riarmo anche e, forse, soprattutto a fini interni.
Non vi è alcun dubbio che tutto sia per rispondere alle promesse fatte a quei 20 generali che lo avevano ufficialmente sostenuto nella campagna presidenziale; ed anche perché Obama non aveva alcun modo soddisfatto le esigenze di ammodernamento del potenziale bellico americano dinnanzi a quanto, invece, fatto da russi e cinesi, oltre all’aggressività, non si sa quanto realmente pericolosa del dittatore nordcoreano.
Vi è da dire che il cospicuo stanziamento diretto ai militari è tale da creare posti di lavoro, come promesso nella campagna elettorale, e da contribuire ad un ulteriore sviluppo tecnologico, non escludendo la ricerca per quell’industria 4.0 capace di conciliare robot e impiego di mano d’opera umana.
Sono queste le motivazioni che Donald Trump potrà, se lo vuole, pubblicamente rivendicare anche per risalire nel tasso di popolarità, ma, secondo qualche agenzia molto accreditata d’oltreoceano, esiste un quarto delicato elemento alla base di quei 50 miliardi di dollari da spendere per l’apparato militare, ossia coprirsi le spalle dinnanzi a quella che ritiene preconcetta ostilità, neppure molto mascherata, soprattutto di Cia ed Fbi. Ed è un’ ‘ostilità pericolosa sotto vari aspetti, compreso quello di remare contro il presidente al punto da valutare, in ogni momento, la possibilità di chiedere l’impeachment. In sostanza, al di là del possibile ruolo di una NSA che alla fine dovrà essere al minimo neutrale anche perché direttamente controllata dal segretario di Stato, la potente intelligence delle varie armi fa da contrappeso positivo .
Comunque sia l’operazione messa in atto da Trump può aumentare le critiche di certi ambienti europei che erano eccessivamente proiettati a favore della Clinton e con i pacifisti per partito preso, ma sullo scacchiere americano ha i caratteri della genialità visto che può coprire quattro diversi ed importanti obiettivi.
Si dirà: esistono, però, le reazione negative di Mosca con la quale il presidente americano intende trovare un’intesa. A parte che, sino ad oggi, gli unici commenti negativi sono dal presidente della commissione Difesa della Duma, non certo un esponente di rilievo, ma anche se ne ve ne fossero risponderebbero al dovere di dare fumo negli occhi sia a fini interni, sia per non allarmare i partner economici dei due Stati.
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