L’evento storico delle dimissioni di Papa Benedetto segue di pochi giorni un altro annuncio la cui portata è stata scarsamente valutata che è la denuncia del presidente americano (con richiesta di danni) della Standard and Poor.
L’atto del presidente americano segna la fine di un governo della finanza sull’economia degli Stati e mette in crisi irreversibile un sistema che aveva già dimostrato tutte le sue insufficienze e gli inganni su cui si reggeva, ma che oggi, dopo questo atto, pone in seria difficoltà le modalità di governo dei sistemi occidentali, in particolare quelli europei che avevano costruito su di esso la loro legittimazione.
E qui siamo ancora alla cronaca.
Una cronaca che spesso mette in evidenza la contradditorietà e la ridicolaggine di certi dibattiti politici ed economici a cui assistiamo, non senza un certo sconcerto.
L’atto del Papa pone invece il tema della spiritualità e della sua coincidenza o no col potere nel contesto storico di riferimento.
Un primo confronto tra questi due atti pone in evidenza l’insufficienza del sistema laico e razionale a governare i fenomeni di cambiamento dell’uomo a cui stiamo assistendo ed evidenzia la fondamentale importanza dell’atto del Papa che accredita la necessità di un nuovo modo di fare la storia e di legittimare il potere di governo dei sistemi alla luce di una esigenza spirituale e secondo le condizioni storiche ed umane in cui si collocano.
La sua rinuncia, infatti, non è un abbandono ma un umile e, per questo, fortissimo richiamo alla necessità di cambiamento nella consapevolezza profetica dei tempi e del ruolo degli uomini, ed apre perla Chiesauna stagione che deve essere capace di completare il Concilio Vaticano II per tornare ad essere punto di riferimento spirituale che ricerchi l’unico Dio all’interno dell’uomo e dell’universo, ridimensionando sistemi critici e spesso negativi di collegamento col potere temporale.
È a tutti evidente la fondamentale differenza tra una visione razionale di breve periodo collocata essenzialmente nella denuncia della situazione esistente, senza una prospettiva di soluzione dei problemi denunciati, ed una visione profetica collocata in un’ispirazione divina ed in secoli di storia.
Se poi collochiamo questa visione profetica nella evoluzione in atto del mondo, data dall’incontro tra le nuove tecnologie a disposizione e il ruolo dell’uomo nelle diverse situazioni ambientali e culturali in cui si colloca, abbiamo l’esatta percezione della evidente necessità di ricollocare la nostra vita in una visione spirituale che ci ridia la speranza e con essa lo stimolo all’azione positiva nella nostra esistenza.
Mentre dunque i sistemi politici, nelle diverse accezioni, a livello internazionale stanno diffondendo con inconsueta arroganza messaggi contradditori ed incapaci di generare speranza, il Papa , con il suo gesto, ha richiamato tutti ad una speranza basata non sulla continuità di comportamenti inutili, ma sulla riscoperta del ruolo dell’uomo non legata a sistemi di potere tradizionali, ma alla sua essenza spirituale capace di ispirarne e dirigere i comportamenti.
Da questo deve inevitabilmente nascere anche un diverso rapporto con i poteri temporali riportati al servizio dell’uomo e non subalterni a condizionamenti di breve ed inconsistente periodo.
La nostra speranza è che la nuova Chiesa che deve nascere in questo difficile periodo non deluda le aspettative spirituali a cui tutti, credenti e non, guardano come ad un messaggio profetico capace di aprire il sipario sul futuro del mondo.