Un Paese allo sbando

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Avevano promesso, i tecnici al governo, di risolvere i problemi italiani, di riparare ai danni fatti dai politici e di attuare riforme che rilanciassero, anche con liberalizzazioni a pioggia, la nostra economia. Ci hanno lasciato soprattutto rovine ad iniziare dalle leggi della Fornero e per finire all’eccesiva sudditanza del premier Mario Monti nei confronti di Bruxelles. Poi sono tornati i politici con Enrico Letta a Palazzo Chigi , una soluzione di ripiego, non decisa dagli elettori per l’impossibilità post-elezioni politiche di una omogenea maggioranza parlamentare. Poi il ciclone Matteo Renzi ha conquistato il Pd sull’ala della rottamazione e del rinnovamento ed ha pugnalato il premier del suo stesso partito sia perché poco risolveva, sia perché voleva andar lui a guidare il governo per – diceva- cambiare l’Italia.

Intanto la situazione peggiorava sempre più, la povertà aumentava, la corruzione e la malavita imperversavano ,la disoccupazione galoppava, lo Stato, già fortmente indebolito dagli obblighi e doveri internazionali, ad iniziare dall’Unione Europea e dalla Nato, si disgregava sempre più come tutto il nostro sistema. Sì, il giovane segretario Pd, poi diventato premier, aveva ottenuto un grande successo alle elezioni europee, 41%, si stava avverando – per taluni osservatori, il sogno veltroniano dell’autosufficienza politica dei dem. A parte che, considerando le forti astensioni, i voti bianchi e nulli, quel 41% diventava un 22 % poco più si valutato sul numèro degli aventi diritto al voto,non pareva affatto che la situazione del Paese migliorasse. Anzi. Certo, Renzi alimentava speranze, la fiducia in lui superava il 70%, la grinta, il decisionismo e l’abile comunicare del premier-segretario facevano ben sperare. Persino Silvio Berlusconi, messo all’angolo da una sentenza da molti criticata ed escluso dal Senato per l’applicazione, anche oggi contestata persino da osservatori imparziali, della legge Severino, ritenne giusto appoggiare le riforme da troppo tempo attese, pur rimanendo fuori dalla maggioranza parlamentare, abbandonata durante il governo Letta a prezzo della scissione di Alfano ed i suoi. L’intesa riformatrice Renzi – Berlusconi, definita dal famoso Patto del Nazareno (dal nome delle sede del Pd dove i due si incontrarono la prima volta) sembrava funzionare, nonostante creasse problemi sia all’interno di Forza Italia, con gli amici di Fitto contrari all’accordo, e nello stesso Pd per il riemergere nella sinistra interna dell’antico antiberlusconismo viscerale.

La situazione, comunque, non migliorava, anzi il 2014 ha visto il record di disoccupazione e 10 milioni di famiglie povere o sull’orlo della povertà. Troppi gli annunci del premier, dei suoi ministri e fatti concreti molto ridotti, senza considerare lo scontro frontale con i sindacati.

Certo, la riforme andavano avanti ed alcune volte il soccorso berlusconiano salvava il governo, in particolare al Senato. Pareva anche che l’intesa funzionasse anche per l’elezione del Capo dello Stato. Così non è stato, Forza Italia ha ripreso la sua libertà d’azione, ufficialmente non si sa se il Patto del Nazareno è rotto oppure siamo, com’è probabile, dinnanzi ad uno sceneggiato sulla via per andare ala voto anticipato.

Intanto, malgrado alcuni timidi accenni di ripresa ,grazie anche alla congiuntura internazionale, il sistema si sta sempre più disgregando e lo Stato appare ancor più matrigna per i cittadini. Ogni giorno in Tv e sui giornali c’è un bollettino di guerra relativo a scandali, a clamorosi episodi di corruzione, di illegalità, a fatti allucinanti di criminalità piccola e grande con le forze di polizia con sempre minori mezzi per fronteggiarla a causa dei tagli governativi, a continui cortei di protesta che, soprattutto nella Capitale, creano grossi problemi di ordine pubblico. Aggiungete le notizie, anch’esse quotidiane, dello sperpero di danaro pubblica, l’ultima oggi con quei 160 milioni “pubblici” di euro per il made in Italy all’estero che non si sa bene come vengano spesi dall’agenzia che venne istituita dal ministro Passera (ai tempi del governo Monti), mettendo alla presidenza – secondo un’interrogazione parlamentare, il suo amico personale Riccardo Maria Monti, messo anche vice-presidente del resuscitato Ice, che era stato chiuso nel 2011 da Tremonti per le troppe perdite. E il presidente dell’agenzia (per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) ha nominato un suo portavoce a 105 mila, lire l’anno quando – scrive l’n. Aldo Di Biagio – “la legge vieta agli ordini di vertice dell’amministrazione pubblica, se non sono espressione di rappresentanza politica, di istituire uffici di diretta collaborazione.” Inoltre, la trasmissione televisiva ”La Gabbia” ha ricordato i milioni dell’Inps per le pensioni a 440 euro al mese per genitori che si sono ricongiunti alle figlie badanti che hanno sposato un italiano. A tutto questo si unisce il caos all’interno dei partiti politici con liti, divisioni, scissioni avvenute e scissioni minacciate.

Potrei continuare a citare molti altri episodi, ma a me pare superfluo perché ogni cittadino è a ben a conoscenza della lunga continua lista di notizie negative che testimoniano lo sfascio di un Paese alla sbando e di un sistema che, soffocato anche dalla superburocrazia, non funziona più. Sarà possibile porvi rimedio senza salvatori della patria, magari autonominatisi tali e senza il conforto del voto popolare com’è avvenuto nel recente passato? Auguriamoci di sì. E ricordiamoci che molto dipende anche da noi, dalla nostra iniziativa, dal nostro voto.